“Comuni fuorilegge” per l’inquinamento atmosferico
Alessandria e altre città del Piemonte sono fuorilegge in fatto di inquinamento atmosferico. A lanciare di nuovo allarme è Legambiente che chiede ai comuni interventi strutturali per la riduzione delle polveri sottili (Pm10) nell'aria. Alcuni comuni hanno già superato i 35 sforamenti e non hanno aderito al protocollo regionale
Alessandria e altre città del Piemonte sono ?fuorilegge? in fatto di inquinamento atmosferico. A lanciare di nuovo allarme è Legambiente che chiede ai comuni interventi strutturali per la riduzione delle polveri sottili (Pm10) nell'aria. Alcuni comuni hanno già superato i 35 sforamenti e non hanno aderito al protocollo regionale
Nelle giornate serene e terse della scorsa settimana le centraline di rilevamento di Arpa hanno infatti segnalato superamenti nei centri zona, rispetto al limite di 50 microgrammi. Le previsioni per i prossimi giorni sono anche peggio. Il provincia i centri più inquinati sono quelli di Alessandria, Casale, Novi Ligure e Tortona dove la scorsa settimana, tra il 10 e l’11 novembre, si sono registrati due sforamento fino a 66 microgrammi per metro cubo ed un previsione di 96 microgrammi per il giorno 16. “Analizzando i dati relativi ai primi 10 mesi dell’anno emerge che oltre ad esser già stato consumato in diverse città il “bonus” dei 35 superamenti della soglia massima giornaliera consentita per il PM10, sono preoccupanti anche i livelli massimi raggiunti dalle polveri sottili con picchi ad Alessandria di 140 microgrammi”, dice il presidente Fabio Dovana.
La Regione Piemonte ha attivato dallo scorso anno un sistema di monitoraggio, che si avvale dei dati Arpa, introducendo dei colori, corrispondenti a misure suggerite: dal giallo al rosso. Si chiama “Protocollo Antismog” ed è stato riattivato lo scorso 2 novembre.
Con il livello 1, giallo, si suggerisce il blocco parziale delle auto più inquinanti, fino al blocco totale con il livello tre, rosso. Ma si tratta sempre di misure d’emergenza, e non di prevenzione, sottolinea Legambiente che chiede, invece, un cambio di rotta più incisivo. Inoltre, la maggior parte dei comuni piemontesi, e Alessandria non fa eccezione, non hanno ancora adottato il protocollo regionale, che impone le misure di attenuazione.
“Regolarmente con l’approssimarsi della stagione fredda, l’attivazione dei sistemi di riscaldamento e l’incremento del traffico, si verifica un peggioramento della qualità dell’aria con sfioramenti continui dei limiti di legge – ammette Daniele Colors, presidente della commissione ambiente di palazzo Rosso e segretario del Pd – anche se in realtà i valori non sembrano dissimili da quelli degli anni scorsi e non si possa parlare di peggioramento, la situazione non è buona”.
“Crediamo e sosteniamo da tempo come Pd che provvedimenti strutturali per limitare questo tipo di inquinamento vadano presi – aggiunge Coloris – Abbiamo apprezzato le parziali chiusure al traffico dello scorso inverno, ma pensiamo che in tema di viabilità si debbano trovare soluzioni più continue, che vadano nella direzione di un minore utilizzo dei mezzi di trasporto privati e un sistema di riscaldamento più efficiente e meno inquinante”.“Ad inizio 2015 abbiamo accolto con favore la volontà da parte della Giunta Chiamparino di procedere ad un aggiornamento del piano regionale antismog vecchio di 15 anni, – dice ancora Legambiente – ma dopo quasi due anni nulla si è concretizzato e il rischio è di vedere ancora una volta i singoli comuni andare in ordine sparso con iniziative spot ed inefficaci. Non si racconti che il ‘cruscotto antismog’ approvato lo scorso marzo vada in questa direzione: si tratta di un provvedimento debole, che entrerebbe in vigore in casi rarissimi e che affronta il problema esclusivamente in chiave emergenziale e non di prevenzione. Al Piemonte serve invece subito un nuovo e coraggioso piano antismog, non c’è bisogno di nuove analisi, né di enunciazioni di principio, ma sono urgenti misure immediatamente praticabili. Per questo alla Regione chiediamo concretezza, la stessa che devono avere i Comuni che non hanno ancora esplicitato cosa intendono fare per contrastare l’inquinamento e tutelare la salute dei propri cittadini”.
