Le parrocchie del passato nella zona di Valenza
L'approfondimento del professor Maggiora
VALENZA – La parrocchia è una comunità di fedeli, porzione di una diocesi, retta da un presbitero detto parroco. Purtroppo, oggi non è più il punto di legame religioso abituale per la gente del territorio. Siamo in un mondo laicizzato, schiacciato dalla moralità dissacrante e dalle reinterpretazioni, in cui il padreterno non è più al centro della vita, dove nei nostri piccoli paesi si continua a offrire quasi soltanto servizi religiosi sacramentali con sacerdoti impegnati contemporaneamente in più parrocchie. S’è persa ogni trasmissione della fede cristiana nella sua identità capillare e la parrocchia non è più il riferimento di una volta fatta di profonde e consolidate radici cattoliche, ed è impossibile e mistificatorio immaginare di ripristinarlo.
La parrocchia di Santa Maria Maggiore del maestoso Duomo di Valenza, da noi più volte descritto, eretto al principio del Seicento sulle rovine della chiesa precedente, è una tra le più antiche delle diocesi di Pavia e poi di Alessandria. La rapida espansione della città a partire dal Dopoguerra suggerì l’erezione di tre nuovi centri comunitari sacrosanti, in passato orgogliosamente magnificati: Sacro Cuore, Madonnina e S.Antonio, i cui eroici parroci della prima e lunga ondata, intrisi di antico buonsenso, si sono buttati a capofitto diventando un po’ leoni e un po’ martiri.
L’attività della parrocchia del Sacro Cuore iniziò il 1° ottobre 1965. Don Giacomo Pasero venne destinato ufficialmente ad occuparsi della nuova istituenda chiesa. Con decreto del 21 luglio 1966, monsignor Almici dichiarò eretta la nuova parrocchia del Sacro Cuore di Gesù, definendone i confini e scorporandola da quella del duomo: fu costruita sul terreno di una fornace fallita. La chiesa fu inaugurata l’8 dicembre del 1973; era in prefabbricato con pannelli di legno e tale restò per vent’anni. Successivamente, Il prefabbricato iniziale della chiesa verrà demolito per far spazio alla costruzione attuale, iniziata nel maggio del 1989 su progetto dell’architetto Visconti e dell’ingegner Evaso.
Il vecchio Santuario della Pietà o Madonnina, della prima metà dell’Ottocento, venne edificato sull’antica cappella privata seicentesca, dove splendeva l’affresco della Vergine addolorata per le pene del figlio, già dipinto su un murale rustico, o forse in un’edicola di campagna meta degli agricoltori. L’inizio delle attività della parrocchia, con parroco don Mario Cermelli, porta la data del 21 luglio 1966. Poi verrà realizzato un grandioso centro sociale e saranno fatti vari lavori di ampliamento e prolungamento della chiesa. La facciata della chiesa e tutta la parte anteriore hanno mantenuto l’aspetto primitivo, con il frontone triangolare raccordato ad alta trabeazione con cornici e dentelli. Il santuario è stato completato con un campanile che svetta per 26 metri circa e che esibisce una pregevole croce di ferro lavorato a giorno, alta circa 2,20 metri sopra alla cella campanaria a bifore. Ma rimarrà privo di campane fino alla fine degli anni Novanta del secolo scorso. Sopra il tabernacolo, compare ancora l’antica e miracolosa effige.
Con decreto vescovile del 24 ottobre 1974, sorge la parrocchia dedicata a Sant’Antonio, ad opera del parroco don Franco Farenga. La nuova parrocchia diventerà un centro di incontro e di sport per tutti, soprattutto per quei giovani che si raccoglieranno attorno a essa con gioia e spontaneità.
Il culto di San Antonio ha radici antiche anche a Valenza. In passato esisteva, nella zona denominata Porta Bassignana, un sobborgo chiamato San Antonio, dove c’era una chiesa abbaziale dedicata allo stesso. Quest’edificio era prossimo all’ospedale detto ” Dei Pellegrini di S.Antonio”. Il complesso, risalente al 14° secolo, fu demolito nel 1557 per motivi militari e, mentre l’ospedale venne poi ricostruito in altro luogo, la chiesa non venne riedificata.
Monte Valenza è stato uno degli agglomerati primordiali di Valenza, un villaggio ricordato in un diploma imperiale dell’881 e in numerosi altri seguenti, che nominano anche le chiese di Sant’Eusebio e di San Virgilio. La prima era una parrocchiale situata in un giardino dei serviti, ovvero gli appartenenti all’Ordine mendicante dei Servi di Maria. Dal censimento del 1911 risulta che la parrocchia Sant’Eusebio di Monte, estesa nelle campagne circostanti, aveva ben 822 parrocchiani; ne aveva 426 nel 1796 e 625 nel 1836. Dal 2022, la comunità di Monte Valenza ha avuto nuovamente la sua parrocchiale con la riapertura della chiesa di Sant’Eusebio di cui sono stati rinnovati i pavimenti e le campane.
A Pecetto di Valenza, un borgo di origine romana ricordato in un documento di papa Alessandro III del 1178, la primitiva chiesa del luogo, dedicata a San Siro, è documentata nella vista pastorale del 1460; essa verrà demolita nel 1576 e risorgerà dopo pochi anni. Tra il IX e il X secolo, a Pecetto fu costruita una nuova chiesa nota con il titolo di Santa Maria Vetere, che venne poi riedificata nel XV secolo. Dalla relazione della visita pastorale del 1460, s’apprende che questa chiesa, che dipendeva dalla chiesa prepositurale di Bassignana, godeva di un beneficio di quattrocento fiorini. Nel 1600 si ricordano tre parrocchie ridotte a una sola nel 1677.
