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    Cultura, Generic
    26 Agosto 2019
    ore
    11:47 Logo Newsguard
    Vite in cella

    Face to face: la quotidianità del carcere, convivere con il cancellino

    Condividere con un’altra persona lo spazio ristretto di due metri per quattro

    FACE TO FACE – ‘Il cancellino’ è il titolo di questo nuovo racconto con riferimento al nomignolo utilizzato in carcere per indicare il proprio compagno di cella. È proprio questo è il tema del racconto: il rapporto con l’altro in un ambiente ristretto di due metri per quattro.

    TUTTI I RACCONTI – La raccolta del progetto Face to Face

    Il concellino

    Prigione, galera, dietro le sbarre, al gabbio, al fresco. Tutti questi vocaboli diversi hanno lo stesso significato, che consiste nell’essere privato della propria libertà fisica e mentale e il dovere sottostare a delle regole e a degli obblighi anch’essi fisici e mentali. Oltre all’essere privati delle libertà di base cioè uscire all’aperto, andare in montagna o al mare, potersi svegliare e addormentare nella propria casa con i propri cari, cose che quando si uscirà dalla carcerazione si apprezzeranno maggiormente, ti viene imposta una convivenza con persone di ogni tipo, rapinatori, truffatori, spacciatori, narcotrafficanti, corrieri della droga, sequestratori, gente dedita allo sfruttamento della prostituzione, assassini o quasi e ladri di ogni tipo.

    Tutte le persone che incontri hanno in comune solamente una “sentenza di colpevolezza” emessa da un giudice, indipendentemente che siano colpevoli o innocenti. Una volta emessa la sentenza, loro hanno una cosa in comune: essere delinquenti! Ora in Italia, a differenza di una volta, nelle carceri vi è una popolazione composta da diverse etnie, religioni e correnti di pensiero. Questa convivenza imposta, può essere positiva o negativa, a seconda della persona o delle persone con le
    quali devi stare all’interno della camera detentiva, luogo in cui si passa la maggior parte della giornata.

    Ogni istituto penitenziario ha orari diversi di apertura e chiusura delle celle e del periodo in cui si può stare all’esterno di esse. Le celle vengono aperte nella mattinata, in un orario che può variare dalle sette e trenta fino alle nove del mattino, durante il passaggio del vitto possono essere chiuse dalle undici fino alla una, poi alle diciassette, con chiusure intermedie dalla mezz’ora all’ora, dovute al cambio turno degli assistenti penitenziari.

    Una volta rinchiusi, si passa il tempo a stretto contatto con il proprio concellino, con il quale si prepara da mangiare, si gioca a carte, si parla del più e del meno e ci si racconta la propria vicenda, quindi un estraneo diventa un tuo caro amico e così il tempo passa abbastanza velocemente.
    A volte la convivenza diventa difficile perché non ci si trova d’accordo per svariati motivi, che possono essere anche banali, ma alla lunga in uno spazio ristretto di due metri per quattro e, sottoposti alla pressione imposta dal sistema carcerario, possono risultare più pesanti. Anche lo stare con un amico, un conoscente o un parente, diventa difficile.
    Durante il periodo della mia detenzione, ormai quasi tre anni, passati tra le carceri di Torino e il carcere San Michele di Alessandria, ho conosciuto diverse persone, con le quali sono stato in cella, con alcune di queste mi sono trovato meglio, con altre peggio.

    In quest’ultimo periodo di carcerazione, dopo essere uscito per sei mesi con l’affidamento in prova al servizio sociale ed essere rientrato per il sopraggiungere di un’altra condanna definitiva, mi sono trovato a scontare la mia pena con un estraneo conosciuto: mio zio. Con mio zio per svariati motivi di lavoro, di diversi stili di vita, d’interessi, essendo lui molto impegnato nella politica come parlamentare europeo e nel sociale, come presidente di molte associazioni, e, avendo lui il doppio dei miei anni, non ci siamo mai frequentati molto. Nella disperazione di dover scontare un ennesimo periodo di carcere, ho avuto però la fortuna di conoscerlo a fondo. Un personaggio come mio zio, così diverso ma allo stesso tempo simile a me. Ci sarebbero tanti particolari e dettagli da raccontare! Ma in sostanza in carcere i conoscenti diventano estranei e gli estranei diventano i tuoi nuovi amici! Un buon cancellino equivale a metà della pena!

    PUNTATA 13

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