Come va l’economia del Piemonte? L’analisi di Banca d’Italia
La nostra regione è in linea con l'andamento nazionale anche se emergono più ombre che luci
ALESSANDRIA – Ogni anno, alla fine di maggio, il Governatore della Banca d’Italia presenta all’Assemblea dei partecipanti una relazione sull’andamento dell’economia italiana nell’anno precedente, accompagnata da un’analisi delle tendenze più recenti e prospettiche, nonché da alcuni commenti sulle politiche economiche adottate e suggerite.
Nel mese di giugno, poi, le varie sedi regionali della nostra Banca centrale presentano i loro rapporti sull’andamento delle economie locali, sottolineando le differenze rispetto alla media nazionale, pur sulla base di dati statistici incompleti, in quanto i conti economici territoriali dell’Istat sono in ritardo di oltre un anno (al momento infatti essi sono fermi al 2021, ma solo per i grandi aggregati).
L’andamento nazionale
Con riferimento all’Italia, nel 2022 il prodotto interno lordo (PIL) ha fatto segnare un soddisfacente +3,7%, certamente inferiore al risultato del 2021 (+7%), che peraltro aveva fortemente risentito del rimbalzo post-pandemico, dopo la grave crisi del 2020 (-9%), ma comunque indicativo di una ripresa più intensa di quella ipotizzata ancora nella primavera scorsa, quantificata nel DEF tra il 2,9 e il 3,1%.
La crescita realizzata si è avvalsa del consistente aumento del valore aggiunto delle costruzioni (+10,9%), stimolato dagli incentivi edilizi concessi, anche se il suo contributo alla variazione del PIL si è limitato allo 0,5%, dato il limitato peso del settore nell’economia globale.
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Servizi: una leva strategica
Il valore aggiunto dei servizi invece è aumentato del 4,8%, ma ha contribuito per il 3,2% alla crescita del PIL a causa della sua elevata incidenza sulla produzione complessiva (70%).
All’interno dei servizi hanno segnato una notevole espansione quelli legati a commercio, trasporti, alloggio e ristorazione (+10,4%), ma soprattutto gli ultimi due (+27%), che hanno usufruito dell’eliminazione delle restrizioni anti-Covid al movimento delle famiglie e ai flussi turistici. Sempre per lo stesso motivo sono aumentati di molto anche i servizi artistici e di intrattenimento (+25%).
Positivi sono stati altresì i risultati conseguiti dalle attività immobiliari (+4,5%), da quelle amministrative e di supporto (+5%), e di informazione e comunicazione (+3,5%).
Soltanto le attività finanziarie e assicurative hanno fatto segnare una riduzione di valore aggiunto (-3,2%), essendo entrate in sofferenza a causa dell’aumento dell’inflazione e dei conseguenti rialzi dei tassi di interesse deliberati dalla Banche centrali, nonché dei problemi delle economie asiatiche e dell’incertezza connessa al conflitto russo-ucraino.
Bene il tessile, frena la chimica
L’industria manifatturiera ha fatto segnare un modesto +0,5%, nonostante l’ottima performance del settore tessile (+7,5%), della farmaceutica (+8,4%), della fabbricazione di prodotti elettronici (+7,2%) e di mezzi di trasporto (+4,2%), ma ha risentito soprattutto delle contrazioni della chimica (-8,2%), gomma e plastica (-4,6%) e forniture di energia elettrica e gas (-3%).
L’agricoltura infine ha fatto registrare una caduta del proprio valore aggiunto dell’1’8%, legata soprattutto alle avverse condizioni meteorologiche, siccità in primis, e all’aumento dei prezzi dei fattori di produzione, che hanno colpito quasi tutte le coltivazioni.
Piemonte, più ombre che luci
Con riferimento all’economia piemontese, il rapporto della sede di Torino della Banca d’Italia, presentato mercoledì 21 giugno, ipotizza per la regione nel 2022 una crescita esattamente uguale a quella media nazionale, ovvero pari al 3,7% (anche se, a parere dello scrivente, essa dovrebbe risultare lievemente inferiore, dato che la performance dell’industria appare sovrastimata).
Al riguardo il primo grafico a istogrammi confronta le variazioni percentuali delle grandi componenti del valore aggiunto nazionale e regionale nell’anno appena trascorso, sulla base delle valutazioni della Banca centrale per il Piemonte.
Come si può osservare, gli andamenti sono abbastanza simili, con l’eccezione dell’agricoltura, che in regione ha fatto registrare una vero proprio crollo del valore aggiunto del 9,9%, dato che, a fronte di una sostanziale tenuta della zootecnia, si è verificata una pesantissima riduzione delle coltivazioni cerealicole (in particolare riso e mais) e di quelle legnose vitivinicole, sempre in seguito agli eventi climatici avversi.
Edilizia e servizi in trend
L’industria in senso stretto ha fatto segnare un limitato aumento (+0,5%), comunque in controtendenza rispetto al lieve calo medio nazionale. Sia le costruzioni sia i servizi, infine, hanno mostrato una dinamica meno accentuata di quella media italiana, ma non sostanzialmente difforme da essa (+9,8% per l’edilizia, +4,6% per i servizi, al cui interno i settori più dinamici, legati al turismo e al divertimento, pesano meno sull’economia regionale per circa 2 punti percentuali).
Come per l’Italia, peraltro, la congiuntura economica è decisamente peggiorata nel secondo semestre dell’anno, in seguito all’intensificarsi dell’inflazione (comunque più bassa in Piemonte di 0,3 punti percentuali) e dell’incertezza geopolitica. In effetti a fine dicembre 2021 la crescita acquisita per l’anno 2022 era già pari al 2,7%, per cui la variazione in corso d’anno è stata pari solo all’1%, con l’ultimo trimestre in lieve calo.
Con riferimento alle prospettive per l’anno in corso, nel primo trimestre si è verificata una crescita sorprendente e inattesa del PIL italiano, con una variazione congiunturale dello 0,6%, maggiore di quella dell’area dell’euro, trainata ancora una volta dalle costruzioni (+1,5%, ma con un contributo alla crescita totale limitato allo 0,1%) e dal terziario (+0,8%, con contributo però dello 0,5%), anche se in questa fase i servizi più dinamici sono stati, oltre alle attività artistiche e di intrattenimento (+5,7%), quelli professionali e amministrative (+3%) e quelle immobiliari (+2,4%); per contro si è azzerata la spinta di commercio, alloggio e ristorazione, che aveva trainato la crescita post-pandemica, mentre la finanza ha continuato nella sua tendenza discendente (-2,7%).
Le preoccupazioni per il futuro
L’industria in senso stretto ha mostrato anch’essa una lieve flessione produttiva (-0,2%), mentre l’agricoltura si è stabilizzata. L’ottimo risultato del primo trimestre implica una crescita acquisita per l’intero 2023 dello 0,9%.
Il quadro congiunturale, però, si sta rapidamente deteriorando, per cui nella restante parte dell’anno la variazione aggiuntiva del PIL potrebbe essere debolissima o addirittura nulla, con una crescita media annua del reddito prevista attorno all’1,2%. In Piemonte il risultato potrebbe però essere leggermente migliore, a causa della nostra specializzazione produttiva in quei servizi, sopra specificati, che sembrano ora trainare la fase congiunturale in atto.