Face to face: arrestato al compleanno della figlia, una doppia vita
Nella casa di reclusione presso San Michele la decisione di voltare pagina
FACE TO FACE – La sedicesima puntata parla Saimir camionista, sposato e con due figlie. Ma ha anche una seconda vita, ignorata da tutti i famigliari. Ora in carcere a San Michele il proposito di voltare pagina.
TUTTI I RACCONTI – La raccolta del progetto Face to Face
Metamorfosi di un uomo
Sono Saimir, albanese di nascita, proveniente da una cittadina nelle vicinanze di Tirana e oggi, a distanza di anni mi trovo in Italia. La mia infanzia assieme alla mia unica sorella è stata più che soddisfacente. Mio papà era camionista e la mamma lavorava come cuoca nella ristorazione collettiva. Non ci hanno mai fatto mancare nulla e con sacrifici ci hanno permesso di studiare, io fino al raggiungimento delle scuole superiori e mia sorella, fino all’università.
Mio papà è stato una figura importante durante la mia adolescenza, mi ha aiutato a crescere con carattere e a capire i valori della vita. Anche oggi entrambi i miei genitori li porto sempre dentro di me.
La mia vita procedeva tranquilla fino all’undici gennaio del 1998, una data tragica che ha segnato profondamente la mia vita.
Un incidente stradale, eravamo io e un mio amico, io guidavo e lui è morto tragicamente.
La mia vita, a questo punto, ha subito uno stop, non avevo più il coraggio di guardare in faccia i miei famigliari, neppure quelli del mio amico, che continuavano a dimostrarmi affetto e comprensione. Il dolore era forte dentro di me e lo è ancora oggi.
Il mio stato d’animo mi portò a lasciare la famiglia e la mia amata Albania. Destinazione Grecia. In Grecia, grazie ad un mio parente, ho trovato lavoro come cameriere. Dopo diversi mesi, durante i quali continuavo ad avere contatti telefonici con la mia famiglia, sono tornato a casa per le festività natalizie ma, il dolore per la scomparsa del mio amico continuava a distruggermi e allora ho deciso di ripartire, questa volta per l’Italia.
Sono sbarcato ad Ancona, per poi trasferirmi a Livorno e, grazie a un visto di lavoro, ho cominciato a lavorare come camionista. Durante questo periodo, ho conosciuto una brava persona “Giovanni”, con la quale ancora oggi ho un buon rapporto.
Dopo due anni sono rientrato in Albania, perché sentivo la mancanza della mia terra e di tutti i miei parenti.
In Albania, grazie a mia sorella, ho conosciuto Emiliana, che è diventata la compagna della mia vita, con la quale ho avuto due meravigliose figlie. Dopo averla conosciuta, sono rientrato nuovamente in Italia a riprendere il mio lavoro di camionista. Nel 2003 Emiliana si è trasferita a Torino dalla sorella, per continuare gli studi universitari, nel 2007 decido di raggiungerla e nel 2008 è nata la nostra prima figlia.
Inspiegabilmente, pur essendo ubriacato dalla felicità per la nascita di mia figlia, ho iniziato a cambiare vita e, parallelamente al lavoro di camionista, attratto dai facili guadagni, ho iniziato a percorrere un’altra strada. Mia moglie era all’oscuro di tutto.
Avevo costruito un’agiatezza famigliare che mi permetteva di mantenere un livello di vita molto elevato e andavo spesso in Albania per rivedere i miei parenti e la mia terra.
Nel 2012 è nata la mia seconda figlia e tutto procedeva bene fino al 2013. In quell’anno, in aeroporto, prossimo alla partenza per Disneyworld – Parigi, vengo arrestato e mia moglie viene a conoscenza della mia seconda vita.
Questa seconda data, dopo quella della morte del mio amico, mi ha segnato profondamente. Mi sono sentito come un verme!
I miei genitori e i famigliari sono rimasti allibiti dal mio arresto e nella mia famiglia, oltre a mia moglie, chi ha accusato il colpo più forte è la maggiore delle mie figlie, quella che stringevo tra le mie braccia in aeroporto, poco prima di partire per Disneyworld, dove avemmo dovuto, quel giorno stesso, festeggiare il suo compleanno.
Spero un giorno di riuscire a mantenere la promessa e poterla finalmente portare a Parigi.
Nella mia vita parallela, per la quale oggi non ne vado affatto fiero, tutto era come in un film, era tutto facile, i soldi, i viaggi, le donne, ma purtroppo ero circondato anche da tanta falsità. Ero a volte consapevole di un possibile rovescio della medaglia ma quella vita mi dava forti emozioni, quasi come fossi alla ricerca di non so quale obiettivo.
Mi sono reso conto, dopo il mio arresto, che molte persone che si spacciavano per amici, non erano tali e la loro amicizia era solo legata a interessi economici.
Dopo il mio arresto, ho potuto cominciare a riflettere e guardarmi dentro. Ho capito l’importanza della mia famiglia, come punto di riferimento, che purtroppo, pur standomi vicino, ho trascurato.
Oggi, ogni giorno quando mi guardo allo specchio, vedo un altro Miri, un uomo che vuole rimettersi in gioco, ripartire da zero, assumendosi tutte le responsabilità del caso, anche se non sono piacevoli.
Pur trovandomi in un luogo di detenzione, penso di riuscire a trovare le valide opportunità per ricostruirmi una nuova libertà, così da poter essere un uomo nuovo per mia moglie e un papà ritrovato per le mie figliole.
Da qualche mese mi trovo presso la Casa di Reclusione San Michele, dove, oltre ogni aspettativa, mi è stata data una grossa opportunità per cominciare a dare un senso alla costruzione della mia nuova libertà.
Sto frequentando i laboratori di “Artiviamoci”e con mia sorpresa ho scoperto la bellezza dei colori e dell’arte. Mi sto applicando con devozione e interesse. È mia intenzione fare qualcosa per le mie figliole.
Purtroppo questi anni di detenzione saranno sottratti alla mia famiglia, ma certamente saranno un momento di crescita ulteriore per dimostrare a tutti la mia metamorfosi verso un futuro migliore, ricco di amore per tutte le persone a me care.
PUNTATA 16