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21 Ottobre 2016
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La risposta è nel vento

L’assegnazione del Premio Nobel alla Letteratura a Bob Dylan ha suscitato reazioni molto diverse tra di loro, tra chi ha esultato apprezzando la poesia contenuta nei versi delle canzoni del cantautore americano e chi si è dimostrato apertamente contrario

L?assegnazione del Premio Nobel alla Letteratura a Bob Dylan ha suscitato reazioni molto diverse tra di loro, tra chi ha esultato apprezzando la poesia contenuta nei versi delle canzoni del cantautore americano e chi si è dimostrato apertamente contrario

OPINIONI – Riprendo un argomento discusso qualche giorno fa, l’assegnazione del Premio Nobel alla Letteratura a Bob Dylan. Il fatto ha suscitato reazioni molto diverse tra di loro, tra chi ha esultato apprezzando la poesia contenuta nei versi delle canzoni del cantautore americano e chi si è dimostrato apertamente contrario. La polemica è dilagata sui social network e sulla stampa. Come al solito abbiamo letto pareri di critici letterari dell’ultim’ora, ma anche di autorevoli rappresentanti del mondo della cultura.  Tra questi il più infervorato è apparso Alessandro Baricco, il quale è arrivato a sostenere: “Cosa c’entra Bob Dylan con la letteratura?”. Uguale scalpore aveva provocato anni prima il Nobel ad un drammaturgo, attore e regista che amava autodefinirsi “un giullare” e che il destino ha fatto volar via proprio nello stesso giorno del Nobel a Dylan in un ideale passaggio di testimone.

Sull’argomento dico la mia: non mi piacciono i recinti del sapere. Preferisco pensare che il genio umano possa estrinsecarsi senza barriere e confini troppo precisi, nella più completa libertà.  Proprio per questo trovo che definire un testo letteratura oppure no non mi piace particolarmente, anche perché guardandoci un po’ alle spalle troviamo esempi di libertà espressiva e di contaminazione davvero esemplari. Baricco dovrebbe saperlo. Ha parafrasato in un suo testo l’Iliade di Omero e non può non sapere che i versi più famosi dell’epica classica erano cantati con un accompagnamento musicale.

Gli aedi che giravano per le corti delle polis greche altro non erano che cantanti, a volte anche cantautori come nel caso di Omero o chi per lui, visto che la questione omerica è tuttora aperta. Che Omero sia esistito oppure no è inifluente ai fini della diatriba, gli aedi cantavano le gesta degli eroi achei e si accompagnavano con la cetra.

Con un salto temporale andiamo ai trovatori, poeti girovaghi delle corti medievali che cantavano l’amor cortese, quell’amor cortese che influenzò i versi di tutta la poesia della nascente lingua italiana. E che dire del genere letterario della “canzone” che tanta diffusione ebbe da Petrarca e Leopardi? Proprio da essa deriva il termine con cui noi oggi contrassegnamo le produzioni di versi e musica.

Pochi sanno che l’ottava, la strofa preferita da Ariosto e Tasso, era cantata ed ha una musicalità straordinaria. In Toscana si conserva l’arte di improvvisar ottave, gli ottavanti son poeti di eccezionale immediatezza e di grande genialità, oltre ad essere meravigliosi cantanti e spesso anche abili musicisti.
Potrei continuare a lungo, ma credo che questi esempi siano sufficienti. Nessuno oserebbe dire che i testi d’Omero non sono letteratura.
Q
uindi ben venga il Nobel a Bob Dylan, ben vengano tutte le aperture nei confronti dei testi belli, ben scritti, che provocano emozioni, siano essi poesie, canzoni, racconti, romanzi, testi teatrali.


Per quanti anni può resistere una montagna
prima di essere erosa dal mare?

E quanti anni possono resistere gli uomini 

prima che sia consentito loro di essere liberi?

E per quante volte un uomo può distogliere
lo sguardo
e fingere di non vedere?

La risposta, amico mio, ascoltala nel vento, 

la risposta ascoltala nel vento.