E il Borsalino dice chapeau al gioiello
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E il Borsalino dice chapeau al gioiello

L'omaggio a Vincenzo Boccia è arrivato nel giorno del convegno “Valenza e il futuro. Imprenditori e gioielli per lo sviluppo del distretto”, ma anche in quello della protesta per la revoca della procedura di concordato preventivo

L'omaggio a Vincenzo Boccia è arrivato nel giorno del convegno ?Valenza e il futuro. Imprenditori e gioielli per lo sviluppo del distretto?, ma anche in quello della protesta per la revoca della procedura di concordato preventivo

ECONOMIA E LAVORO – “Philippe Camperio è da considerare un amico, uno di noi. A chi decide di investire in Italia deve andare tutta la nostra solidarietà e il nostro sostegno”. Vincenzo Boccia, presidente nazionale di Confindustria, prima dell’intervento finale al convegno “Valenza e il futuro. Imprenditori e gioielli per lo sviluppo del distretto” rende omaggio a chi oggi si è trovato all’improvviso nell’occhio del ciclone. Philippe Camperio infatti è l’imprenditore svizzero che con la società Haeres ha preso in affitto il ramo di azienda costituito dalla Borsalino Spa e sostenuto il progetto di trasferimento del Museo del Cappello all’interno di Palazzo Borsalino.

Confindustria Alessandria aveva scelto un altro gioiello del territorio come omaggio a Vincenzo Boccia, dopo quello in argento scelto in occasione dell’assemblea congiunta, al Teatro di Casale, per le territoriali di Alessandria, Novara e Vercelli che si sono unite nella Confindustria del Piemonte Orientale. Una scelta decisa in tempi non sospetti e una consegna avvenuta nel giorno della negativa svolta per la storica azienda di cappelli a causa della revoca della procedura di concordato preventivo per la Borsalino. Una decisione che Camperio ha detto di avere accolto con “grande sorpresa”. Ma subito dopo ha aggiunto, prima di consegnare il cappello a Boccia, che lui “non intende mollare perché vuole fare una grande Borsalino”. Nella gestione del ramo di azienda che ha in carico fino al 31 maggio 2017, Camperio ha investito milioni di euro, acquistato un nuovo macchinario, assunto sei persone (altri dipendenti sono quasi 130) e messo a punto un piano di sviluppo.

Borsalino è un altro marchio di quel Made in Italy celebrato al Teatro Sociale di Valenza durante il convegno che rientrava nel progetto integrato elaborato da Confindustria Alessandria, e condiviso con il Comune di Valenza, che vuole “valorizzare Valenza e la gioielleria, una realtà che è molto mutata, con una chiara capacità di essere presente e di competere sui mercati internazionali, e che scommette con forza sul futuro”. Dopo le introduzioni di Gianluca Barbero, sindaco di Valenza, Luigi Buzzi, presidente di Confindustria Alessandria, e Francesco Barberis, presidente Gruppo Aziende orafe valenzane di Confindustria Alessandria, ecco le voci degli imprenditori che hanno offerto uno spaccato a più dimensioni del Distretto orafo che oggi conta circa ottocento imprese con 4.500 addetti e un valore dell’esportazione che si attesta su un miliardo e ottocento milioni di euro. Guido Damiani (Gruppo Damiani), Alessia Crivelli (Crivelli Gioielli) e Augusto Ungarelli (Vendorafa Lombardi) si sono accesi su quello che dovrò essere il futuro del sistema valenzano se non vuole perdere quel mercato in cui oggi è protagonista (e quelli nuovi, dagli Usa al Sud America). Ecco la necessità di una istruzione e formazione che favoriscano lo sviluppo di nuove competenze e professionalità, il superamento del marchio del distretto perché “i localismi vanno abbandonati: è il prodotto che ha l’identità dell’italianità”. Industrializzazione, specializzazione e nuovi mercati: da Damiani, Crivelli e Ungarelli arrivano altre parole d’ordine. Che guardano alla filiera strutturata, all’innovazione, al lavoro di squadra per superare le frammentazioni.

Le strade sono quelle segnate da Damiani quando parla di “investimento in marketing e retail” che deve affiancare la produzione dei “gioielli più belli del mondo” e quella indicata di Alessia Crivelli che spiega come il brand sia nato “quando i clienti ci hanno chiesto di essere riconosciuti e identificati come azienda”. La ovvia diversa dimensione e organizzazione delle esperienze imprenditoriali hanno però in comune il know how e le tradizioni che i player internazionali riconoscono a Valenza.

Il video intervento di Luca Paolazzi, direttore del Centro Studi Confindustria, di Stefania Trenti, Direzione Studi e Ricerche di Intesa Sanpaolo, e di Cristina Balbo, direttore regionale Intesa Sanpaolo, hanno completato le relazioni socioeconomiche. Da Vincenzo Boccia è arrivato il richiamo e la sollecitazione al necessario “salto culturale” del sistema imprenditoriale che deve sapere “innovare, lavorare in team” e passare da “impresa familiare a impresa istituzione”. Valenza è “lo specchio di quell’Italia industriale che è seconda in Europa”. Ma sarebbe la prima se non dovesse fare i conti con i costi dell’energia, del lavoro, della burocrazia che rendono l’attività quotidiana difficile e complessa.
Il mercato potenziale del lusso, nel 2021, importerà dal mondo 234 miliardi di “bello e ben fatto”, mentre il solo import della gioielleria (dove i primi paesi di sviluppo sono Emirati Arabi, Cina, Turchia, Messico e Sudafrica, tutti con tassi di crescita che oscillano tra il 30 e il 70 per cento) passerà da 1,8 a 2,7 miliardi. 

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