Cara Rosa, mamma Ambra non (ri)vive in quelle parole
Cara Rosa, oggi sarà celebrato il funerale di Ambra, la tua mamma. Non riesco nemmeno ad immaginare il dolore che stai provando e la dimensione di vuoto nella quale sei stata catapultata da quando Michele Venturelli ha deciso di strappartela via a martellate.
Cara Rosa, so che questo non è il tuo vero nome ma abbiamo il dovere – non solo deontologico – di tutelare quanto più possibile i tuoi 12 anni. Ciò che ti è accaduto è profondamente ingiusto. Dovresti essere in un nido sicuro; dovresti poter trovare nella tua mamma una sponda certa alle avversità della vita; dovresti essere incoraggiata a spiccare il volo verso gli anni più belli della tua esistenza. Ma non è così.
Cara Rosa, un giorno scoprirai che a volte è meglio dimenticare; ma anche che certe cose non possono essere dimenticate e che alcune di queste, per di più, non vogliono dimenticarsi di te. Così, ad esempio, funziona internet. E a volte è un bene, altre, invece, non lo è per nulla.
Il dolore andrà e verrà, come la gente in una porta girevole d’hotel. Leggerai commenti e accuse sulla morte della tua mamma che saranno – così come lo sono oggi – fuori luogo, ingiustificatamente violenti, incomprensibilmente aggressivi, intollerabilmente superficiali.
Cara Rosa, verrà quel momento, credimi. Ti troverai sola, davanti ad uno schermo, a leggere di tua madre. E sarai impreparata dinnanzi a quelle mostruose parole che proveranno a risucchiarti in un oceano scuro, profondo di rancore, salato di livore, agitato da venti di risentimento. Quando tutto questo avverrà, Rosa, dovrai essere ancora più temprata di quanto tu non lo debba essere oggi. Dovrai essere così brava da costruire la memoria di mamma Ambra cercando tra i ricordi più belli e solo tra le parole dei Giusti. Scorrendo le bacheche digitali potresti imbatterti in scomode verità e in facili illazioni.
Sii forte. I genitori non sono perfetti, sono umani. Ma nessuno di loro merita di diventare lo sfogatoio di chi, forse, non conosce altro che il sentito dire o di chi prova a riempire il vuoto di se stesso cercando di crearlo negli altri.
Cara Rosa, non curarti di quelle frasi. Non appartengono agli esseri umani, che dei sentimenti hanno fatto vita, ma ad altri esseri che di umano – credimi, ancora un’ultima volta – non hanno nulla se non le sembianze.