Quartieri, una soluzione dal basso
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Alessio Del Sarto  
3 Ottobre 2016
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Quartieri, una soluzione dal basso

Forse avremmo bisogno di più “centri storici periferici” fatti di piazzette e zone pedonali, di qualche capannone in meno, di conoscere meglio i vicini - vecchi e nuovi – nei nostri quartieri e di sentire il nostro futuro connesso a quello degli altri, invece che in competizione...

Forse avremmo bisogno di più ?centri storici periferici? fatti di piazzette e zone pedonali, di qualche capannone in meno, di conoscere meglio i vicini - vecchi e nuovi ? nei nostri quartieri e di sentire il nostro futuro connesso a quello degli altri, invece che in competizione...

EDITORIALE – C’erano una volta i consigli di quartiere, anche qui da noi. Le micro comunità di cittadini si conoscevano tra loro, eleggevano portavoce, s’incontravano periodicamente e avevano possibilità di esprimersi sui “loro” problemi, dal marciapiede intorno all’isolato alle più complesse operazioni urbanistiche. Ora questi organi non esistono più. Economia? Razionalizzazione? Entrambi motivi validi per cambiare, probabilmente, ma non per eliminare quei momenti collettivi. Lo dimostrano i tanti tentativi in tutto il Paese – per lo più falliti – di recuperare il contatto diretto tra il palazzo e il cittadino (elettore!). Una cittadinanza attiva ben stimolata dalla politica non porta solo voti e consenso ma è capace di affrontare senza affanno i problemi che ogni Palazzo del potere non è in grado di gestire compiutamente per motivi di distanza: l’insicurezza – percepita o reale – per le strade, la rivitalizzazione dei circuiti commerciali di quartiere, la carenza di spazi di socializzazione e svago per tutti…
Nell’edizione in edicola da oggi, lunedì 3 ottobre, di “AlessandriaNews e Sport” vorremmo stimolare, attraverso un focus su operazioni immobiliari e grandi insediamenti commerciali in una periferia del capoluogo, una riflessione sulle scelte politiche ed economiche che spesso hanno influenza negativa sugli spazi di aggregazione. Forse avremmo bisogno di più “centri storici periferici” fatti di piazzette e zone pedonali, di qualche capannone in meno, di conoscere meglio i vicini – vecchi e nuovi – nei nostri quartieri e di sentire il nostro futuro connesso a quello degli altri, invece che in competizione.

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