Ginetto Prandi, il cantore di Valenza
Poeta, compositore, cantore, un mito che ha incantato le generazioni
VALENZA – Gino Prandi, per tutti Ginetto, è stato un grande poeta dialettale valenzano, ma soprattutto un compositore a livello nazionale e un esecutore musicale, un mito della musica leggera che ha incantato almeno tre generazioni. Non ha mai smesso di suonare, cantare e comporre. Impossibile, quasi indecoroso.
Già nelle prime esibizioni, pareva nato con la fisarmonica tra le mani, un ragazzo minuto con il viso coperto dallo strumento più grande di lui, che stupiva tutti con la sua bravura. Passare dalla fisarmonica, che mai abbandonò, al pianoforte fu un passo breve. Il fenomeno Ginetto Prandi, un talento naturale e creativo, esplose quando era un imitatore strabiliante che estasiava il pubblico all’epoca di Renato Carosone, interpretando con la sua voce bella e personalissima gli strepitosi successi del grande Napoletano: da “Torero” a “Pigliate ‘na pastiglia” da “Maruzzella” a “O Sarracino”. La sua bravura raggiunse l’apice in trattenimenti memorabili e nei primi anni è stato affiancato dai più grossi nomi del momento quali Gorni Kramer e Lelio Luttazzi.
Il momento magico esplose insieme al talentuoso pianista valenzano Lino Garavelli, con l’eccezionale orchestra “La Garavelli e Prandi”; quando Ginetto attaccava in perfetto napoletano “Voce e notte” o “Guaglione”, in pista tutti si fermavano per ascoltare il giovanotto valenzano di una simpatia eccezionale, che incantava cantando.
In questo periodo, incontrò il casalese Mauro Coppo, che diventò il suo paroliere, e i due ben presto sfornarono le canzoni “Amore impossibile”, “Quattro lacrime” e altre che il prestigioso Natalino Otto si assicurò prontamente. È il periodo d’oro, un’incubazione di idee. Il pezzo più famoso gli fu ordinato con estrema urgenza da Natalino e dalla moglie Flo Sandon’s, la cui musica venne scritta da Ginetto in due ore e composta da Coppo in trenta minuti. La sera stessa la canzone, “Labbra di fuoco”, fu consegnata a Milano e, nel giro di un mese, interpretata da Flo Sandon’s, Riccardo Rauchi con Sergio Endrigo, divenne un successo internazionale, seconda a Canzonissima. Ricordiamo l’interpretazione di Johnny Halliday nella magistrale versione chiamata “Le plus beaux des jeux”. Seguirono le canzoni “Implorarti”, “Gioco d’Azzardo”, “Che sensazione”, “La collana di caffè”, “A gonfie vele”, e altre, fino a “Il duro”, interpretata da Fred Buscaglione. Indimenticabile la partecipazione al velodromo Vigorelli di Milano per “La sei giorni della canzone”, dove Ginetto ebbe un successo travolgente con “La gente ci guarda”, forse il più bel pezzo della coppia Prandi-Coppo. Il brano fu bloccato da Mina per il fratello Geronimo, che dopo lo sfarzoso esordio televisivo con questo pezzo, subì un incidente stradale in cui perse la vita.
Intanto, l’orchestra Garavelli-Prandi era richiesta da ogni parte: le Rotonde di Garlasco, il Casinò di Alessandria, il Music Hall, Pontechino, la punta dell’Est a Santa Margherita, ecc. A casa sua, sostenne il Valentia e ogni manifestazione musicale, soprattutto nel campo del jazz, di cui era appassionato, e fu infine presidente dell’associazione Amici del Jazz. Prevalentemente di sinistra, negli anni Ottanta, per spirito di servizio e di sacrificio, è stato un appuntamento fisso all’interno del Festival dell’Unità con “L’osteria ad Buji”. Ma Prandi era anche un bravo imprenditore orafo, consigliere dell’Associazione Orafa Valenzana per molti anni, che ha garantito il suo apporto di idee alle cause associative ed ha dedicato molto tempo nel trasferire le proprie competenze in campo orafo ai giovani attraverso incarichi formativi.
Sono state tantissime le proposte musicali ricevute, ma egli, nato e cresciuto a Valenza, solo in questo luogo desiderava vivere con la moglie Gabriella e le due figlie Rossana e Monica. E in questa terra, amata quanto la sua vita, egli ha vissuto, con le stupende canzoni dialettali scritte con Franco Castellaro, un insuperabile cantore che per Prandi, come prima Coppo, era quello che Mogol fu per Battisti. Il paroliere, insomma, oltre che l’amico di sempre, il complice di canzoni e ironie. Il suo è un patrimonio poetico fatto di un centinaio di canzoni ironiche e a volte pungenti dedicate a Valenza e ai suoi fervorosi cittadini. Una musicalità spiritosa, che non è un genere minore, casomai un genere difficoltoso. Ne ricordiamo alcune: “Al fileri”, “La Gavardonna”, “I fer da urefes”, “Al garsunì”, “Ma che spesur”, “Ma ’ndò ’dva”, “A summa ’d Valensa”, “M’han ciulà”, “Al viagra”, “La mucca pazza”, “Stradinom”, “La püblicità”, “Rataroli e sansalì”, “Cambija mestè”, “La banda d’jurinari” e molte altre.
Ginetto Prandi, morto a 84 anni il 6 gennaio 2015, è stato un personaggio unico, modesto e generoso, un mito della musica leggera che resterà per sempre nel cuore dei valenzani, come di tutti i musicisti e gli appassionati che lo hanno conosciuto e stimato.