“I Vincenti responsabili”, ma per il Gup imprudente quell’ordine di entrare
Depositate questa mattina le motivazioni della sentenza per lesioni dolose
ALESSANDRIA – Per il Gup, giudice per le indagini preliminari, Paolo Bargero, i coniugi Vincenti sono responsabili del dramma di Quargnento dove morirono tre Vigili del Fuoco (Matteo Gastaldo, Marco Triches e Antonino Candido), due colleghi rimasero feriti come pure un Carabiniere in servizio a Solero. Ma attribuisce una responsabilità anche al caposquadra che impartì l’ordine “imprudente” di entrare nella cascina che poi si trasformò in una trappola mortale.
Questa mattina sono state depositate le motivazione della sentenza contro Giovanni Vincenti (difeso dagli avvocati Vittorio Spallasso e Lorenzo Repetti) e la moglie Antonella Patrucco, assistita dall’avvocato Caterina Brambilla.
Il giudice spiega il perché della condanna a quattro anni, per entrambi (hanno beneficiato dello sconto di un terzo della pena grazie al rito abbreviato), per i reati di lesioni dolose, crollo, e fraudolento danneggiamento dei beni assicurati. Il processo per la morte dei tre pompieri, invece, si tiene davanti alla Corte d’Assise di Alessandria: la prossima udienza è prevista il 14 dicembre.
In questo primo processo, Giovanni Vincenti ha beneficiato delle attenuanti perché ha confessato, partecipando al procedimento in maniera rispettosa ed adeguata, manifestando sempre grande dispiacere per le conseguenze patite dai Vigili del Fuoco e dal Carabiniere.
La contestazione del reato di crollo, per cui l’imputato è reo confesso, è giustificata dal fatto che gli immobili attinti dalle esplosioni erano inseriti nel tessuto urbano di Quargnento. Il che, a prescindere dall’orario notturno, denota un potenziale riverbero sulle persone che avrebbero potuto transitare in quella zona. Il crollo è infatti un delitto contro la pubblica incolumità.
Perché le lesioni dolose?
E’ indubbio che le lesioni, così come la morte dei tre pompieri, non rientrassero tra gli scopi dell’azione degli imputati che miravano invece ad ottenere l’indennizzo in denaro convenuto con l’assicurazione. Per i Vincenti, secondo il Gup, i fatti poi accaduti non erano da ritenere neppure tra gli eventi preventivabili in anticipo come altamente probabili.
È indubbio, in sostanza, che non volevano fare del male ad alcuno, e che non avevano messo in conto che l’esplosione potesse uccidere, proprio perché la casa era disabitata e l’esplosione prevista in orario notturno. Sono stati esclusi, quindi, in capo agli imputati, sia il dolo intenzionale che diretto.
Il Gup entra nel merito dell’esplosione evidenziando che è avvenuta in due momenti diversi, una a mezzonotte e una all’1.30. Fatto non voluto ma frutto “di una errata impostazione dei due timer: su quello che ha generato la prima deflagrazione erano stati attivati due programmi, uno all’una e trenta e uno lasciato a mezzanotte come impostato di defoult”. Per il giudice: uno sbaglio nell’attivazione.
Il fatto che siano avvenute due deflagrazioni a distanza di più di un’ora l’una dall’altra non significa che la seconda fosse una trappola per i Vigili del fuoco.
Quando Giovanni Vincenti riceve la telefonata, infatti, non viene messo sull’avviso del pericolo della seconda esplosione perché sapeva di avere impostato i timer alla stessa ora. Ha quindi pensato che fosse stato commesso qualche errore, e che tutto si sarebbe concluso così.
Attribuisce però ad entrambi il dolo eventuale: il fatto di provocare dolosamente delle esplosioni all’interno degli edifici ha generato il rischio del crollo degli stessi, e avrebbe potuto verificarsi anche durante il sopralluogo dei Vigili del Fuoco. Per il Gup, gli imputati, nonostante sperassero che non accadesse nulla di ciò che poi è successo, ne hanno accettato il rischio.
A Giuliano Dodero, viene liquidata una somma la cui entità tiene conto del fatto che lo stesso, nella sua qualità di caposquasdra, ha impartito una disposizione che appare essere connotata da una certa imprudenza, e che pertanto incide a norma dell’articolo 1227 (codice civile) sull’entità della somma a lui spettante quale provvisionale.
Il caposquadra, quella notte, nonostante avesse constatato che l’edificio già interessato dalla prima epslosione aveva le grate tagliate, esattamente come il gemello ancora inesploso (era evidente che fossero stati piazzati, come nel primo, altri ordigni esplosivi), e nonostante fosse stato informato dai Carabinieri che gli immobili erano disabitati per cui non c’era la necessità di prestare soccorso ad alcuno, ha dato disposizione ai membri della sua squadra di avvicinarsi, come ha fatto lui stesso, e di entrare contribuendo in maniera imprudente al verificarsi dell’evento lesivo. Per il Gup, inoltre, se vi fosse stato qualcuno in cascina sarebbe uscito dopo la prima esplosione.