La fantasia del Bajkal di Quilici
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2 Marzo 2018
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La fantasia del Bajkal di Quilici

Nel linguaggio comune, dell'uomo della strada, "fantasia" è sinonimo del contrario della realtà: una sequenza di immagini poco o male connesse fra loro che impediscono l'accesso a una vera e propria conoscenza delle cose...

Nel linguaggio comune, dell'uomo della strada, "fantasia" è sinonimo del contrario della realtà: una sequenza di immagini poco o male connesse fra loro che impediscono l'accesso a una vera e propria conoscenza delle cose...

LO SCAFFALE – La fenice del Bajkal di Folco Quilici Formato Kindle €6,99

Folco Quilici (Ferrara 1930 – Orvieto 2018) iniziata l’attività amatoriale in campo cinematografico ha studiato regia presso il Centro sperimentale di cinematografia di Roma specializzandosi in riprese sottomarine. Acquistata la grande fama come documentarista si è cimentato anche, nel campo della narrativa. Campo fertile è stato quello del cinema culturale trovando sia in Italia sia all’estero lo spazio per programmi televisivi di grande importanza. Per Rai 3 ha diretto, dal 1971 al 1989, la rubrica Geo. L’impegno nella TV culturale gli sono valsi numerosi premi internazionali come, a esempio, quello del 1976 con il Festival dei Popoli, il Primo Premio della Critica italiana per gli otto film della serie Alla Scoperta dell’India del 1968 e per la festa Barocca del 1983. Ha meritato anche, nel 1977, il Premio della critica Francese per Mediterranéé. Dal 2002 ha collaborato con importanti serie televisive a Sky. Dal 1954 in poi ha pubblicato, in Italia e all’estero, numerose opere di saggistica fino ad arrivare a La Fenice del Bajkal del 2005, Libeccio del 2008 e La Dogana del Vento del 2012.

Nel linguaggio comune, dell’uomo della strada, “fantasia” è sinonimo del contrario della realtà: una sequenza di immagini poco o male connesse fra loro che impediscono l’accesso a una vera e propria conoscenza delle cose. Anche nella storia della letteratura si è a lungo manifestata una simile differenza verso questa singolare capacità della mente umana.
Numerosi filosofi del passato hanno contrapposto all’esercizio dell’immaginazione e della fantasia quello della razionalità, l’unica, a loro dire, capace di condurre alla costruzione di concetti universalmente validi. Per quanto riguarda la letteratura, anche nel nostro secolo, si è spesso voluto privilegiare un tipo di narrativa (ma anche di pittura e di cinema) che rispecchiasse fedelmente la realtà, temendo che procedimenti artistici fantastici (o simbolico-allegorici-o grotteschi o altro) non aiutassero lettori e spettatori a comprendere le caratteristiche del mondo contemporaneo.
Sappiamo oggi (ma lo avevano intuito grandi scrittori e filosofi fin dall”antichità), che la fantasia è un modo complementare o anche alternativo alla ragione per analizzare e interpretare la realtà.
Ne La Fenice del Bajkal l’oceano che descrive l’Autore è diverso anche se la narrazione ci riconduce all’immenso Bajkal. E Marco Arnei e Sara Morasky lo affrontano con la grinta e la spregiudicatezza di un’avventura nuova e, naturalmente, piena d’incognite. Bajkal è il lago più profondo della terra, è gelido e tempestoso ed è la distesa d’acqua più grande della sconfinata regione siberiana. Certo è che nei suoi abissi i due oceanauti devono cercare un aereo italiano perduto nel 1945. Probabilmente quello stesso che aveva a bordo i diari di Mussolini destinati all’Imperatore del Giappone, e la ricerca si presenta subito pericolosa e carica di incognite.

 

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