L’associazione ricorda quelli che dovrebbero essere i campi d’azione principali delle politiche antismog. Per Legambiente la vera sfida si gioca nelle città, a partire dalla fonte principale: i trasporti e la mobilità urbana. La riduzione del parco auto circolante deve essere l’obiettivo principale da porsi: “Per muoversi in modo sostenibile dentro le città è indispensabile progettare i nuovi spazi urbani e riadattare quelli esistenti in modo che siano facilitati gli spostamenti a piedi, in bicicletta o con i mezzi pubblici. Devono replicarsi in modo capillare le zone 30 nelle aree residenziali (concepite con le caratteristiche europee), estendendo inoltre il limite dei 30 km orari in tutto il territorio cittadino ad eccezione delle grandi vie di scorrimento. Vanno previste delle congestion charge zone al fine di limitare il traffico veicolare privato e reperire risorse economiche da destinare al trasporto pubblico. Vanno aumentati i posteggi per le biciclette, soprattutto nei luoghi di interscambio con i mezzi di trasporti utilizzati dai pendolari, così come vanno costruiti e resi appetibili i posteggi di interscambio alle porte della città”. Per reperire le risorse necessarie, il piano regionale dovrebbe inserire l’obbligo di destinare alla mobilità ciclabile almeno il 15% dei proventi delle multe destinati alla sicurezza stradale (del 50% previsto per legge e deliberato dai Comuni) e almeno il 10% dei proventi delle sanzioni ad interventi di moderazione del traffico. Le amministrazioni comunali dovrebbero inoltre essere obbligate dal piano regionale ad aggiornare costantemente i propri Pums (Piani urbani della mobilità sostenibile).
“Nel chiedere uno sforzo ai cittadini affinché cambino le loro abitudini di spostamento –si sottolinea nel documento di Legambiente- è indispensabile un incremento dell’offerta dei mezzi pubblici, che hanno visto in questi anni una sostanziale riduzione in termini di risorse e di offerta, sia a livello urbano che extraurbano. Non c’è bisogno di grandi opere molto impattanti per il territorio, molto costose e dalla dubbia utilità, è necessario invece tornare ad investire sul trasporto pubblico per i pendolari, a partire da quello ferroviario, utilizzato quotidianamente da migliaia di persone”.
Anche il settore energetico e di gestione del calore secondo Legambiente può dare un contributo significativo alla riduzione dell’inquinamento in Piemonte: “L’energia solare e le altre fonti energetiche rinnovabili che non prevedono la combustione possono sostituire gli impianti esistenti di produzione energetica o di calore attualmente esistenti, contribuendo al miglioramento della qualità dell’aria. Altrettanto sforzo va poi fatto nella direzione della rigenerazione urbana, per far sì che i tantissimi edifici attualmente poco performanti dal punto di vista dell’efficienza energetica vengano riqualificati, così che venga diminuito il loro fabbisogno energetico per il consumo di energia elettrica e per il riscaldamento/raffrescamento”.
Per Legambiente il Piano dovrebbe inoltre prevedere misure e azioni specifiche per tutelare e potenziare il verde in città, collegando tra loro le aree verdi, in modo tale che si realizzi una vera e propria maglia ecologica urbana connessa alle aree agricole periurbane. Altrettanta attenzione deve essere data inoltre al tema dell’agricoltura e a quali misure mettere in campo affinché anche questo settore, spesso trascurato da questo punto di vista, sia più sostenibile. Un esempio è la vecchia pratica agricola dell’abbruciamento delle stoppie del riso, e più in generale dei residui vegetali, che non andrebbe più consentita laddove vengono superati i limiti di inquinamento previsti per legge. Questa vecchia abitudine dovrebbe essere definitivamente archiviata a favore dell’interramento delle stoppie, pratica ormai messa in atto dalla maggior parte delle aziende risicole con benefici sia ambientali che agronomici; mentre i residui vegetali possono utilmente essere compostati a livello domestico o in appositi centri di raccolta.