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    Face
    Cultura, Generic
    25 Luglio 2019
    ore
    16:14 Logo Newsguard
    Vite in cella

    Face to Face: il racconto della giornata di Angelo Massobra

    FACE TO FACE – Quinta puntata di Face to Face, progetto artistico condotto da Massimo Orsi che Il Piccolo pubblica a puntate. Oggi raccontiamo la storia di Angelo Massobra.

    TUTTI I RACCONTI – La raccolta del progetto Face to Face

    Mi chiamo Massobra Angelo

    Io mi chiamo Massobra Angelo, sono nel carcere di San Michele ad Alessandria dal 23 novembre del 2013 e vi racconto la mia giornata:

    Al mattino alle 8,30 vengono aperte le celle.
    Verso le 9 ci portano la colazione, che faccio subito.
    Alla mattina prendo per colazione latte e caffè e poi nella tazza, metto i biscotti.
    Dopo le nove, vado all’aria a camminare e a fare due chiacchiere con i miei compagni, alle 10,00 salgo in sezione e faccio la doccia poi pulisco la cella e terminata la pulizia, mi metto a giocare a carte fino alle 11,30.
    Verso le 12.00 preparo il tavolo, che siamo in tre che mangiamo insieme nella mia cella.
    A quell’ora passa il carrello e guardiamo se c’è qualcosa che ci va.
    Nel carrello in genere per primo c’è o la pasta o il riso, per seconde verdure, il martedì c’è la carne e il venerdì, il pesce.
    Altrimenti ci prepariamo qualche panino con gli affettati che ci portano dal colloquio.
    Finito il pranzo, vado a lavare i piatti e decido se andare al corso o all’aria, fino alle 15,00.
    Alle 15,30 ci chiudono in cella, che riaprono alle 16,30 e, verso le 17,00 preparo il tavolo per la cena, che consumiamo attorno alle 18,00.
    Alla sera siamo noi a cucinare, raramente ci serviamo del carrello, mettiamo su l’acqua per la pasta e ci mangiamo una bella pasta asciutta.
    La pasta ce la facciamo aglio e olio e peperoncino, o al pesto, o al sugo, una volta alla settimana ci facciamo il risotto al gorgonzola e fontina, per secondo mangiamo quasi sempre insalata, la pasta la cuciniamo su dei fornelli che abbiamo in cella.
    Terminata la cena, vado a lavare i piatti.
    Alle 19,00, richiudono le celle e mi metto a guardare la televisione o a giocare a carte con il mio concellino fino alle 23,30.
    Nella serata, il lavorante di sezione ci manda sempre una fetta di torta o qualche bignè.
    Poi vado a dormire fino all’indomani alle 8,30, quando le celle vengono riaperte.
    Così per settimane, per mesi e per anni e, spero, che l’ultimo anno che devo scontare, di poterlo fare agli arresti domiciliari, ospite del monastero di Germagno , dove ho già passato due anni della mia vita, prima che la mia condanna diventasse definitiva.

    Io mi chiamo Massobra Angelo e ora vi racconto la mia giornata al monastero San Pietro e Paolo a Germagno in provincia di Verbania.
    Nel monastero vivono dieci monaci benedettini e ognuno ha il suo lavoro; chi fa le marmellate, chi si occupa degli alveari per la produzione del miele, chi guarda i frutteti, chi produce la grappa.
    Ogni monaco vive nella sua cella, che viene chiamata stanza.
    Oltre alle dieci celle occupate dai monaci, ce ne sono cinque per gli ospiti, che possono fermarsi al massimo per una settimana.
    La prima sveglia suonava alla una di notte, ci si alzava e si andava in chiesa a pregare fino alle due.
    Alle due si ritornava nella cella, la stanza.
    Alle 5,45 ci si alzava per la preghiera, fino alle 6,00.
    Alle 7,00 iniziava la messa, che terminava alle 7,30.
    Alle 7,45 iniziava la preghiera silenziosa.
    Alle 8,00 c’erano le Lodi che terminavano alle 8,45.
    Poi si andava a fare colazione e finito si rientrava nella cella.
    Per colazione c’era un carrello, dove ci si poteva servire, c’era il latte, il caffè, il te, i biscotti, le marmellate e la frutta.
    Alle 9,30 si tornava in chiesa per pregare fino alle 9,45.
    Poi si andava a lavorare, io ero nel laboratorio dove, si preparavano le marmellate.
    Se ne preparavano più di duecento qualità e la produzione annuale superava i trenta mila vasetti.
    Si lavorava fino alle 12,30.
    Alle 12,30 si tornava in chiesa per la preghiera fino alle 13,00.
    Alle 13,00 si andava a pranzo.
    A pranzo, che consumavamo nel refettorio, venivamo serviti dai monaci, c’era pasta, riso, per secondo carne o pesce, il venerdì era il giorno del digiuno.
    Finito il pranzo, si rientrava in cella fino alle 15,00.
    Alle 15,00 si andava in chiesa per la preghiera fino alle 15,30.
    Alle 15,30 si tornava al lavoro fino alle 17,30.
    Alle 17,30 si tornava in chiesa per i Vespri che terminavano alle 18,30.
    Alle 18,30 si cenava.
    Per cena c’era il minestrone o il passato di verdure, per secondo c’era il formaggio.
    Finita la cena, si rientrava in cella e vi si rimaneva fino alle 20,00.
    Alle 20,00 tornavamo in chiesa per Compieta, fino alle 20,30.
    Alle 20,30 si rientrava in cella dove, rimanevamo fino alla sveglia della una di notte.
    Nel monastero non c’è la televisione, non ci sono telefonini e, quando i monaci sono in giro per lavoro, vengono chiamati con il suono della campana, ognuno ha un suo suono.
    Anch’io avevo il mio suono e, quando mi cercavano, ero avvisato con quattro rintocchi di campana.
    Così erano le mie giornate e così spero tornino a essere.

    PUNTATA – 5

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