Helen una vera eroina dell’ottimismo
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2 Maggio 2017
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Helen una vera eroina dell’ottimismo

Ecco cosa possiamo imparare da lei e Dal libro "Il silenzio delle conchiglie": che se crediamo in qualcosa – per quanto lontana e difficile ci sembri – possiamo insistere, essere testarde senza diventare fanatiche...

Ecco cosa possiamo imparare da lei e Dal libro "Il silenzio delle conchiglie": che se crediamo in qualcosa ? per quanto lontana e difficile ci sembri ? possiamo insistere, essere testarde senza diventare fanatiche...

LO SCAFFALE – “Il silenzio delle conchiglie” di Helen Keller – edizioni e/o – 2014, €14,00

Mark Twain scrisse “E’ come Cesare, Alessandro, Napoleone, Omero, Shakespeare e tutti gli altri immortali. Tra mille anni sarà famosa proprio come lo è oggi” e la profezia si è avverata raggiungendo traguardi impensabili per qualunque donna del suo tempo. Grande anche, fra i Grandi della nostra epoca. Cosa possiamo imparare da lei: che se crediamo in qualcosa – per quanto lontana e difficile ci sembri – possiamo insistere, essere testarde senza diventare fanatiche.
Spunto storico di speranza, Helen Keller è legata a una particolare atmosfera di donna che ha scelto e che non si discosta dalle sue scelte neppure di fronte a sacrifici o difficoltà personali.
“Me ne stavo in piedi presso la porta – aspettando non sapevo chi… Luce, luce datemi luce! Gridava nel silenzio l’anima mia… ed ebbi l’impressione di un passo che si avvicinava, credetti fosse mia madre e tesi la mano… qualcuno che non era mia madre me la prese e dopo un istante mi sentii fra le braccia amorose di colei che doveva sollevare dinanzi al mio spirito il velo di tanti, infiniti misteri…” sì perché il mondo, con tutte le sue bellezze, i suoi colori, le sue armonie si era chiuso intorno a lei come una tenebrosa prigione. “Per sempre”!

La sventura che ha colpito questa bimba dall’età di diciannove mesi è troppo grande per essere accettata con rassegnazione: dopo una violenta febbre durata un paio di giorni, forse scarlattina forse meningite, la piccola è diventata cieca, sorda e muta.
Le terribili parole hanno fatto rabbrividire l’intera sua famiglia e le manine via via che la bimba cresce e che si tendono verso i visi per esplorarli ansiose di “sentirli” sono in realtà l’unica possibilità di comunicazione.
Gli anni passano lentamente senza che niente accada: Helen è isolata nel suo buio, silenzioso deserto.
É cresciuta come una bestiola, ignara di quello che la circonda, comunicando per lo più solo con la mamma a gesti, suggeriti dall’istinto.
La vita non ha significato e soltanto in fondo al cuore si agita, come un barlume di luce, il pallido, confuso ricordo del sole che ha visto brillare ormai da troppo tempo.
Ma qualcosa di nuovo si va concretizzando: dopo aver chiesto, scritto, implorato da un istituto specializzato è segnalata una giovane istitutrice, Annie Sullivan, che quand’era piccola aveva quasi perso la vista, poi recuperata a prezzo di cure e sacrifici infiniti.
In casa Keller si aspetta ansiosamente l’arrivo di Annie e Helen narra proprio nel suo primo libro la strana insolita, atmosfera dell’attesa.
Con Miss Sullivan arriva in casa Keller non soltanto un metodo educativo ma un grande cuore capace di amare, di comprendere con dedizione infinita e soprattutto la speranza di poter trasformare la vuota esistenza di Helen.
Un’intelligenza non comune e il desiderio di uscire dall’isolamento che l’ha bloccata per tanto tempo stimolano la piccola Helen ad apprendere sempre di più e il suo mondo si va colmando di meravigliosi significati finché un lampo di luce illumina i suoi occhi per “vedere con la mente e ascoltare con il cuore”.
Un anno e mezzo dopo l’arrivo di Miss Sullivan Helen fa il suo primo viaggio e la gioia raggiunge l’apice quando, sulla scogliera di Playmouth – dove nel 1620 erano approdati i Pellegrini del Mayflower – sente per la prima volta il mare.
Con le braccia tese verso l’immensità che intuisce vibrare innanzi a sé, i capelli scompigliati dal vento e il nasino bagnato dagli spruzzi salati, Helen piange di felicità e capisce che anche una creatura come lei può godere di ciò che Iddio ha concesso agli uomini: essere felice.
Con un nuovo metodo le insegnano a parlare: dapprima sono pochi suoni gutturali strappati a fatica dal petto poi, con infinita pazienza, Helen impara a pronunciare speditamente le parole.
Da quel momento, finalmente, può comunicare con gli altri, esprimendo con facilità i suoi sentimenti e convincendo anche i più increduli che i sordo-ciechi sono individui recuperabili, che possono lavorare come tutti gli altri e rendersi utili, se debitamente educati e istruiti.
Con l’alfabeto Braille Helen scopre nuove meraviglie: può leggere a suo piacimento e velocemente e decide allora d’intraprendere lo studio del latino, del francese, del tedesco e in seguito dell’italiano.
Nello stesso tempo incomincia a scrivere per alcuni giornali e i suoi articoli destano un enorme interesse. L’America, stupita e commossa, si chiede come sia possibile ed è la stessa Helen che lo spiega: “Le grandi vie della scienza sembravano sbarrate per me ma il mio cuore voleva a ogni costo raggiungere la meta”.
Certamente ella intuiva che dinanzi le balenava un mondo inesplorato, pieno di bellezza e di luce e che proprio in quel mondo ideale si sarebbe sentita perfettamente uguale agli altri, libera come chiunque altro.

La sua tesi di laurea fu un capolavoro. Helen ci appare come una vera eroina dell’ottimismo: una creatura come lei tanto crudelmente colpita dalla sorte e perciò ben consapevole di tutto ciò che le mancava sa dare agli uomini più fortunati di lei una mirabile lezione di forza e di fede, soffocando in sé la naturale tendenza umana alla disperazione.

Ci stupisce l’incredibile ottimismo di questa sordo-cieca? Ebbene, pensiamo per un momento che nella sua infanzia conobbe solo il dolore.

Poi, all’improvviso, una parola caduta sulla mano la sveglia alla gioia: “la mia prima esperienza – scrisse Helen – fu un enorme salto dal male al bene”.

E tutto ciò che in seguito l’accompagna nella vita – l’aiuto del Signore, il suo stesso coraggio, la comprensione e la bontà che trova negli altri – non fu che una serie di vittorie sul male e sul dolore”. Impariamo dall’eroismo silenzioso di Helen Keller che le difficoltà della vita non sono insormontabili, se ci sforziamo di trovare in noi la volontà e la fede per riuscire a superarle.

Per ricordarne il fulgido esempio, il Comitato Cultura / Beni Culturali del Lions Club Bosco Marengo Santa Croce le dedicherà due intensi momenti di approfondimento il 6 giugno prossimo presso la Biblioteca Civica “Francesca Calvo” e la Chiesa di San Giovanni Evangelista.
 

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