Valenza, gloriosi personaggi e rilevanti famiglie del ‘500
Il professor Maggiora continua a raccontare la storia cittadina
VALENZA – Non sono pochi i personaggi valenzani che, distinguendosi in campi d’azione tra loro diversi, hanno percorso il secolo XVI. Essi hanno in comune il merito di essere venuti alla luce nella nostra terra, di aver conferito prestigio e di aver divulgato il nome di Valenza con le loro opere o imprese.
In quest’epoca, per gli studi superiori, i valenzani si recano a Pavia. Un certo numero di loro illustra la scienza e la terra d’origine rivestendo cariche eminenti e occupando cattedre universitarie, favorendo finanche istruzioni per alcune sovversioni politiche. Si sta affermando la figura del professore-teorico e una “happy few” che fornisce precetti. La cultura popolare è sovrastata e ridotta al silenzio.
A Valenza, nel 1531, nasce uno dei giuristi più celebri che questa città possa vantare: Vincenzo Annibaldi. Giureconsulto alfa, si deve a lui la riforma degli statuti del 1584. Consegue il dottorato a Pavia ed elabora opere legali di gran pregio. Dotato di un’intelligenza acuta, ma anche spregiudicata, ottiene importanti incarichi in Spagna ed a Roma e per questo è costretto a viaggiare molto. Muore nel 1592. Il fratello Matteo è dottore in legge, auditore del cardinale Arcangelo Blanco e Giovanni Stefano è professore di diritto civile a Pavia nel 1591.
Alla fine del secolo XVI, da antica famiglia valenzana, viene al mondo il giurista Fabio Belloni, uno degli ingegni più vivaci e precoci. Ancora adolescente insegna Istituzioni Giudiziarie all’Università di Pavia, poi, a 25 anni in quella di Torino. Muore a soli 27 anni, probabilmente di peste. Fratello di Fabio è Paolo Belloni, lettore primario di Diritto Civile all’Università di Pavia dal 1597 al 1618, aggregato al Collegio dei Giudici e commissario dell’Inquisizione; nel 1619 Filippo IV lo nominerà senatore e nel 1621 diventerà presidente dello stesso Senato.
Sempre nel Cinquecento si collocano due eminenti professori di diritto valenzani nell’Università di Pavia: Nicolao Belloni e Giorgio Zuffi. Il primo diventa anche senatore in Milano nel 1535, il secondo pubblica nel 1566 in Roma le “Istituzioni di diritto criminale”.
Sul versante artistico, una delle maggiori personalità attive sul territorio, in contiguità con l’ambito alessandrino, è Agostino Bombelli. Nato a Valenza attorno al 1480 e morto, forse, nel 1549. L’attività pittorica di quest’artista nostrano, nota solamente tra il 1510 e il 1545, è particolarmente praticata a Genova, dove si trasferisce dopo la sua formazione presso la bottega del pittore pavese
Lorenzo Fasolo, di cui sposa la figlia Pellegrina. S’iscrive successivamente alla locale matricola dell’Arte della Pittura indi accresce la sua operosità sino a quella d’ingegnere meccanico (1541, progetti per una macchina idraulica), sempre in Genova, pur essendo noti diversi rientri a Valenza. Nella sua città d’origine, Agostino esercita pittura in collaborazione col fratello Francesco, certamente nell’ultimo periodo della sua vita.
L’inquadramento storico dell’epoca del Bombelli, pone l’enigma dei rapporti esistenti tra Lombardia e Liguria negli anni travagliati dalle cosiddette “guerre d’Italia”. Tra le sue opere ricordiamo: trittico raffigurante Santa Lucia con Santa Chiara e Barbara (Alessandria, Chiesa di Santa Maria del Carmine); Santa Lucia (Voltaggio, Pinacoteca dei Cappuccini); Pietà con i santi Giovanni Battista e Nicola da Tolentino, (Genova, Museo Diocesano); Martirio di Santa Lucia (Genova, collezione privata); San Bernardo e le Stigmate di San Francesco (Voltaggio, Pinacoteca dei Cappuccini); Compianto di Cristo (Genova, Museo di Sant’Agostino); Annunciazione tra i santi Giovanni Battista e Sebastiano (Polittico ligneo, Ovada, Oratorio della Santissima Annunziata).
Musicista di rilevante fama è Vincenzo Scapitta, detto anche “Valenza” dalla sua città d’origine (1584). Di famiglia benestante, è da giovane maestro del coro del Duomo di Valenza. Nel 1621 diviene cappellano e tenorista alla corte dell’arciduca Leopoldo V di Tirolo, compone opere vocali e strumentali. Viaggia per l’Europa, stimato e apprezzato in più corti. In data imprecisata veste il saio dei frati minori conventuali. Nel 1634 è cappellano confessore e tenorista alla corte di re Ladislao IV a Varsavia. Fonda un convento e, dopo circa dieci anni, lascia Varsavia per Vienna, dove muore nel 1656 nel convento francescano di Lemberg.
