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“Non saremo solo dei notai”, la nuova Provincia in cerca di un ruolo
In attesa del referendun costituzionale, la Provincia di Alessandria cerca di ritagliarsi un nuovo ruolo, come quello di promuovere assemble di sindaci per le aree dei sette centri zona. Si cercano anche risorse per poter assorbire i 10 esuberi, entro luglio
In attesa del referendun costituzionale, la Provincia di Alessandria cerca di ritagliarsi un nuovo ruolo, come quello di promuovere assemble di sindaci per le aree dei sette centri zona. Si cercano anche risorse per poter assorbire i 10 esuberi, entro luglio
In questa direzione vanno le modifiche allo Statuto approvate nel corso dell’ultimo consiglio provinciale e che dovranno essere ratificate dai sindaci. La Provincia oggi vorrebbe essere “la casa dei Comuni”: la struttura c’è, manca però tutto l’arredamento.
A trasformare il palazzo in casa ci ha lavorato soprattutto Angelo Muzio, vice della presidente Rita Rossa, insieme ai settori dirigenziali e in stretto confronto con Upi, Unione Province d’Italia.
Le fasi salienti della trasformazione si sono ormai esaurite: è stata approvata la legge Regionale, quella che ha indicato le aree di quadrante (Alessandria con Asti) e assegnato le funzioni. Sono stati definiti i tagli sui costi del personale, dimezzati, e assegnati alle Regioni i dipendenti inerenti alle funzioni trasferite a Tornino. Ad Alessandrai ne sono rimasti fuori 10: “Ci siamo presi l’impegno di riassorbirli e con in bilancio in approvazione a luglio cercheremo di mantenere fede all’impegno. Stiamo cercando le risorse”, assicura Muzio.
Posto che a palazzo Ghilini restano in carico, da legge regionale, le funzioni inerenti alla viabilità, all’edilizia scolastica e all’ambiente, “il rischio è quello di diventare dei notai”, peraltro senza risorse, se non quelle attribuite per le funzioni.
Ma mentre le Regione da indicazioni di gestioni associati nell’ottica delle macroaree, o quadranti (per Alessandria è quella dal’unione con Asti su temi come gestioni rifiuti e acque), “noi puntiamo ancora al decentramento”, dice Muzio. La Provincia può essere, cioè, l’anello di congiunzione tra una Regione torinocentrica e una serie di piccoli comuni, con un ulteriore passaggio: i centrizona. “Possiamo svolgere le nostre funzioni ed una serie di servizi in collaborazione con i piccoli centri, favorendo l’unione dei comuni”, spiega il vicepresidente. La legge di riforma nazionale indica infatti che, entro il prossimo dicembre, i comuni sotto i 2.500 abitanti, ossia la stragrande maggioranza di quelli alessandrini, dovranno svolgere una decina di funzioni in forma associata, che sia convenzione o unione. Tra queste: organizzazione generale, smaltimento rifiuti, servizi sociali, anagrafe, polizia municipale, pianificazione urbanistica. “La Provincia ha al suo interno figure in grado di progettare, pianificare, avere una visione d’insieme. Chiediamo quindi ai comuni centri zona di farsi promotori per favorire una efficace partecipazione dei piccoli centri”.
Qualche esempio? La stazione unica appaltante in caso di gare, il trasporto, la pianificazione urbanistica, la partecipazione a bandi di gara europea. Saranno create quindi assemblee intermedie con rappresentanti dei comuni per ogni centrozona. Loro saranno saranno l’interfaccia dei centri con la Regione, con l’aiuto della provincia.
Un altro esempio concreto: c’è la volontà i realizzare un centro sportivo che sia funzionale non solo ad un comune ma ad una serie di piccoli comuni della stessa zona? Piuttosto che farne due, magari sottoutilizzati, in due comuni, meglio uno, più efficiente. I centri zona hanno una visione di’insieme territoriale, la provincia una visione strategica di sviluppo del territorio. I servizi, come la progettazione e la consulenza amministrativa, però, avrebbero un costo, che, se prestati da un ente pubblico è comunque inferiore rispetto a quello di uno studio privato.