Il Valentia
Un nuovo approfondimento sulla storia della città
VALENZA – Nel Dopoguerra c’era una voglia estrema di tornare ad una vita spensierata, il ballo era una forma semplice ed economica in cui tutti si potevano divertire. A Valenza, negli anni ’50, le feste dell’Unità continuavano a far danzare i nostri avi ma ai tanti “compagni” locali serviva un luogo ampio per la loro operosità politica e per fornire un passatempo ai cittadini: una Casa del Popolo. Perfino lavorando gratuitamente per costruirla e pure tassandosi, perché da queste parti la fede “politica” era un culto religioso e veniva prima a tutto. Per alcuni, l’idea era altresì quella di creare un punto d’incontro per i valenzani, dove questi potessero divertirsi a ritmo di musica. È cominciato tutto lì, tra dubbi e interrogativi.
Infatti, nel maggio del 1957, è posata la prima pietra della Casa del Popolo di Valenza poi denominata Circolo Culturale Rinascita Valentia, o solo Valentia. L’opera, che sorge al posto di una fabbrica di calzature maschili (Valentia), sarà definitivamente acquisita dal Partito Comunista quattro anni dopo, con forma dilazionata di pagamento, dai f.lli Cavallero titolari dell’ex calzaturificio. È realizzata in un poco più di un anno da volontari che s’improvvisano nelle varie specializzazioni di lavoro. Sono circa 150 i simpatizzanti, di provata fede marxista, che prestano la loro opera senza distinzione di disuguaglianza economica (ricchi e poveri). In totale si presume siano state spese ben 10.000 ore lavorative gratuite (oggi, per le norme sul lavoro, si potrebbe rischiare il carcere), insieme con una consistente somma iniziale di denaro (otto milioni di lire) raccolta tramite una sottoscrizione. Si proseguirà a versare rate per alcuni anni sino a raggiungere l’intero importo d’acquisto di 28 milioni.
In particolare, a rendere la struttura bella, preziosa e accogliente (dove primeggia il dancing), forniscono la loro opera gratuita, con grandiosi affreschi sulle pareti, artisti di grande valore quali i pittori Sassu, Motti, Treccani, Aurelio ed altri.
I “manovali” volontari lavorano incessantemente anche dopo l’inaugurazione del cortile, con pista danzante all’aperto, che avviene il 25-7-1958. In questa prima trionfale serata danzante, motivo di rievocazione, si esibisce il famoso jazzista Glauco Masetti.
Nel gennaio 1959 si apre l’ampia porzione al chiuso: un salone lungo 30 metri e largo 14 adibito a sala da ballo, detta “invernale”, e altri locali utilizzati dal partito comunista valenzano quali uffici e sedi delle tre sezioni locali. Ad inaugurare ufficialmente, ma successivamente, tutto con fastosità è il segretario nazionale del partito Palmiro Togliatti il 29-8-1959.
Mentre i dirigenti più attivi alla realizzazione del progetto sono stati Lenti, Lombardi, Ravarino, Annaratone e altri, la gestione del ballo è sin dall’inizio riservata a Giovanni Carnevale, un personaggio locale che resterà tra i più conosciuti e amati (permarrà il condottiero, responsabile e animatore, sino alla fine del tutto nel nuovo secolo).
Ben presto, all’insegna della pomposità, incominciano ad arrivare al Valentia i principali interpreti musicali nazionali: Natalino Otto, Flo Sandos, Betty Curtis, Nicola Arigliano, Achille Togliani, Luciano Taioli, Gianni Basso, tanto per citarne alcuni. Nell’estate del 1959, in una serata d’eccezionale successo, arriva a Valenza Fred Buscaglione, poco prima della sua tragica scomparsa. La grande Mina, sempre nel 1959, è per due volte ospite del Valentia: il giorno di Pasqua (costo biglietto uomini 500, donne 300 lire) e nell’estate dello stesso anno poco prima di Buscaglione. Giorgio Gaber, con Jannacci e la Maria Monti, debutta il 1° gennaio del 1960 e registra il tutto esaurito, che si ripeterà ancora per diverse volte negli anni seguenti. La stagione estiva 1960 è aperta da Peppino Di Capri. Il 14-4-1963 e la volta di Rita Pavone. Adriano Celentano il 11-5-1963 giunge con un grosso seguito di giornalisti, poiché sta partendo per debuttare all’Olympia di Parigi.
La casa del popolo ”Valentia” diventa ben presto il dancing più importante della provincia e, di là dall’attività politica e dei dibattiti, passano, e ritornano più avanti, tutti i cantanti e i complessi musicali maggiormente alla moda. Il 6-2-1968 debutta Albano, il 10-10-1969 Gianni Morandi, il 26-7-1969 con Lucio Battisti il pubblico è incontenibile, il 19-10-1969 arriva la ragazza del Piper Club Patty Pravo. In questo locale si esibiscono Leali, Villa, Ranieri, Milva, Zanicchi, Vianello, Dorelli, Berti, Cocciante, Bertè; i complessi dei Rokes, i Camaleonti, l’Equipe 84, i Giganti, i Dik Dik, I Ricchi e Poveri, e molti altri.
