Deposito nazionale dei rifiuti nucleari. Autocandidatura per Trino?
L'intervento di Legambiente, preoccupata dagli sviluppi
TRINO – Legambiente del Vercellese e della Valsesia – Gruppo di Trino, invia una lettera in merito all’attesa (e ancora non avvenuta) pubblicazione della mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari italiani. Circostanza che, tuttavia, non si è verificata.
Gli ambientalisti tremano di fronte alla disponibilità, da parte del sindaco Daniele Pane, di autocandidatura.
La nota di Legambiente
Per il 6 luglio ci si attendeva la presentazione pubblica della mappa dei siti idonei ad ospitare il deposito dei rifiuti nucleari da parte di Sogin al Ministero dell’Ambiente, e, invece, ad oggi, nulla di tutto ciò è accaduto! C’è invece l’ennesima sorpresa, apprendiamo dal sito Public Policy che: “sarebbe allo studio del ministero una modifica alla normativa in questione per consentire ai Comuni di proporre autocandidature per accogliere il deposito“.
Fattispecie giuridica che non sarebbe possibile in quanto sarebbero accettabili le autocandidature di comuni che già rientrassero nei criteri dettati per la CNAPI, regole non fissate dagli ambientalisti, ma da organismi internazionali quali ad esempio A.I.E.A. (l’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica); come possa rientrarci Trino che era stata esclusa da tali parametri sarebbe un vero mistero.
Ma tant’è, ciò è bastato al sindaco di Trino per lanciarsi in una ennesima affermazione, citiamo dal sito Wired: “Non abbiamo avuto una interlocuzione ufficiale con il ministero, ma confermo che noi rimaniamo disponibili nel caso in cui i siti individuati con la CNAI non lo fossero. Con il senno di poi ho avuto ragione, due anni fa dissi che nessuno si sarebbe detto disponibile con questo processo. Da noi l’amministrazione e la popolazione è più preparata sul nucleare, perché è trent’anni che ci convive.
Il nostro territorio è vasto e nell’entroterra è al riparo da fenomeni alluvionali”. Non avrà avuto un’interlocuzione ufficiale con il ministero, ma certo suona sospetta questa comunione di intenti tra il governo centrale ed il comune di Trino. Sarebbe l’ennesimo papocchio all’italiana nel quale si fissano regole serie, per poi, alle prime difficoltà, trovare il solito aggiustamento bizantino: per chi non può tecnicamente candidarsi si rivedono le norme, cosicché egli può rientrare in gioco, addirittura come “Salvatore della Patria”. Il tutto in un contesto nel quale il Governo italiano ha sottoscritto il patto per il rilancio dell’energia nucleare in Europa, insieme a quattordici paesi europei che producono energia utilizzando l’atomo.
L’Italia ha partecipato come osservatore ai lavori guidati dalla Francia, e non si è impegnata per la costruzione di nuove centrali nucleari, ma è chiara la volontà del governo (vedi il Piano Nazionale Integrato per l’Energia e il Clima di giugno 2023), in questo spinto e supportato dalla “lobby atomica italiana”, di riaprire, prima o poi, il dossier nucleare nostrano.
Per Trino il combinato disposto di quanto su descritto potrebbe significare nei decenni a seguire la costruzione di una nuova centrale, agevolata da un deposito nazionale pronto ad accogliere le scorie prodotte dalla vecchia e dalla nuova stagione nucleare italiana. E tutto ciò per volontà di una sola persona, il sindaco Pane, non supportato da alcuna decisione politica: non una Delibera di Giunta, tantomeno una Delibera di Consiglio, anche nelle Linee Programmatiche relative alle azioni ed ai progetti da realizzare nel corso del mandato amministrativo 2023 – 2028 non si fa cenno ad alcuna volontà di rilancio nucleare trinese.
Lo slogan “Sostenibilità e Nucleare” è un ossimoro, ci hanno già provato in altre occasioni a propinarci queste bugie, ma la volontà popolare, anche a Trino, per ben due volte, a larghissima maggioranza (nel 1987 e nel 2011), le ha respinte. Noi trinesi, perlomeno quelli che non hanno rinunciato a pensare con la propria testa, sappiamo benissimo che l’esperimento della “E. Fermi” è stato, industrialmente parlando, un fallimento costoso e pericoloso: al netto di “un guasto che [nel 1967] avrebbe potuto trasformarsi in una catastrofe”, su 22 anni di potenziale produzione, ha lavorato per circa 10 anni, per un totale di chilowattora generati di 26 miliardi, un mese scarso di consumi elettrici nazionali.
In generale le quattro centrali nucleari italiane, insieme, hanno prodotto 91 miliardi di chilowattora, mentre gli impianti fotovoltaici esistenti in Italia, tra il 2017 ed il 2020, più di 95. È sulla scorta di questo fallimento, che, in decine di anni, non ha portato risultati concreti, ma solo bla bla bla sterili, che dovremmo basare il futuro di questo territorio e delle generazioni a venire? E il tutto per la volontà di un sindaco?