Personaggi di Valenza: Agostino Bombelli
Pittore nato in città nel 1480
VALENZA – L’afflusso di pittori provenienti dall’alessandrino è alquanto nutrito in Liguria nel Quattrocento, uno sbocco che all’inizio del secolo successivo subisce però un indubbio blocco. In questi anni, invece, giunge nell’importante centro ligure una delle maggiori personalità artistiche valenzane, purtroppo quasi sepolta nella memoria locale: Agostino Bombelli. Ma le chiacchiere passano, le opere al contrario restano.
Nato a Valenza attorno al 1480 da antica famiglia locale del maestro Zanino Bombelli (Bombello?), soprannome “della Negra”. Il quale ha due figli artisti che si appelleranno quali maestri Agostino e Francesco e dipingeranno diverse volte insieme, come nella cappella di San Vincenzo nella chiesa di San Giacomo dei Domenicani fuori le mura di Valenza. Un lavoro completamente perduto in seguito alla demolizione dell’edificio religioso, che probabilmente comprendeva anche la pala d’altare con l’effige di San Giacomo.
L’attività pittorica di quest’artista nostrano, in contiguità con l’ambito alessandrino, è nota solamente tra il 1510 e il 1545 (nulla si sa sui suoi sfuggenti esordi). Essa è principalmente praticata a Genova (il luogo in cui Agostino si trasferisce, pare anche per disaccordi con il padre); qui ottiene la sua basilare formazione presso la bottega del pittore pavese Lorenzo Fasolo, di cui sposa nel 1513 la figlia Pellegrina. Nel tempo questo pittore valenzano acquisisce gradualmente una posizione tutt’altro che secondaria nell’ambito della pittura genovese del Cinquecento, legata particolarmente al tradizionale mondo religioso.
Il tormentato rapporto personale con il suo tempo, pone l’enigma dei rapporti esistenti tra Lombardia e Liguria negli anni travagliati dalle cosiddette “guerre d’Italia”. Quando nasce Agostino Valenza si trova sotto il Ducato di Milano, tuttavia, alla fine del ‘400, la nostra penisola perde la sua libertà. Nel corso di complicate guerre, che investono significativamente la nostra città, Milano cade sotto il dominio dei Francesi e Napoli sotto quello degli Spagnoli, ma al termine di una lunga guerra tra Francesco I e Carlo V, anche il Milanese (di cui Valenza) diventa territorio della Spagna, dando inizio alla lunga età del predominio spagnolo in Italia e a Valenza.
La nostra città, sempre subordinata ad interessi stranieri, in questi anni, è diverse volte colpita dalla necessità o dal fremito della conquista; assediata, è saccheggiata e massacrata da arroganti francesi, da permalosi spagnoli e da altri, all’uopo amici o nemici. Molti cittadini abbandonano questo luogo, privo della pur minima seduzione, e tra questi il pittore Bombelli da Valenza che, per scansare il peggio, si sposta a Genova con una certa continuità.
Dagli anni Venti si afferma nella sua nuova città con un’operosa e indipendente bottega confrontandosi con i pittori più attivi della piazza genovese. Si fa ammirare come maestro delle pale d’altare, contraddistinte ancora da un linguaggio pittorico strutturale d’equilibrio artistico rinascimentale, costruito su modelli lombardi profondamente legati sia alla tarda produzione del Fasolo che a quella di Pietro Francesco Sacchi.
È quanto testimonia la tavola raffigurante il “Compianto sul Cristo con i santi Giovanni Battista e Nicola da Tolentino” (Genova, Museo Diocesano d’Arte Sacra), un pregiato affresco riconducibile attorno alla metà degli anni venti, in piena evoluzione del nostro artista. Nell’opera si coglie sottotraccia, soprattutto nel volto scavato del Battista e in quello della Vergine, la lezione del Fasolo amalgamata a precisi rimandi al fare del Sacchi, percepibili particolarmente nella definizione del corpo esanime del Cristo e nell’ambiente che si sviluppa nei piani retrostanti.
