Face to face: tra Spider e Jaguar, una vita per i motori
In carcere per reati legati agli stupefacenti, punta sull'antica passione delle auto d'epoca per riscattarsi
FACE TO FACE – La diciottesima puntata del progetto face to face racconta di un uomo la cui vita è sempre stata nel segno dei motori. Dai primi lavori da apprendista in officine di meccanici al collezionismo di auto d’epoca. In carcere per reati legati al traffico di stupefacenti, punta sulla sua antica passione per riscattarsi e voltare pagina.
TUTTI I RACCONTI – La raccolta del progetto Face to Face
La mia più grande passione
Vi voglio raccontare della mia più grande passione, quella per cui ancora oggi mi sento vibrare dentro: il mondo dei motori.
Iniziamo con una piccola permessa:
A dodici anni, quando tutti i miei coetanei non vedevano l’ora di avere del tempo libero dai compiti, per uscire a giocare al pallone, io iniziai a fare il meccanico, mi recavo in officina solo di pomeriggio, perché al mattino dovevo andare a scuola, ma ben presto risolsi il problema: A quattordici smisi di andarci e iniziai a lavorare a tempo pieno, talmente pieno che in officina ci tornavo anche dopo cena, per poter lavorare tranquillamente.
Il mio primo datore di lavoro è stato il mio vicino di casa, molto bravo e niente affatto geloso, Vittorio Bellan. Del suo mestiere m’insegnò molte cose, riparavamo insieme auto di media cilindrata e qualche auto sportiva. Qualche tempo dopo un amico mi punzecchiò e mi chiese se fossi disposto a entrare in un’officina dove si riparavano ed elaboravano auto di grossa cilindrata, le auto erano bellissime ed io accettai. Il mio vicino ci rimase male ma io conobbi il mio mentore: Ettore Mazzoni. Meccanico carismatico, bravissimo con i motori e ancora di più con la vita, di cui non disdegnava alcun piacere. Guadagnava molti soldi, al suo fianco aveva sempre donne bellissime, ma era sempre in bianco.
Nonostante il fascino e il legame tra noi, i soldi non mi bastavano, quindi lo lasciai e andai a lavorare alla Volkswagen di Ventimiglia. Qui oltre a riparare tutti i tipi di auto, si costruivano anche auto da corsa, io amavo lavorare su queste ultime e, siccome il proprietario ci lavorava la sera, spesso mi fermavo ad aiutarlo. Con Giorgio, il mio principale, si creò un legame sincero, quando andavamo a provarle, spesso mi permetteva di guidarle. Andavamo in una pista di Kart e toglievamo la carrozzeria in vetroresina per non rovinarle. All’’inizio mi permise di prendere la formula Volkswagen per andare in giro la domenica, dopo qualche tempo passai alla F.850, molto più grintosa e con un sound unico. Ogni sabato mi diceva: “Mi raccomando, domani non fare danni!”, ma purtroppo non fu sempre così. Ricordo che un sabato sera in officina c’erano affiancate la f.850 e la f. Ford e lui mi disse: “ domani non pensare di prendere la f. Ford!”, io ovviamente spergiurai che non lo avrei mai fatto, ma invece il giorno dopo lo feci, la misi sul carrello e andai in pista. Nel tempo di pochi giri, forse per le gomme fredde, alla chicane, piegai la sospensione sinistra. Riportai l’auto in garage e appoggiai un camice da lavoro sulla sospensione danneggiata. Quando Giorgio arrivò, con le mani nella tasca del giaccone e la vide, senza guardarmi, mi disse: “ è inutile che la copri” e se ne andò al bar a fare colazione. Non mi disse nulla, né quel giorno, né quelli successivi, nel mio più completo stupore. Fu un periodo bellissimo della mia vita.
A vent’anni aprii la mia prima officina e, nel giro di qualche anno, iniziai a commerciare in auto usate e nuove. Quello fu il momento della grande svolta, nel mio petto iniziò a battere una vera e propria passione, quella per le auto d’epoca, che iniziai a collezionare con amore.