Uno tra i più grandi stampatori dell’epoca è Lorenzo Rossi. Nato a Valenza presumibilmente intorno alla metà del ‘400, si afferma a Ferrara dove muore nel 1521. E’ il simbolo valenzano più eccelso dello splendore grafico rinascimentale
Del Pero è un’antica famiglia valenzana che ha avuto importanti personalità e protezioni nella vita politico-sociale della città. Secondo tradizione proviene da Como e gia nel XIV secolo risulta essere a Valenza. Massimo, Cavalier Aurato, Conte Palatino e Collaterale Generale del Ducato di Milano, è un nobiluomo cortigiano di temperamento fiammeggiante, molto vicino alla corte spagnola di Carlo V e di Filippo II, che gode d’enormi privilegi. Muore a Valenza nel 1606 all’età di 87 anni.
Nel Cinquecento, Anversa fa capo alle correnti di traffico internazionale. La città fiamminga è il luogo d’incontro dei grandi mercanti europei. Antonio da Ponte è un importante imprenditore valenzano dell’epoca che accumula una gran fortuna con il commercio dei salnitri, a scopo di produzione bellica. Nel 1575 acquista terreni circostanti Valenza e, per non farsi mancare niente, poco dopo il castello dei Basti (da Manfredo Basti, erede del giureconsulto Giovanni Battista Basti), dove piglia dimora. E’ soprannominato “il fiamengo (fiammingo)” per gli intensi e proficui rapporti tenuti con le Fiandre.
Orazio Lana, proveniente da un’antichissima famiglia valenzana, nel 1594 entra nella corte del cardinale Enrico Caetani, poi in quella del cardinale Aldobrandini a Firenze. Nel 1604 è con la legazione del cardinale Ferdinando Taverna nella Marca d’Ancona. Quindi, quale Maestro di camera del cardinale Carlo Pio di Savoia, partecipa a parecchi conclavi. Muore a Roma ed è sepolto nella chiesa di Sant’Andrea della Valle.
In particolare, per valore militare si affermano Pompeo Campi (ingegnere nell’esercito spagnolo in Fiandra), Antonio Dardano (capitano d’artiglieria al servizio di Pio V), Carlo e Teodoro Annibaldi (capitani di lance del Duca di Savoia), Vespasiano e Carlo Stanco. D’antica e nobile famiglia valenzana è Francesco Bernardino Vimercate capitano di Cavalleria e sovrintendente del Re di Francia alle fortezze. Molto glorificato, nel 1557 ottiene il governo di Valenza.
Nella scuola locale, finalizzata all’insegnamento, con sussiego, della lettura e della scrittura, dal 1537 è presente in Valenza un maestro di grammatica, Andrea Cantone, e nel 1564 il “professor di gramaticha” è il prete evangelista de Bergondij. Nel 1558 viene stipulata una convenzione tra il Comune e il P. maestro Luigi Fracchia, dei minori di San Francesco, per far scuola di grammatica ed umanità. Nel 1566 viene istituita dall’astigiano Giovanni Francesco Baveri una scuola privata e da un documento dello stesso anno si è a conoscenza che esercita, con rimarchevole pregio, il maestro toscano Domenico Tacci di Firenze, il quale cadrà sotto il tribunale dell’Inquisizione dissipando il suo talento e la sua fama.
Per smontare un certo complesso di colpa, il Comune istituisce nuovamente una scuola dove, nel 1570, troviamo il professore di grammatica Giovanni Antonio Cavazioni e nel 1578 il maestro di grammatica Francesco Apostolo. I benestanti valenzani Giovanni Basti, Angelo Bombelli, Clemente Aribaldi e Giovanni Angelo Lana, nel 1582, si accordano col maestro di grammatica Marco Antonio Cergnago di Mortara per l’istruzione dei propri figli. L’accordo, che non avrà un buon risultato, dà la possibilità di ammettere alla scuola altri 50 alunni. Continuerà il sostegno privato o comunale con maestri sino alla fine del Settecento quando verrà istituito il Seminario per i chierici.
