“Virus, tutte le curve in evidente discesa. Alessandria va bene”
Analisi e grafici del professor Carluccio Bianchi dell'Upo
ALESSANDRIA – Il Piemonte ‘vede’ l’arancione, ma serve ancora prudenza. Questo, almeno, è il pensiero del professor Carluccio Bianchi, docente dell’Upo, che ci aggiorna sull’andamento della pandemia e che annuncia come «finalmente tutte le curve evidenzino una chiara discesa, i timidi progressi dei giorni scorsi si sono trasformati in qualcosa di più concreto. L’unica perplessità, ma ne parleremo in seguito, è ancora legata alla pressione ospedaliera».
Che le cose siano migliorate in maniera significativa si osserva prendendo in considerazione la consueta classifica relativa all’incidenza dei nuovi contagi settimanali ogni 100mila abitanti. «La nostra regione – chiarisce Bianchi – resta sempre al comando, ma almeno siamo scesi sotto quota 250, quella che fa scattare automaticamente la zona rossa. Per la precisione, il Piemonte è a 237, davanti a Italia e Lombardia, di fatto appaiate a 183, mentre Alessandria chiude il gruppo a 166. In un quadro ricco di notizie confortanti, va sottolineato che ancora due nostre province, Torino e Cuneo, sono oltre il tetto dei 250, ma anche in quelle zone le cose ora stanno andando decisamente bene».
Picco il 21 marzo
Il Piemonte, in materia di nuovi casi settimanali, scende tantissimo, da 14.543 a 10.275: sono 4.268 in meno, 1.468 al giorno e la riduzione in percentuale è pari al 29%. «Il picco di questa terza ondata – aggiunge il docente – è stato superato lo scorso 21 marzo, quando arrivammo a 2.205 contagi giornalieri. Il traino di questa discesa è rappresentato, ovviamente, da chi in passato è salito maggiormente, e cioè Torino, Cuneo e Novara. Ma anche Alessandria fa registrare una prestazione davvero convincente sotto tutti i punti di vista».
Lontani dal tracciare
In leggera crescita la percentuale di asintomatici, dal 37 al 39%, ma il dato è evidentemente ancora troppo basso, così come il tasso di positività – che scende dal 7,7 al 7,3% – non consente ancora di riuscire a tracciare. «Per farcela – spiega Bianchi – dovremmo arrivare al 4% circa, un obiettivo che è ancora lontano. In calo il contributo sia di Rsa che di scuole, tanto a livello di percentuali quanto di numeri, mentre i decessi erano 243 e ora sono 252, quindi nove in più. Ma il tasso di letalità rimane stabile all’1,7%».
Le note dolenti
Il problema, l’unico allo stato attuale, è rappresentato dal tasso di saturazione degli ospedali: in terapia intensiva, dove la soglia critica scatta al 30%, il Piemonte oggi è al 55%, mentre per quanto riguarda i ricoveri siamo al 65%, contro un limite fissato al 40%. «Qui la discesa è meno evidente – conferma il professore – e per il momento è circoscritta agli ultimi due giorni. Speriamo di migliorare ulteriormente».
E le buone notizie
Come si diceva, ottime indicazioni dalla nostra provincia, che scende da 1.053 a 697 contagi settimanali, 356 in meno, 100 al giorno e una riduzione in percentuale pari al 34%. «Nel nostro territorio – conclude il docente – il picco è arrivato in ritardo ed è stato superato il 2 aprile, per la precisione con 162 casi al giorno. Molto bene i guariti, 828 in più, con i nuovi positivi che calano di 148 unità, mentre i decessi erano 15 e sono 17. Prospettive? Speriamo di consolidare questa tendenza, personalmente sono abbastanza ottimista».