Un Carrà, due Mazone e un Moncalvo donati dallo Stato ai musei italiani
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Un Carrà, due Mazone e un Moncalvo donati dallo Stato ai musei italiani

Tre dipinti antichi e uno moderno di autori legati al nostro territorio vanno ad arricchire collezioni pubbliche di Milano, Genova e Bruzolo

Tre dipinti antichi e uno moderno di autori legati al nostro territorio vanno ad arricchire collezioni pubbliche di Milano, Genova e Bruzolo

OPINIONI – MiBACT: una sigla di certo non tra le più famose. Significa “Direzione generale archeologia belle arti e paesaggio”. Qual è la notizia? Il MiBACT ha acquisito tra il 2016 e il 2017 ben 151 opere d’arte con i fondi destinati agli “acquisti coattivi” per un totale di tre milioni e 891.900 euro.

Le 151 opere – sculture, fotografie, porcellane, disegni, ma soprattutto quadri – sono state destinate ai musei e agli istituti culturali statali.  Tra queste un dipinto di Carlo Carrà, un olio attribuito a Guglielmo Caccia detto il Moncalvo e una tavola di Giovanni Mazone. Tre autori per vari motivi – di nascita come Carrà e Mazone (con due tavole), di pertinenza per le numerose opere che si trovano in provincia di Alessandria per Moncalvo – che sono strettamente legati al nostro territorio.

Il Carrà è andato alla Pinacoteca di Brera, Palazzo Citterio, i Mazone alla Galleria Nazionale di Palazzo Spinola a Genova, il Moncalvo al Castello di Bruzolo in provincia di Torino. È questa ultima destinazione a generare qualche domanda. Perché Bruzolo in Val di Susa? Senza farsi prendere da soverchio campanilismo sarebbe stato bello che uno dei tre dipinti fosse destinato alla nostra città. Tant’è, meglio rallegrarsi del salvataggio delle opere, considerando che per il 2018, ha detto il ministro Franceschini: “Le risorse destinate alle acquisizioni nella Legge di Bilancio 2018 sono state aumentate di altri quattro milioni di euro”.

Per entrare nel dettaglio: gli acquisti sono stati effettuati dalla Direzione Generale archeologia, belle arti e paesaggio e sono avvenuti su proposta delle locali Soprintendenze, agendo in prelazione su compravendite private o in acquisto coattivo per evitarne l’esportazione. Su segnalazione degli uffici esportazione (che propongono l’acquisto delle opere al prezzo dichiarato nella richiesta di autorizzazione all’uscita dal territorio nazionale) e delle soprintendenze (che propongono di esercitare la prelazione quando un’opera vincolata viene posta in vendita) sono entrati, così, a far parte delle collezioni dei musei italiani autentici capolavori.

Vediamo di quali opere si tratta: di Giovanni Mazone (Alessandria, documentato in Liguria e ad Alessandria dal 1453 al 1510, morto prima del 1512) “La Visitazione e Santo Vescovo”, 1455-1460 circa e la “Presentazione di Gesù del tempio”, 1455-1460 circa, tempera e foglia d’oro su tavola, cm 23,5×35 (ciascuna), provenienti da Flavio Pozzallo di Oulx (sic), acquistati in prelazione; di Guglielmo Caccia detto il Moncalvo (attribuito) (Montabone 1568- Moncalvo 1625) “L’annunciazione”, olio su tela, cm 178×135; di Carlo Carrà (Quargnento 1881-Milano1966) “Allegoria del lavoro”, 1905 olio su tela, cm 232×173, provenienza: Società Cooperativa di Costruzioni Lavoranti Muratori P.A. in liquidazione (Milano) acquistato in via di prelazione su proposta dalla Direzione della Pinacoteca di Brera.

Il Carrà appartiene al periodo divisionista del pittore, un’opera che riprende i temi sociali cari a Giuseppe Pellizza e il mondo del lavoro impegnato nelle battaglie politico-sindacali. I tre dipinti antichi, come si può vedere dalle foto, ancorché attribuito nel caso del Moncalvo, si presentano come opere di grande qualità e di straordinaria bellezza. Interessante che il Carrà sarà destinato alla “Nuova Brera” che includerà i grandi spazi dell’adiacente palazzo Citterio, che sarà aperto, sembra, nel 2019.

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