TORNA AL BLOG DI PIER GIORGIO MAGGIORA
L’elenco degli artisti celebri che si esibiscono al Valentia è interminabile, quindi si può dire tutti, e più volte. Per 10 anni c’è una pista interna e un’estiva all’esterno, l’attività ludico-popolare del Valentia richiama una moltitudine d’appassionati sottratta ad altri locali del territorio la cui distanza sembra incolmabile. Tutto questo è reso possibile grazie al lavoro volontario d’alcune persone guidate dal cruciale protagonista Giovanni Carnevale.
Serate interessanti sono le competizioni canore delle Voci d’Oro per giovani concorrenti negli anni ’60-’70. Oltre a Ginetto Prandi, pianista fisso per accompagnare i cantanti in erba, le serate sono condotte da Giovannino Danzi, celeberrimo compositore di canzoni.
Negli anni ‘70 il Valentia viene ingrandito e migliorato (tre saloni), la pista da ballo è raddoppiata, anche il palco orchestra è allungato a 15 metri. Il 12-1-1974 arrivano i Pooh, il 18-4-1976 Antonello Venditti. Eccezionali, con diverse migliaia di presenze, le serate con Baglioni e Amanda Lear (12-2-1977). Il 22-2-1976 Renato Zero batte ogni record, che si ripete il 5-11-1977, altro che lockdown.
E’ iniziata anche la lunga stagione del ballo liscio (il debutto a Valenza è del 26-12-1969). Nella sala da ballo si seguono sempre le solite sequenze precise: tre pezzi e poi una pausa, la quale accompagna il “riposino” che permette di rifiatare un momento (per musicisti e ballerini) e ai camerieri di servire qualche consumazione. Poi altri tre pezzi ed un’altra pausa. Ma i tempi d’esistenza diventano sempre più inquieti, tutto diventa più difficile e fatuo. Anche le serate danzanti perdono attrattiva, il Valentia, pur continuando a proporre gli artisti più celebri, non ottiene più il successo di pubblico del passato. Per soddisfare ulteriormente i clienti con svariate carrellate musicali, da qualche anno si è iniziato a inserire dischi ballabili, durante le pause d’esibizione delle orchestre: si afferma così sempre più la musica mixata dal disc-jockey.
Si arresta anche il ricambio generazionale (i giovani vanno solo nelle discoteche). Negli anni ’80 la realtà economica comincia a bussare in modo sempre più insistente alle porte del Valentia, il sinedrio del partito è nientemeno che intenzionato a vendere la sala per i troppi debiti (circa 100 milioni), ma Roma interviene e frena l’intento. Ci s’indirizza verso il solo liscio, si cede il passo ad orchestre di medio valore e trattenimenti con diffusione musicale non dal vivo (discoteca): siamo ormai lontani dall’atmosfera sfavillante degli anni passati.
Poi, nel 1986, dal gruppo di giovani della cosiddetta “sinistra sommersa”, nasce il Circolo culturale Palomar della Sinistra giovanile con sede nello stesso impianto Valentia. Il gruppo diventa soprattutto organizzatore di concerti di musica rock ed etnica che si tengono nel salone sotto la sala da ballo. A supporto, s’installa una interessante, e tecnicamente rilevante, emittente radiofonica locale: Radio Gold International. Una radio comunitaria, che si definisce progressista e di sinistra, non di partito (poi trasferita ad Alessandria).
Negli anni novanta il liscio viene accorpato nei programmi musicali con altre forme di ballo come i generi latino-americani e balli eseguiti da raggruppamenti; è Il simbolo di un cambiamento evidente, per rigenerarsi, senza purtroppo riuscirvi, sarà la decadenza stagione dopo stagione. I Millennials (i nati negli anni Ottanta) hanno ormai abbandonato le sale da ballo, luoghi di intrattenimento musicale per eccellenza; il Valentia prosegue stentatamente, tra vecchi ricordi nostalgici, sino ai primissimi anni del nuovo millennio. Sostanzialmente sono saldi di fine stagione, il tutto sospeso tra quello che era e che non potrà più essere. Infine, nel gennaio 2005, l’immobile di proprietà del partito (DS), pur se a malincuore, viene venduto ad un’impresa di costruzione e nel 2006 è abbattuto: in uno scenario surreale, al suo posto viene costruito un palazzo.
Il Valentia è stato il simbolo di una città spensierata in continuo progresso, lontana dai problemi d’oggi. Come l’Araba Fenice, hanno cercato di farlo risuscitare nel 2007 in una sala del nuovo Hotel Janua, ma senza il grande e generoso “patron Giovanni”. Durerà poco, e i fine settimana diventeranno vuoti e alienanti per molti maturi ballerini locali.
Forse è un’immagine un po’ troppo oleografica di quel mondo, c’è però tanta verità.