Inferno sull'A26: due le vittime
I soccorritori devono procedere a piedi per raggiungere i punti più critici
La lettera-denuncia con la testimonianza di un nostro lettore, Nicola d'Errico
CASALE – «Sono un medico di Casale Monferrato, percorro quotidianamente per lavoro l’autostrada nel tratto Casale Sud-Tortona e ritorno».
Inizia con queste parole la lettera che ci ha inviato il dottor Nicola d’Errico, che da quattro anni si serve dell’A26 per recarsi al lavoro. La sua, testimonianza, inviata in copia anche ad Autostrade per l’Italia e alla Polizia Stradale, è un grido d’allarme che, dopo gli episodi tragici degli ultimi tempi (e altri fortunatamente con conseguenze meno gravi per l’incolumità delle persone) accomuna moltissimi pendolari e viaggiatori.
Inferno sull'A26: due le vittime
I soccorritori devono procedere a piedi per raggiungere i punti più critici
«Qualche settimana fa, verso le ore 6.15 del mattino (ancora con il buio) ho avuto un incidente per fortuna senza conseguenze per me né per altri, ma solo per la mia vettura. In buona sostanza ho urtato con il lato destro della mia auto il guardrail all’interno della galleria Olimpia sulla A26 (all’altezza di San Salvatore ndr). Certamente, il tutto potrebbe dipendere dalla mia distrazione, ma occorre fare alcune precisazioni. I lavori in prossimità del tunnel sono estremamente pericolosi. In direzione Genova, nell’arco di 700 m, la strada si restringe da 3 a 1 corsia. Ciò, oltre a provocare un imbuto, risulta estremamente pericoloso in quanto costringe le auto a un brusco rallentamento con rischio di tamponarsi (vedi recenti morti). Vi è poi uno scambio di carreggiata poco prima del tunnel che le auto percorrono in senso contrario. La corsia, nel tunnel, è molto stretta. Il rientro nel senso di marcia normale avviene subito dopo l’uscita della galleria che, nell’ultimo tratto, fa una lieve curva a sinistra. Quindi le auto, prima deviano un po’ a sinistra, poi devono chiudere bruscamente a destra, per rientrare. A ciò si aggiunge il fatto che, nell’ultimo tratto del tunnel, vi è un alto guardrail privo di catadiottri (poco visibile al buio, quindi), in quanto a causa dei lavori, viene percorso il direzione opposta. È proprio qui che ho toccato con la mia macchina. Per fortuna andavo piano (nel rispetto del codice). Ma se avessi sbandato e fossi finito dall’altra parte? Probabilmente non sarei qui a scrivere, vista l’alta probabilità di scontrarmi frontalmente con uno dei migliaia di Tir che percorrono quella strada».
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Le domande sono automatiche: «Ora mi domando: sono anni che ci sono lavori in quel tunnel: ma è possibile? Questo tratto di strada è assai pericoloso. Non ho avuto incidenti solo io, me lo hanno riferiti colleghi e il mio carrozziere di fiducia a proposito di altri clienti. Spero, davvero, non ci scappi il morto. Io, personalmente, penso che eviterò l’autostrada – ci dice il dottore che, proprio oggi, ha confermato di aver percorso il tragitto tra Casale e Tortona in statale – il pericolo è troppo alto. Basta un nulla e può capitare una strage. Io capisco i lavori, ma qui si tratta di anni e anni! In più, si paga il pedaggio intero: assolutamente ingiusto. Spero in una vostra risposta, ma soprattutto faccio appello alla vostra fermezza ed alla abnegazione che mostrate ogni giorno per tutelare la scurezza di noi tutti sulle strade italiane. Mi auguro davvero che prendiate a cuore questo appello, fatto nell’interesse di tutti».