La mia prima auto da collezione, fu una Lotus Super Seven, che acquistai nel 1974 da due sposini austriaci. L’affare mi fu proposto dal proprietario del bar che io frequentavo, che conosceva la mia passione e, in un primo momento, fui molto titubante, l’auto aveva la targa inglese, la guida a destra e non era omologata per l’Italia, dopo averla provata, però me ne innamorai e la portai a casa. Quell’auto aveva un’accelerazione pazzesca e quando portavo qualche amico a fare un giro, il risultato era sempre lo stesso, il passeggero sbiancava dalla paura e, con la guida a destra e l’altezza dell’automobile non superiore agli 80 cm., vi lascio immaginare le urla di panico.
La passione divenne un mestiere e, nel giro di pochi anni, mi ritrovai con circa venti auto: Alfa Romeo GTA 1600, oggi quotatissima, A.R. Giulietta spider, Daimler V8, Jaguar MK2, Jaguar E Type, Renault Alpine, sono solo alcuni dei tesori che custodivo con orgoglio.
Dato che il mio mestiere era diventato, anche quello di scovare le occasioni, per portare le auto a nuova vita tramite un sapiente restauro, questi modelli, che per gli appassionati del genere erano già un sogno, non mi erano costati grandi cifre. I veri pezzi pregiati erano le tre Lancia Stratos, due stradali e una GR4 da competizione, che oggi sul mercato non avrebbe prezzo.
Ho avuto la fortuna di svolgere un lavoro bellissimo e molte sono le soddisfazioni che ne ho ricavato, tra queste, quella di vendere molte auto sportive nel nord Europa, soprattutto in Olanda e negli Stati Uniti.
In America ho venduto Ferrari, Lamborghini, Porsche, Mercedes, il mio lavoro consisteva nel reperire le auto in Europa, mandare ai clienti l telex e ricevuto il benestare, portare le auto nell’agenzia di riferimento, che poteva essere a Berna, in Lussemburgo a Parigi o a Londra, consegnavo le auto e ritiravo i traveller cheque.
Per me che amo le auto sportive quanto viaggiare, questo non era dunque un lavoro ma un divertimento.
Poi però ho avuto qualche intoppo e sono stato coinvolto in un traffico di auto rubate e intestate a società di leasing, venne spiccato un mandato di cattura nei miei confronti e per sottrarmi ad esso mi trasferii nel sud della spagna.
Venni condannato a due anni di reclusione ,le auto che mi contestarono furono due Porsche, la prima era in leasing, alla seconda furono, secondo l’accusa, alterati i numeri del telaio, ma non era così e io conosco la verità.
Nel frattempo, a causa di nuove conoscenze, mi sono perso per strada, cambiando articolo e, visti i risultati, non ho fatto un grande affare. Nella mia vita non avevo mai voluto sapere niente di droga, ero totalmente contrario, soprattutto a quelle pesanti, però vivendo in Spagna, ho conosciuto persone che consumavano e vendevano hashish, in grandi quantità, cercai di approfondire la questione e mi convinsi che questo tipo di droga non avesse nulla a che fare con le altre. Così iniziai, per poi finire qui.
Di tutte le auto d’epoca che ho avuto, oggi me ne restano soltanto tre, forse. Dico forse perché la Giulietta spider 1300 veloce dovrebbe essere nel mio garage e la Porsche 356 e la Lancia Flavia 1500 spider Vignale, sono in consegna ad amici che non vedo da molti anni. Sono auto degli anni “60” completamente restaurate e, appena riuscirò a uscire da questo pozzo nero, gliene affiancherò molte altre.
È incredibile quanta gioia si provi a restaurare un’auto, si parte da un ammasso di ruggine per arrivare a risultati inimmaginabili.
Di queste auto nei mercatini si trova ogni pezzo di ricambio o, se non si trova, c’è chi lo ricostruisce e, ogni volta è una conquista.
In futuro mi piacerebbe effettuare restauri documentandoli, dall’inizio alla fine del processo, piazzando telecamere nella zona lavoro e garantendo al cliente un’altissima qualità.
Il mondo dei collezionisti è sconfinato e quello delle auto d’epoca è un settore mai in crisi.
In Italia ci sono bravissimi restauratori, io voglio tornare a essere uno di quelli.
PUNTATA 18