Tanto muoiono solo i vecchi e i malati, no?
Come il coronavirus ci sta cambiando. Dentro
I numeri dei morti si sommano ai numeri dei morti. Uno, due, cinque, diciassette, trenta. I nomi sono pochi, i dati frammentati. Sono numeri senza identità quelli che progressivamente ci ritroviamo a comunicare. Caratteri su uno scontrino della spesa, il prezzo da pagare per una cosa che ci ha travolto impreparati (e impreparabili?).
Eppure, mentre le cifre si sommano e si arrotano una sull’altra, con il dubbio che qualcuno magari lo si sia contato due volte oppure che quel tizio lì sia sfuggito al totale e al parziale, questi numeri perdono significato.
Già ne hanno poco, da soli. Sono solo cifre su un foglio, sullo schermo di un computer, una scrollata di home sui social. Numeri, mica persone. Non sono facce, non sono lacrime di parenti che non possiamo vedere, abbracci tra amici fuori da una chiesa il giorno di un funerale. Solo messaggi, parole senza gesti.
È questo il rischio, è questo che sta succedendo. Forse accadeva anche in guerra questa sorta di assuefazione al male. I primi morti ci avevano fatto più effetto. Sono stati più celebrati, più ricordati. Ci hanno fatto più male. Li abbiamo pianti di più. Ci eravamo convinti che sarebbero stati i soli. Forse.
Oggi ci stiamo abituando ai bollettini, agli appelli “state a casa”, alle tragedie. I titoli peggiorano, i bilanci si aggravano, eppure ci fanno soffrire meno. In attesa delle difese per il virus, il nostro corpo sta sviluppando gli anticorpi a questa ondata di dolore. Stiamo meno male. Eppure i morti dovrebbero avere lo stesso valore, la stessa dignità. Così ci diceva la morale prima del coronavirus. Così sentivamo “che era corretto fosse”.
Diventiamo più cinici oggi. E non solo noi giornalisti, che la pagina della tragedia non possiamo mai voltarla del tutto, che non possiamo cambiare canale in questi giorni magari accendendo Netflix.
Stiamo diventando tutti quanti più insensibili. Per soffrire meno.
Tanto sono solo vecchi e malati, no? Ce lo ripetiamo e magari è anche abbastanza vero, quasi sempre. Ce lo diciamo senza pensarci, nella mente, per pudore. Trenta centimetri più in basso però, si è ammalato il nostro cuore.