L’attuale grandiosa chiesa parrocchiale di Pecetto di Valenza, intitolata ai Santi Maria e Remigio, cominciò a fabbricarsi nel 1738; l’edificio, progettato dall’architetto pavese Gaetano Aquila, fu ultimato nel 1742. Nel 1803, la chiesa passò dalla diocesi di Pavia a quella di Casale Monferrato, per poi essere aggregata alla diocesi di Alessandria nel 1817. Nel 2000, vennero sistemati il nuovo altare postconciliare rivolto verso i fedeli e il fonte battesimale e nel 2012 venne rifatto il tetto della chiesa.
Qualcuno ha affermato che a Bassignana accolsero con grande venerazione il primo San Siro, quando venne in queste contrade nel 73 d.C. La chiesa di Santo Stefano fu eretta nella seconda metà del Duecento, la dedicazione al Protomartire rivela la sua filiazione spirituale con Pavia. Il primo vero documento che riguarda la parrocchia di Bassignana è un breve di Onorio III del 1217; viene poi ricordata nel 1237 per la scomunica di Matteo Visconti e dei suoi figli. La ricostruzione della chiesa incominciò nel 1560 e fu ultimata, con varie complicazioni, nel 1576. Nell’Ottocento, la chiesa era troppo piccola per le esigenze pastorali e se ne decise l’abbattimento totale e la nascita della terza chiesa di Santo Stefano, di stile neoclassico, l’attuale parrocchiale. I lavori iniziarono nel giugno del 1833 e terminarono nel 1837. Nel 1930, sarà ristrutturata la facciata e, nel 2017, verrà rifatto il tetto.
Mugarone esisteva prima del secondo millennio. La sua chiesa, molto antica e intitolata a Santa Maria alle Pertiche (Sancta Maria ad Perticas), è stata fondata dai Longobardi nel VII secolo. Nel 1460, la chiesa campestre della Beata Vergine Assunta venne edificata su una preesistente cappella privata, che poi, nel 1720, veniva indicata nello stesso luogo dell’attuale ricostruzione. Negli anni Sessanta del Novecento, è stato eseguito il rivestimento della facciata principale con tesserine in ceramica.
Nel 1827, a Fiondi (detta Fioni), venne eretta una cappella campestre intitolata a Santa Maria della Neve, all’interno di una casa colonica di proprietà del sacerdote don Giovanni Battista Lunati. La decisione di erigere una parrocchia al posto della cappellania avvenne nel 1903 e il progetto della nuova chiesa fu realizzato in parte nel 1904 e poi completato nel 1931, con il contributo di tutta la popolazione. Nel 1988, il parroco diede il via per i lavori di rifacimento della scalinata della chiesa e del piazzale antistante.
Rivarone, evangelizzato come tutta la zona nel IV secolo daSan Siro, è il Rivassi citato in un diploma di re Berengario nel nono secolo. Della chiesa, però, non esiste alcuna notizia, poiché è sempre stata considerata una pertinenza di Bassignana. L’originaria cappella venne ricostruita nel XVI secolo e fu consacrata nel 1577. La chiesa della Natività di Maria, la parrocchiale di Rivarone, venne parzialmente rifatta nel Settecento, mentre, nel 1893, si provvide a realizzare il coro. L’interno dell’edificio venne interessato da un restauro nel 1945.
Montecastello apparteneva al marchese del Bosco quando fu fondata Alessandria e venne ceduto alla città, che a sua volta lo vendette al marchese di Monferrato per supplire le spese del duomo. Gli alessandrini lo riacquistarono nel 1291. La prima sede della parrocchia fu la chiesetta campestre di San Giorgio, poi, nel 1398, la parrocchia venne trasferita alla chiesa di Santa Maria di Ponzano. L’attuale chiesa è un rafforzamento settecentesco della costruzione più antica, di stile gotico;una volta era al piano, mentre ora è a metà del colle. Dal 1825 il parroco è anche prevosto, nome che indica semplicemente la persona a cui è affidata la cura spirituale della parrocchia e perciò si dice che è messa a capo, cioè “preposta”, a quel determinato gruppo di fedeli. Nel 1935, è stata restaurata la facciata principale.
Le parrocchie del comune di Pietra Marazzi sono due: quella di San Martino e quella di San Germano nella frazione di Pavone. Il centro, probabilmente di origine ligure, fu abitato in epoca romana e in epoca longobarda; in età antica, il luogo era denominato Rocca dei Marazzi. La prima citazione di Petramaraciorum risale al 1427. La chiesa parrocchiale esisteva prima del Mille perché è ricordata in un testamento. Dopo il Quattrocento, esisteva pure un convento carmelitano i cui beni passarono poi all’arcipretura. L’attuale parrocchiale di San Martino di Tours, caratterizzata da un alto tiburio ottagonale, è stata costruita nel 1896.
Questa è stata una fotografia delle comunità parrocchiali che hanno composto la Chiesa del nostro circondario; una parte dell’attuale zona pastorale di Valenza, dove, ormai, con sempre meno fedeli, prevale la pastorale sulla teologia, perseguendo spesso scopi che nulla hanno a che fare con la religione. Un ritratto a tinte fosche, il cui punto di non ritorno non è mai stato così vicino. Non c’è da stare allegri.
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