San Giovannino: uno scrigno rococò
Le splendide statue lignee fanno della chiesa un gioiello che non molti conoscono. Il restauro si spinge a fare cose che non immaginiamo neppure per salvare le opere darte
Le splendide statue lignee fanno della chiesa un gioiello che non molti conoscono. Il restauro si spinge a fare cose che non immaginiamo neppure per salvare le opere darte
A compiere il restauro Nino Silvestri, che nel suo laboratorio di Genova ha messo in atto tutte le più aggiornate metodiche per arrivare allo scopo. Ed ecco che le nicchie della chiesa che sovrastano gli altari laterali e l’altare maggiore sono tornate ad accogliere i quattro gruppi lignei che rappresentano scene dell’Antico Testamento: Caino e Abele, Abramo e Isacco, il sacrificio di Noè e dei suoi figli dopo il diluvio e l’episodio di Mosè e del serpente.
Al di là della notizia, che data da più di un mese, e oltre le ipotesi riguardanti l’attribuzione e la destinazione a casse processionali delle sculture, al di là delle informazioni, preziose, sulla storia costruttiva delle statue, del suo autore, ciò che preme sottolineare è l’interesse della scultura lignea del Settecento in Piemonte e Lombardia, dai Sacri Monti alle chiese delle Confraternite, come questa di San Giovannino. La devozione e la determinazione dei confratelli ha contribuito in questo come in altri casi – non lontano da noi il Sacro Monte di Crea – a conservare un patrimonio che – come scriveva Giovanni Testori – disegna un grande Teatro del Sacro di cui San Giovannino è di certo un importante capitolo, con i suoi santi dalle meravigliose policromie, quei volti che sembrano disegnati da uno scultore espressionista del Novecento.
A interpretare l’importanza del gruppo ligneo lo storico dell’arte Fulvio Cervini, docente dell’Università di Firenze, che ha sottolineato la contestualità del gruppo con la chiesa, l’omogeneità di contenitore (oggetto di un precedente restauro seguito dall’architetto Andrea Milanese). E la difficoltà di mettere a punto il restauro, vista la leggerezza del materiale usato.
La presenza di un lato b (la schiena è scolpita in modo meno raffinato della parte anteriore) fa pensare, secondo lo studioso, che le statue fossero utilizzate in occasioni cerimoniali paraliturgiche. Ha sottolineato la scelta iconografica non comune di personaggi veterotestamentari. Insomma una vicenda che – come spesso accade nella storia dell’arte – è un appassionante giallo tra attribuzioni e interpretazioni. Una storia che ci auguriamo venga raccontata nel dettaglio da Fulvio Cervini, uno storico dell’arte che ha la stoffa dell’affabulatore.