Le elezioni del 2019 a Valenza e dintorni
A pochi giorni da una nuova tornata elettorale, ecco come andò 5 anni fa
VALENZA – Domenica 26 maggio 2019 si tengono le elezioni europee, da sempre considerate lontane dagli interessi della gente, quelle regionali del Piemonte, vinte dal centrodestra, e alcune comunali con ballottaggi il 9 giugno.
Nel vecchio continente, stanco e rassegnato, è un derby tra europeisti e sovranisti nel quale i secondi, seppure in crescita in diversi paesi, non riescono a sfondare. Le forze tradizionali – popolari e socialisti – perdono terreno e dovranno allargarsi ai liberali per continuare a essere maggioranza. C’è stata la sorpresa dei Verdi, protagonisti di un exploit oltre ogni previsione, i veri vincitori. Più di nove milioni di italiani (il 34,33%) hanno barrato la loro preferenza nei confronti della Lega di Matteo Salvini, mentre il Movimento 5 Stelle è sprofondato (17,07%) ed è stato scavalcato dal Partito Democratico (22,69%); seguono Forza Italia, (8,79%) e Fratelli d’Italia (6,46%). La situazione politica in Italia, così, si è capovolta. Il Carroccio, che stravince al nord e al centro, raddoppia la sua percentuale rispetto alle elezioni politiche di un anno prima. Nel complesso, Alessandria dimezza il numero dei suoi eurodeputati.
Per quanto riguarda le europee, anche a Valenza il responso delle urne decreta un dato unidirezionale: la schiacciante affermazione della euroscettica Lega, forse superiore ai pronostici della vigilia, e l’incetta di voti della coalizione di centrodestra. Come sempre, i vari candidati di ogni tipo di elezione, spesso maldestri, sono tutti buoni e onesti, mentre gli altri sono disonesti oltre che malvagi con debolezze piuttosto accentuate. Ormai i partiti sono esangui, con poca identità e privi di radicamento territoriale. Cresce l’aria di stanca, con scarsa motivazione anche in parecchi candidati.
Cirio, esponente di Forza Italia, si mette alla guida del Piemonte grazie all’exploit della Lega. In Piemonte c’è sempre stata una differenza tra Torino e il resto della regione: il capoluogo si contraddistingue tradizionalmente per una sinistra più forte, mentre le altre province hanno anime più moderate. Gli ultimi presidenti della regione sono stati Ghigo, Bresso, Cota e Chiamparino. Ora a Palazzo Lascaris siederanno 33 consiglieri di centrodestra, compreso il presidente Cirio, 13 di centrosinistra e 5 del Movimento 5 stelle.
Anche a Valenza stravince la Lega, sia alle regionali che alle europee. Forza Italia e M5S si sono sbriciolati, mentre il Partito Democratico tiene. Crescono gli apolidi del voto, poiché quasi metà degli elettori non ha votato; siamo tornati molto indietro, a quando la politica era riservata a un gruppo ristretto e gli altri soggiacevano a esso. Ormai, il vento dalle nostre parti cambia rapidamente: la Lega era a terra e, come un sortilegio, è presto risalita, mentre i Cinque Stelle hanno fatto il percorso inverso, registrando una catastrofe elettorale che rafforza ancora di più gli ex padani. In dodici mesi, la Lega ha raddoppiato i consensi e il M5S li ha dimezzati.
Mai s’è vista una débâcle del genere in così poco tempo. Il Pd è ora il secondo partito, ma ha metà dei consensi della Lega. Il forzista Luca Rossi, candidato alla regione, non è stato riconfermato. La politica non è più ancorata a principi e ideali, che vengono ripudiati dai partiti perfino nelle loro denominazioni. Nessuno più si dice socialista, democratico cristiano, liberale o perfino repubblicano. Si vive in una dimensione totalmente post-ideologica, ma manichea.
Il dato di Valenza città relativo allo scrutinio delle europee è in linea con quello provinciale e regionale, che sono state dominate dal Carroccio. In città, questo ha fagocitato ulteriormente i voti di altre componenti della coalizione, Forza Italia su tutti. Cum gaudio magno, la Lega Nord sfonda il muro del 40% attestandosi al 41,67% (3.676 voti). Restando nel campo del centrodestra, Forza Italia supera ampiamente la doppia cifra fermandosi al 12,19% (1.075 voti), mentre Fratelli d’Italia passa da poco più dell’1% di cinque anni fa al 6,42% (566 voti).
