Distretto del gioiello fra proposte e critiche (su Bulgari) della Cna
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Distretto del gioiello fra proposte e critiche (su Bulgari) della Cna

Riflessione sul futuro, sollecitazioni al Comune di Valenza, liberalizzazione dei laboratori e recupero delle aree dismesse nella lunga riflessione del Consorzio Unione Artigiani della città dell'oro

Riflessione sul futuro, sollecitazioni al Comune di Valenza, liberalizzazione dei laboratori e recupero delle aree dismesse nella lunga riflessione del Consorzio Unione Artigiani della città dell'oro

ECONOMIA E LAVORO – La riflessione è di categoria, ma investe in pieno l’amministrazione pubblica e l’intero sistema socioeconomico del Distretto dell’oro e del gioiello. La Cna (Consorzio Unione Artigiani) di Valenza rilancia, attraverso un lungo documento, riflessioni e proposte che risalgono al 2009 e che sono state riprese successivamente nel contributo per l’ultima campagna elettorale. Il testo contiene duri attacchi alla scelta del Comune di favorire l’insediamento Bulgari, critica l’abbandono del Palazzo Mostre, ribadisce la necessità di recuperare spazi e aree attrezzate dismesse e abbandonate prima di autorizzare insediamenti in aree nuove che traducono “in cementificazione e ripercussioni sulla salvaguardia dell’ambiente”. Uno degli spunti iniziali, effettivamente, non ha perso smalto, né attualità. “Per la nostra realtà – le parole sono del 2009 – occorrerà promuovere un vero e proprio censimento delle fabbriche dismesse, propedeutico a un riutilizzo razionale degli spazi produttivi, coinvolgendo nelle eventuali ristrutturazioni la piccola e media impresa edile ed affine; occorre quindi rifuggere da tentazioni di autorizzare nuovi grandi insediamenti, ma orientarsi verso la riqualificazione urbanistica e produttiva degli spazi esistenti e inutilizzati”.

Come sia andata negli anni successivi, si vede. Che il ragionamento sia applicabile a ogni nuovo insediamento, è però cosa leggermente diversa. Infatti realtà come Bulgari (che ha investito fior di risorse per la sede ormai entrata già in attività) seguono logiche diverse da quelle di piccole e medie imprese, cercano la ‘location’ e un sistema organizzativo interno che risponde a esigenze tutte interne (non a caso, Bulgari non ha sostanzialmente contatti nemmeno con Confindustria). Comunque sia, la Cna è convinta che se si fosse seguito questo suggerimento, tutto ciò “avrebbe, probabilmente, portato più vantaggi rispetto alle scelte assunte successivamente vedi l’autorizzazione a un grande insediamento industriale e ad altri di minore grandezza, al di fuori delle aree produttive”. Proprio quelle aree a rischio di impoverimento e abbandono. “basti pensare che nell’area Coinor quasi il cinquanta per cento degli edifici produttivi sono dismessi ed inutilizzati e l’area nel suo complesso, salvo sporadici interventi di manutenzione pubblica, il più delle volte appare come abbandonata a se stessa. Siamo consapevoli che le fabbriche sono state dismesse a causa della gravissima crisi che ha colpito il settore orafo produttivo e commerciale, inoltre la mancanza di ricambio generazionale non ha più consentito quel meccanismo che consentiva il tramandarsi anche nell’ambito famigliare della vita e della gestione dei laboratori. La Cna ha la sede nel Centro Servizi Coinor che comprendeva anche la mensa orafa poi divenuta ristorante, bar, servizi al settore. Apprendiamo che a giorni chiuderà lo sportello della banca Bpm (effetto della ristrutturazione dell’istituto di credito dopo la fusione nazionale, ndr) e rimarremo gli unici componenti attivi del condominio polifunzionale”.

Pesanti le critiche alla scelta dell’insediamento Bulgari che “è stato “subìto” forse, riteniamo, per il provvido incasso di qualche onere di urbanizzazione a pieno discapito delle impostazioni programmatiche del passato e delle centinaia di imprese che investendo capitali propri hanno costruito in diritto di superficie le loro sedi aziendali. Tutto questo non viene mitigato dalla suggestione che la localizzazione di un grosso gruppo industriale possa portare a Valenza e all’economia lustro e ritorni di immagini importanti, per la verità sono argomentazioni già utilizzate quando l’idea della costruzione del Palazzo Mostre”. Una struttura “nata trionfalisticamente quale secondo polo fieristico regionale e rispetto al quale possiamo affermare oggi che, più che inutilizzato, ci sembra, con il senno di poi ovviamente, inutile e auspichiamo che qualcuno preposto alla governance prima o poi dica cosa succederà”.

Che fare allora? Accelerare, per la Cna, la “liberalizzazione degli insediamenti nell’area orafa e la possibilità che gli imprenditori, divenuti ‘semplici’ proprietari personali dei laboratori, possano addivenire alla alienazione senza incorrere in trasgressioni alle normative vigenti in materia di piano regolatore e convenzioni a suo tempo stipulate. Ancora pochi mesi fa – dice la Cna – ci è stato risposto che tutto è fermo a causa della non assunzioni di provvedimenti specifici da parte di organi amministrativi e burocratico tecnici a livello comunale. E il risultato è che tutto è, desolatamente, fermo”.

Alla fine del lungo documento, non manca l’autocritica. “Non ci sottraiamo – si legge – dalle nostre responsabilità politico-sindacali. Anche la nostra associazione non ha saputo cogliere appieno e per tempo le modificazioni che stavano avvenendo, abbiamo privilegiato la ricerca per l’ottenimento di un sempre migliore livello di qualità nell’erogazione dei servizi alle imprese, anteponendo a volte questa attività, comunque importante, di supporto alle imprese a quella che dovrebbe rimanere la nostra vocazione principale e per la quale siamo nati: fare proposte, denunciare le storture, rappresentare politicamente e sindacalmente, sempre ed in ogni caso, gli interessi delle imprese. Quanto accaduto in questi anni ci spinge oggi a non commettere più errori di sottovalutazione e superficialità nell’analizzare i problemi”.

Infine il forte richiamo al Comune di Valenza. Che deve “assumere concreti provvedimenti, vedi per esempio la riduzione delle imposte e delle tasse comunali che hanno raggiunto negli ultimi anni livelli di pesantezza inaccettabili. Occorre l’adozione di provvedimenti che permettano ai proprietari di laboratori dismessi e inutilizzati di essere alienati a condizioni favorevoli e misure che impediscano la nascita di nuove costruzioni promuovendo, anche attraverso l’introduzione di incentivi (vedi per esempio l’abbattimento dell’Imu), la ristrutturazione degli edifici produttivi dismessi favorendo il coinvolgimento delle piccole e medie imprese edili del territorio. Ribadiamo con forza la necessità che le aree destinate agli insediamenti produttivi siano liberalizzate e che i laboratori di proprietà personale di ex imprenditori possano essere ceduti. Auspichiamo che l’amministrazione comunale assuma nel più breve tempo possibile i provvedimenti necessari al fine di consentire l’attuazione di tali proposte”.
 

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