Strage pompieri: 27 anni di carcere a Giovanni Vincenti, un mese in meno alla moglie
I giudici hanno accettato la proposta di concordato. Il drammatico caso ora è chiuso
QUARGNENTO – Due esplosioni, la prima allo scoccare della mezzanotte, la seconda, devastante, all’1.30, hanno segnato il destino di un’intera squadra di Vigili del Fuoco e di un carabiniere. Era il 5 novembre 2019 quando in una magione di Quargnento, in via San Francesco 5, tre pompieri – Marco Triches, Antonio Candido e Matteo Gastaldo – hanno perso la vita, due loro colleghi e un militare di Solero sono rimati seriamente feriti.
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Quella notte, i soccorritori sono caduti in una trappola perché la cascina era satura di gas: quelle bombole erano state posizionate per distruggere lo stabile e incassare il premio assicurativo.
Strage pompieri: 27 anni di carcere a Giovanni Vincenti, un mese in meno alla moglie
I giudici hanno accettato la proposta di concordato. Il drammatico caso ora è chiuso
Un’inchiesta lampo ha portato, quattro giorni dopo la tragedia, Carabinieri e Procura ad arrestare il responsabile di quell’atto scellerato. L’iter giudiziario contro i responsabili di quell’omicidio plurimo e lesioni gravi è concluso, e ha condotto in carcere Giovanni Vincenti condannato a 27 anni (pena concordata con la Corte d’Appello e senza possibilità di ricorrere in Cassazione), e sua moglie, Antonella Patrucco. Per lei, i difensori hanno ottenuto 26 anni e 11 mesi di carcere: la donna non è stata ritenuta responsabile della calunnia nei confronti del vicino di casa.
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La notte tra il 4 e il 5 novembre 2019, Quargnento è stato scosso da una deflagrazione. Lo scoppio disintegrò il tetto della dependance e parte della struttura principale. Scattò l’allarme. Vennero allertati i Vigili del Fuoco che arrivarono sul posto con la squadra composta da cinque pompieri coordinati Giuliano Dodero. Poco dopo anche i Carabinieri di Solero. Nella dependance trovarono due bombole di gas, una con un timer e l’altra senza. Altre vennero spostate nel piazzale. Ciò che i soccorritori non sapevano, però, è che di lì a pochi minuti sarebbe scoppiato l’inferno.
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All’1.30, infatti, i timer sulle altre bombole scattarono e l’esplosione non lasciò scampo ai tre pompieri che si trovavano chi all’interno dell’abitazione, chi vicinissimo alla porta. Altri tre soccorritori rimasero incastrati sotto le macerie.
La telefonata del militare che per primo chiese aiuto descrisse una situazione drammatica. Intanto, in via San Francesco, si iniziò a scavare con le mani per cercare di trarre in salvo chi era sommerso dai detriti. La pioggia rese ancora più difficoltoso l’intervento di chi arrivò poco dopo.
Lì, su quel cumulo di macerie, con scavatori e pale arrivarono anche i colleghi di Marco Triches, Antonio Candido e Matteo Gastaldo. Ma il dramma si manifestò in tutta la sua crudeltà: di fronte avevano solo devastazione. Nonostante il dolore, però, bisognava agire e capire cos’era successo. Arrivarono anche gli artificieri perché spuntarono ancora bombole intonse: una aveva un timer.
Giuliano Dodero, il collega Luca Trombetta e il carabiniere Roberto Borlengo vennero portati in ospedale. Per Marco Triches, Matteo Gastaldo (il cui corpo verrà recuperato solo di prima mattina) e Antonino Candido la vita si spezzò con l’esplosione dell’1.30.