Sul versante salute, tra i medici impavidi (verso le esorbitanti pestilenze dell’epoca) che esercitano in città troviamo, nel 1564, il chirurgo maestro Bitoccio del territorio di Norcia e, nel 1579, il chirurgo maestro Rodomonte de Sorisiis di Vignale. Nella redditizia e assai apprezzata classe degli speziali (preparano medicine, commerciano profumi, cera, carta, pitture, ecc.) ci sono Giovanni Luca Tizzone, Giovanni Scarpa, Giovanni Francesco Fracchia, Massimiliano Stanchi, Gerardo Fracchia, Vincenzo Salmazza, Gerolamo Lana.
Tra i più consistenti e bendisposti benefattori, dalla brama ardente verso la chiesa, spiccano i nomi dei cittadini Alessandro Gattinara, Giovanni Battista Basti, Vincenzo Annibaldi, Giacomo Vincenzo Stanchi, Giacomo Lana, Giovanni Antonio Scotto, Giovanni Antonio Turone.
Infiocchettati e un po’ farlocchi, continuano ad aleggiare e nuotare nell’idiosincrasia i feudatari-conti che in questo secolo sono: 1513 Massimiliano Sforza-1513 Francesco II Sforza-1519 Giulio da San Severino-1522 Mercurino Arboreo-1530 Elisa Gattinara Lignana-1545 Mercurino II Gattinara Lignana-1564 Alessandro Lignana Gattinara-1588 Mercurino III Gattinara Lignana.
Questi i venerati demagogici prevosti-parroci del Duomo, pervasivi ma allergici ad ogni contraddittorio: 1500 Schiffi Sigismondo-1526 Benegazzi Raffaele-1527,1531 Biraghi Pietro Antonio-1534,1547 Rossignoli Giov. Antonio-1550,1561 Piazza Guglielmo-1561,1565 Perego Paolo-1566,1605 Bocca Vincenzo.
In un trappolone politico continuo, celando vistose incompetenze, duella un profluvio d’irrilevanti podestà, per lo più forestieri e non sempre deferenti al governo centrale: 1497 Giovanni Tornielli di Parona-1502 G.B. Sannazzaro-1508 Agostino Caroli-1514 Battistino Bescapè-1516 Giovannone Reina / Mandriano 1518 Giovanni Andrea Cane-1520 Marco Cattaneo-1530 Giovanni Giacomo Acerbi-1532 Giacomo Grassi-1533 Stefano Paterino-1535 G.B. Arnoldi-1537 Pietro Reda-1540 Galeazzo Gallo-1541 Ottone Guasco-1543 Giovanni Maria de Ponticelli-1544 Massimiliano Pietrobono-1546 Carlo Malopera-1548 Mauro Rognone-1550 Bartolomeo Dagna-1552 Bernardo Cornilia-1554 G.B. Quadrio-1556 Stefano Cotta-1557 Stefano Cortellia-1560 Carlo della Sala-1562 G.B. Lova-1564 G.B. Bruno / G. Omacino-1566 Domenico Brusotto-1568 Andrea Picco-1570 Tommaso Capanna-1573 Giovanni Pietro Spinola-1574 Agostino D. Squarzafico-1576 Tommaso Capanna-1578 Andronico Piccio-1580 Francesco Masano-1582 Maurizio Brusati-1584 Andrea Marengo-1586 Giovanni Francesco Prati-1588 Cassio Caccia-1590 Giovanni Maria Ferrari-1592 Ottavio Arnolfi-1594 G.B. Carminati-1596 Giovanni Pietro Rosignoli-1598 Ercole Rosignoli.
In questo spaccato d’ipocrisia dominante, i poco graditi governatori stranieri della città, ridicoli fintopatrioti espressione del dispotismo franco-spagnolo, sono: 1528 Battistini Bescapè-1534 Gerolamo de Ranzo-1552 Bernardo Carnilia-1554 Biagio Sommo-1557 Francesco Bernardino Vimercati-1559 Don Lopez Acuna-1560 Merlo Lorenzo de Cartiglio-1561 Mercurino Gattinara (conte feudatario)-1563 Alonso de Cardenas-1564 Andres de Mesa-1565 Don Alonso de Varga-1568 Martin Flores-1571 Diego de Cordova-1573 Muzio Pagani-1575 Ernando Acosta-1576 Alonso Bezzerra-1578 Giovanni Narbaez-1581 Luigi de Villar-1582 Gerolamo de Rosas-1583 Luigi de Cerezeda-1585 Luigi Bezzerra-1587 Cesare Aragona-1594 Alonso Bezzerra.
Negli ultimi anni del ‘500, con la crescente azione controriformistica della Chiesa, si registra una perdita d’autonomia della maggior parte del gotha valenzano. Ciò nonostante, diversi di questi ingegni fuori della norma non credono più a nulla, salvo che alla sobria esistenza biologica, la nuda vita, da salvare a qualsiasi costo (religione dogmatica oggi imperante).