Il secondo partito in città è il Pd, che arriva al 20,62% (1.819 voti). +Europa sconta un’assenza di compattezza politica e conferma il basso trend nazionale, fermandosi al 2,12%, di poco davanti a Europa Verde che si attesta al 1,20% e gioca una partita pro domo sua. Dovevano essere delle novità, invece sono risultati degli incidenti.
E i Cinque Stelle? Tra città e sobborghi, il movimento ideato da Beppe Grillo e guidato dal vicepremier Luigi Di Maio conquista il 12,25% degli elettori (1.081 voti), un dato che non soddisfa i pentastellati che, nel nome di un moderno neoilluminismo, sembrava si sentissero dotati di un potere purificatore.
Valenza non ha mai negato simpatie per il centrodestra, ma solo una volta si sono presi il sindaco (Sergio Cassano, ndr). Già nel 1991 sfondò la Lega, suscitando sconcerto e sorpresa tra gli altri partiti, ma l’entusiasmo dei padani è finito in fretta, poiché il centrosinistra ha sempre tenuto. Peraltro, questo segnale si era già verificato nelle politiche del 4 marzo dell’anno prima, quando, nella camera uninominale, la Lega aveva ottenuto il 24,4%, FI il 19,91%, FdI 4,32%, M5S 24,27% e PD 18,45%.
Terminato lo spoglio, negli ambienti valenzani della Lega Nord, è naturalmente soddisfatto Maurizio Oddone, segretario cittadino, demiurgo e consigliere comunale di minoranza, che, dopo un annetto, facendo nuovamente centro, diventerà sindaco. “Come valenzano, amo Valenza e ora amo ancora di più i valenzani che ci hanno premiato” sono le sue parole tra un’incontenibile enfasi e teatralità generale.
Sul versante opposto, Andrea Ferrari, segretario del circolo di Valenza del Partito Democratico, commenta il dato elettorale europeo con queste parole: “Siamo di fronte ad un dato che un po’ ci aspettavamo, il trend è questo”. Ma è chiaro che, al termine di ogni consultazione elettorale, si guardi gioco forza a quella successiva; in questo caso, alle amministrative del 2020. Con questi chiari di luna e la solita scarsità di uomini adeguati, però, il sindaco Barbero non ha molto da stare tranquillo; egli sembra essere il candidato naturale per le prossime comunali, ma, invece, diventerà una specie di Cincinnato. Quattro anni fa, alle comunali, aveva dato un ceffone ai suoi predecessori della stramba alleanza démodé del centrodestra, ma ora qualcosa non va nel Partito Democratico, rosè neocattolico, e solo la finzione può impedire di guardare in faccia la realtà. “La situazione non è ottimale e occorre mettersi al lavoro per ripartire” sarà il mantra di alcuni membri.
All’interno del PD, sono pochi i presunti riformisti, che dovrebbero rivolgere lo sguardo verso l’area moderata. È un partito piuttosto movimentato, un coacervo, quasi una variante eccentrica, di democristiani di sinistra, comunisti e socialisti. Con uggioso orgoglio, continuano a dichiararsi sostenitori del proletariato, anche se il proletariato non esiste più da decenni.
Con un evidente misconoscimento della realtà e un asserragliamento intorno a pochi esponenti, spira una qualche soddisfazione anche dagli ambienti di Forza Italia, per un risultato che “nonostante il calo fisiologico del partito, si attesta al 12%, oltre la media nazionale”. In vista delle prossime amministrative, anche qui si dice che “dobbiamo metterci al lavoro per definire la strategia comune”. Gli altri delusi dovranno fare i conti con la realtà dei fatti e con troppe variabili labili e ambigue nel tango delle convenienze, in una mescolanza di voci e intenzioni. Sono muti i denigrati e ostracizzati Fratelli d’Italia, ancora modesti poiché non prevedono il prodigio che li coglierà tra poco.
Del resto, nelle comunali in provincia, solo a Ovada il centrosinistra ha tenuto (la roccaforte rossa è inespugnabile), mentre il fratello d’Italia Riboldi si è preso Casale. La danza delle preferenze è complicata con tonfi clamorosi, sono molti i boss politici suonati in queste consultazioni.
