Personaggi valenzani: Mario Baiardi
Un nuovo tuffo nella storia della città dell'oro
VALENZA – Pochi valenzani sanno che le vecchie banconote da diecimila lire con raffigurato Michelangelo, da mille lire con il magnifico ritratto di Giuseppe Verdi, da cinquemila lire con quello di Cristoforo Colombo, la prima da centomila lire con Alessandro Manzoni e quella da cinquantamila lire con Leonardo da Vinci sono stati l’esito di perfezionati lavori d’incisione a mano eseguiti da un artista di sommo splendore, venuto al mondo e formatosi nella nostra città: Mario Baiardi, il “bulino della Banca d’Italia”.
Un mezzo espressivo, usato sui metalli fin dal Medio Evo dagli orafi, che oggi con il fine che aveva quasi non esiste più. Sono famose le incisioni al bulino di Albrecht Dürer.
Nato a Valenza il 19 agosto 1909, finito le elementari e ancora fanciullo, Baiardi lavora in un laboratorio orafo artigianale (del gioielliere Pietro Camurati) per apprendere l’arte di incastonare pietre preziose, ma ben presto, seguendo delle innate doti e sviluppando il suo sogno, impara la tecnica dell’incisione a bulino. Nel frattempo, come intelligenza comanda, studia nell’Istituto Tecnico Comolli e nella scuola serale Cellini, gestita dal Comune di Valenza, dove apprende anche l’arte del cesello. Una gioventù valenzana umile e laboriosa, capace di affrontare la realtà.
Così a soli 18 anni, segnalato e sostenuto dal Camurati, per il talento straordinario e le capacità che manifesta, vince il suo primo concorso e viene assunto alla Zecca di Torino, dove frequenta anche lezioni serali all’Accademia Albertina. Nel 1929 la zecca è trasferita a Roma e perciò anche Baiardi. Nella capitale lavora e frequenta corsi serali con la volontà d’acquisire ulteriori conoscenze e perfezionare sempre più la propria abilità artistica, affinata con diuturno e faticoso impegno. Segue il corso di nudo all’Accademia delle Belle Arti e, in aggiunta, impara la pratica sul marmo. La sua prima scultura sarà la testa di Beethoven.
Di tempra valenzana, sicuro di sé, un po’ superbo ma facile alla battuta, sdegnoso e irriverente ai riconoscimenti, nel 1929 comincia tuttavia ad esporre alla prima Mostra Nazionale d’Arte Sacra, principiando la sua formidabile carriera.
In seguito partecipa a numerose esposizioni e manifestazioni artistiche ottenendo molte onorificenze: Accademico Tiberino, Benemerito del Ministero Pubblica Istruzione, Membro Accademico della Free World International Academy in Deaborn H. Proseguendo con laboriosità, la sua fama di abile incisore per monete e banconote oltrepassa i confini nazionali. Nel 1935 espone due opere importanti: la medaglia “Vincenzo Gemito” e il “Ritratto” alla Mostra di disegni del Sindacato Interprovinciale Fascista Belle Arti. Nel 1941 espone a Milano due pregevoli opere in bronzo: Gemito e Masaccio.
Preceduto da considerevole reputazione e da altrettanta stima, nel 1948 si trasferisce a Buenos Aires per esercitare nell’officina Carte e Valori della Repubblica Argentina, dove realizza alcune opere e lavori di pregevole valore, tra i quali il monumento agli Eroi di Castilla, il busto del condottiero S. Martin per il Banco Central, molti bellissimi conii delle monete argentine e incisioni per banconote. Sono realizzazioni che ricorderanno per sempre, in quel lontano paese, questo nostro grande artista.
Rientrato in Italia, nel 1952 è designato capo incisore della Banca d’Italia dove tutto è calma, e bellezza; figura carismatica, indipendente di mente, incline a pensare e ad agire contro certe austere convenzioni, tiene lezioni di incisione a Vienna, alla Farnesina, alla scuola d’Arte della Medaglia presso la Zecca.
Incisore, scultore, cesellatore, medaglista di fama mondiale, nelle sue medaglie, senza forti rilievi riesce a dare efficaci evidenze di chiaroscuro attraverso variazioni lievi di profondità. Sono veri capolavori di perfezione incisi in un piccolo spazio delle sue medaglie e monete che hanno generalmente impresso volti di personaggi famosi. Le sue opere più importanti sono custodite presso il Gabinetto Nazionale delle Stampe di Roma e in collezioni pubbliche e private di paesi diversi, quali Austria, Columbia, Germania, Israele, Italia, Messico, Olanda, Portogallo, onorando nel mondo l’Italia e la città che gli ha dato i natali: Valenza. Perché com’è noto, artisti si nasce.
Muore a Roma nel 1972, tramandando una capacità tecnica d’incisione a bulino la cui perfezione non sarà facilmente eguagliata, ma per evolute e giustificate ragioni pratiche, una tecnica che oggi è considerata da molti superata, fine a sé stessa, divenuta un rifugio per soli specialisti.
Le sue magnifiche incisioni, i raffinati ceselli, la purissima linea delle sue plastiche, i poderosi nudi, i bellissimi disegni sono cose che sarebbero certo piaciute allo stesso Michelangelo, la cui nobile e tormentata espressione Baiardi ha saputo così ben raffigurare nell’incidere la testa sulla banconota da lire diecimila.