Di spessore etico e morale, Agostino si è ormai guadagnato una posizione tutt’altro che secondaria nell’ambiente della pittura figurativa genovese cinquecentesca, contrassegnata da inclinazioni fiamminghe stemperate dall’inserimento d’elementi rinascimentali padani, e contemporanea di quella lombarda da cui il nostro è ancora profondamente condizionato. La preparazione pretesa ad un pittore nel Cinquecento non si ferma all’abilità artistica, ma abbraccia altresì la formazione religiosa, nonché il comportamento moralistico che gli permette di compararsi alle istituzioni e ai committenti. Sono tempi in cui, con non poche perplessità, si consolida un potente sospetto che Dio non esista e, per capire il creatore, nulla avvicina più a lui che l’arte. Difatti per la Chiesa, che attribuisce alle immagini dipinte la crescita della fede, le composizioni devono essere aderenti alle scritture.
In questo momento cruciale (anno 1529), il pittore valenzano, porta a termine una pala d’altare con la “Vergine tra i santi Nazario e Celso” nella chiesa genovese di S.Maria delle Grazie lasciata incompiuta da Pietro Francesco Sacchi, deceduto a causa della pestilenza del 1528, e uno sportello di tabernacolo per l’altare della chiesa di Sant’Ambrogio di piglio apologetico. È nominato console dell’arte, rubando la scena a molte vedette.
Ma è la tavola con “San Bernardo e le Stimmate di San Francesco” (Voltaggio, Pinacoteca dei Padri Cappuccini), realizzata poco dopo gli anni Trenta, che ci permette di fare una profonda e completa ricerca sulla carriera artistica di Bombelli. Ormai lo “stile”, o meglio la “maniera”, dell’artificioso preziosismo del pittore lo introduce di là dall’equilibrio artistico rinascimentale. L’opera presenta in primo piano i santi Francesco d’Assisi e Bernardo da Chiaravalle; il primo è vestito con il tipico saio dell’ordine, colto nell’atto di ricevere le stigmate, mentre il monaco cistercense, collocato a destra, è accostato ad un piccolo diavolo legato ad una catena simbolo della sua vittoria sull’eresia.
L’artista è operoso in quel periodo (tra il 1535 e il 1536) non solo nel territorio genovese, ma anche nella sua città natale, dove lavora al fianco del fratello pittore Francesco Bombelli. Sono noti diversi rientri a Valenza del figliol celebre, anche nella vita privata, dove, in una società locale fattasi più inibita e bigotta, ottiene alcune commissioni. Nel 1535 il suo domicilio valenzano è documentato presso Domenico Bernardino Sacchi.
La recente riscoperta del “Martirio di Santa Lucia” (Genova collezione privata), firmata “AVGVST(INUS) BOMBELL(U)S FACIEBAT” e databile 1534-35 è un prodotto pittorico di notevolissimo pregio, in un momento in cui il Bombelli rimane ancora fedele al proprio consolidato morbido linguaggio, poi incrinato nei primi anni Quaranta per necessità, se non per convinzione. Nella tavola predomina la futura santa, posta al centro della scena, mentre rivolge lo sguardo al sacerdote che, accompagnato da due giovani, porta il corpo di Cristo nell’ostensorio.
Di pregevole fattura è il polittico (Oratorio della Santissima Annunziata di Ovada) raffigurante l’Annunciazione nel pannello centrale, mentre a lato sono effigiati i santi Giovanni Battista e Sebastiano ed in alto Giacomo Maggiore e Maria Maddalena.
Si presume degli stessi anni trenta l’affresco raffigurante il “Compianto di Cristo con santi e il Beato Amadeo Menez da Sylva redige la “Apocalypsis Nova” nella grotta del Gianicolo (Genova, Museo di Sant’Agostino), impoverito a causa del distacco e sottoposto ad alcuni ripristini per ricreare una superficie pittorica intatta e omogenea.