Alla guida delle amministrazioni comunali del valenzano, una conferma e due novità: questi sono gli esiti delle consultazioni in cui molti hanno tentato di mostrare muscoli che non avevano e altri si sono accordati per amministrare il Comune come se fossero dei rapporti tra amici al bar. Innanzitutto, vale la pena di ricordare che non esistono più campagne etico-ideologiche, meno ideologia e più pragmatismo, solo qualche placebo rassicurante e inesorabile pervasivo calo dei votanti. I sindaci eletti saranno paladini di probità per il significato insostituibile delle loro funzioni.
A Pecetto di Valenza, per Andrea Bortoloni giunge il secondo mandato; incollato alla poltrona e senza alternative praticabili, tra pochi giorni, grazie alla nuova legge, arriverà anche il terzo mandato senza rivali. In assenza di candidati alternativi, nulla l’ha scalfito. Il risultato è stato raggiunto con 694 voti favorevoli, 51 schede bianche e 16 nulle. Bortoloni dice: “Sono soddisfatto, questo risultato significa che la stima dei miei concittadini è reale”. Per contrastare il piddismo liberalsocialista del borgomastro-sceriffo, che i problemi locali li conosce bene, si era parlato di una lista di destra originata nell’ambiente politico di Valenza, ma questa non è riuscita a vedere la luce. Per scegliere di combattere ci vuole un buon motivo, e ormai non ce ne sono molti. Nelle regionali a Pecetto Cirio prende il 55,04% (371 voti), Chiamparino il 31,31% (211 voti), Bertola 12,91 (87 voti). Nelle europee: Lega 41,52% (279 voti), PD il 22,32% (150 voti), FI 12,35% (83 voti), M5S 11,90% (80 voti), FdI 5,6% (38 voti).
A Rivarone, invece, Pietro U. P. Ragni non è più sindaco. Con 266 voti, si ferma al 41,54%, superato dalla dignitosa Elisabetta (Betty) Tinello, presidente della Soms, che arriva a 363 voti, pari al 58,46%. “Non lascio il Comune – dice Ragni, una specie di San Sebastiano trafitto da irriguardose frecce avvelenate – proseguirò la mia esperienza amministrativa come capogruppo di opposizione”, e a quel punto tutto sarà forse dimenticato, ma è difficile che una dialettica che equilibrata non è quasi mai la diventi. Nelle regionali a Rivarone, Cirio ha ottenuto il 55,65% (133 voti), Chiamparino il 30,64% (73 voti), Bertola 13,39% (32 voti). Nelle europee: Lega 36,99% (91 voti),PD 19,92% (49 voti), FI 13,82 (34 voti), M5S 13,41% (33 voti), FdI 6,10% (15 voti).
A Bassignana, la vice sindaca Eleonora Vischi ha vinto raccogliendo 511 preferenze, pari al 52.14%, e superato un avversario politico sinistrorso di lungo corso quale Massimo Barbadoro, arguto assessore comunale a Valenza, che, come il Santo Graal stava a Sir Perceval, solo e temerario, avrà sicuramente più fortuna tra pochi giorni, a seguito dell’abdicazione della sobria Vischi a ripresentarsi (per vedere di nascosto l’effetto che fa). Per Barbadoro, il risultato è stato di 469 voti pari al 47,86%. Nelle regionali a Bassignana, Cirio ha ottenuto il 63,11% (609 voti), Chiamparino il 20,83% (201 voti), Bertola il 15,75% (152 voti). Nelle europee: Lega 45,57% (442 voti), PD 15,67% (152 voti), M5S 14,12% (137 voti), FdI 5,26% (51 voti).
Poi, nel dopo elezioni, sorgerà il dilemma per formare la minuta giunta comunale, un metodo complicato per la parità di genere, che farà fagocitare ogni ruolo politico, con intrecci e promesse mancate e con pochi in grado di reggere confronti approfonditi. Servirebbero persone competenti, e non amici arruolati per fedeltà o per bontà d’animo in un’accezione pure positiva.
A ogni buon conto, il tutto avviene nel più glaciale disinteresse generale degli elettori e a pensarci, però, a qualcuno rimasto fuori è andata bene.