TORNA AL BLOG DI PIER GIORGIO MAGGIORA
L’uso di fresche ricercatezze cromatiche e volumi ben articolati, con esercizi nuovi colti in modo proprio, si esprime nell’importante dipinto “San Giovanni Evangelista a Patmos”, databile all’inizio del quinto decennio. Quest’opera ritrovata ci consente di attestare la fase avanzata della carriera di Agostino Bombelli, quando il più che maturo pittore denota di saper attualizzare il proprio linguaggio pittorico con minuziosa attenzione, avendo raggiunto la sua compiutezza. È da ritenere la più tarda testimonianza della sua attività. Questa tavola rappresenta quindi un rilevante esempio della piena maturità artistica del maestro, sensibile esecutore di pacate immagini devozionali nelle quali si svela quella preziosa ricerca cromatica e splendente propria dell’espressione artistica genovese, tra influenze rinascimentali e manierismo.
Sempre in Genova, è iscritto alla locale Matricola dell’Arte della Pittura e, per sparigliare ulteriormente le carte di pittore e scultore, allunga la sua attività leonardesca sino a quella conforme ad un ingegnere meccanico (1541, progetti per una macchina idraulica), ottenendo, quale entusiasta interprete, enorme ammirazione.
Attratto dalla sua città d’origine, forse sperando di trovare in tarda età chi la sa più capire, Agostino ritorna definitivamente a Valenza dove esercita pittura in collaborazione col fratello nell’ultimo periodo della sua vita. E qui muore, forse nel 1549. La scomparsa è confermata dalla cessione di una vigna che la moglie e la figlia Lucrezia trasferiscono al fratello Francesco Bombelli (27-3-1549), il quale risulta dai documenti ancora presente a Valenza nel 1555.
Si conclude a metà ‘500 il percorso di questo pregevole artista valenzano, la cui produzione ha rivoluzionato il panorama artistico rinascimentale genovese, magnificando come pochissimi altri Valenza nelle arti.
Ricordiamo le opere:
– Santa Lucia con Santa Chiara e Barbara (Alessandria, Chiesa di Santa Maria del Carmine); notevole trittico su tavola che presenta le Sante Lucia, con un donatore, Chiara e Barbara. Databile 1520.
– Pietà con i santi Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, (Genova, Museo Diocesano d’Arte Sacra); una delle prime opere (1520?).
– Vergine tra i santi Nazario e Celso. Nel 1529, porta a termine una pala d’altare lasciata incompiuta da Pietro Francesco Sacchi.
– Martirio di Sant’Andrea (Genova Cornigliano, chiesa di Sant’Ambrogio); dipinto insieme a Teramo Poggio nel 1532.
– Martirio di Santa Lucia (Gallerie Nazionali di Palazzo Spinola); la tavola è compiuta per l’oratorio di Santa Lucia (1534-35), collocata in origine nei pressi del distrutto convento genovese di San Domenico. Dopo successivi passaggi, il dipinto è stato recentemente (2017) acquistato dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e il Turismo tramite prelazione per la Galleria Nazionale della Liguria.
– Compianto di Cristo con santi e il Beato Amadeo Menez de Sylva redige la “Apocalypsis Nova” nella grotta del Gianicolo (Genova, Museo di Sant’Agostino).
– San Bernardo e le Stigmate di San Francesco (Voltaggio, Pinacoteca dei Cappuccini); tavola-pala da poco tempo assegnata al Bombelli, databile nel 1533-34, molto apprezzata vibra di emozioni inafferrabili, soprattutto per i singolari effetti chiaroscurali della natura circostante.
– Annunciazione tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano (Ovada, Oratorio della Santissima Annunziata); polittico ligneo all’interno dell’Oratorio, un grande trittico rappresentante l’Annunciazione dell’Angelo a Maria. A lato del pannello centrale sono raffigurati i santi Giovanni Battista e Sebastiano ed in alto San Giacomo Maggiore e Maria Maddalena.
– Compianto di Cristo con santi (Genova, Museo Diocesano d’Arte Sacra); affresco distaccato, forse databile intorno al 1540.
– San Giovanni Evangelista Patmos (collezione privata); pala eseguita nel 1541, un moderno linguaggio pittorico, una nuova ricerca mai vista prima e giunta quasi a fine carriera dell’artista.
Nella foto:
Pietà con i santi Giovanni Battista e Nicola da Tolentino
Annunciazione tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano
San Bernardo e le stimmate di San Francesco