Ma non eravamo fuori dalla crisi? Dopo Bistefani preoccupa il futuro di Sapsa Bedding
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Ma non eravamo fuori dalla crisi? Dopo Bistefani preoccupa il futuro di Sapsa Bedding

Fuori dalla crisi, ma non per la Provincia di Alessandria. Dopo la doccia gelata arrivata da Casale Monferrato, dove il gruppo Bauli ha annunciato di voler trasferire la produzione dello stabilimento di Villanova a Verona, ora anche i 115 dipendenti di Sabsa Bedding, produttrice di materassi a Silvano d'Orba, sono in apprensione. I sindacati hanno chiesto un nouvo confronto con la proprietà, ma non è chiaro chi sia la capofila della holding

Fuori dalla crisi, ma non per la Provincia di Alessandria. Dopo la doccia gelata arrivata da Casale Monferrato, dove il gruppo Bauli ha annunciato di voler trasferire la produzione dello stabilimento di Villanova a Verona, ora anche i 115 dipendenti di Sabsa Bedding, produttrice di materassi a Silvano d'Orba, sono in apprensione. I sindacati hanno chiesto un nouvo confronto con la proprietà, ma non è chiaro chi sia la capofila della holding

ECONOMIA E LAVORO – Fuori dalla crisi, ma non per la Provincia di Alessandria. Dopo la doccia gelata arrivata da Casale Monferrato, dove il gruppo Bauli ha annunciato di voler trasferire la produzione dello stabilimento di Villanova a Verona, ora anche i dipendenti di Sapsa Bedding, produttrice di materassi a Silvano d’Orba, sono in apprensione. 115 dipendenti circa, ossia 115 famiglie, fanno presente i sindacati, la cui sorte resta nella nebbia.
Ieri i sindacati di categoria Cgil, Cisl e Uil hanno incontrato, nella sede di Confindustria, i rappresentanti dello stabilimento di Silvano d’Orba i quali, a loro volta, sono appesi ad un filo ingarbugliato e sottile. L’azienda, infatti, appartiene ad una holding che controlla uno degli azionisti principali di Sabsa, la francese Cauval la quale ha aperto una procedura di “redressement judiziarie”, un istituto francese che prevede la nomina di due commissari, per sei mesi rinnovabili due volte per successivi 6, per garantire la prosecuzione dell’attività e la tutela di lavoratori e creditori. Ma solo di quelli francesi.
Sono diversi anni che Sapsa è sottoposta a passaggi di proprietà, anche repentini. Siamo arrivati ad un punto in cui non è chiaro chi vi sia al vertice della holding e da chi dipenda il futuro dei lavoratori e dello stabilimento di Silvano”, dicono Marco Sali per Cgil, Roberto Marengo per Cisl e Gianni Digregorio per Uil.
I vertici dello stabilimento di Silvano, in sede di riunione in Confindustria, “nonostante la loro disponibilità non sono stati in grado di fornirci risposte precise, perchè neppure loro sono a conoscenza di quali possono essere gli scenari futuri. Si sono limitati a leggere un comunicato della Cauval che ripercorreva le ultime vicissitudini”.
A gennaio era stato infatti siglato un accordo con il gruppo portoghese Aquinos in base al quale quest’ultimo avrebbe apportato risorse per 25 milioni di euro, come aumento del capitale sociale. Ma qualcosa è andato storto e Acquinos ha rimesso in discussione gli accordi. Nel frattempo Cauval ha aperto il “redressement judiciare”, che però non interessa e non garantisce le società italiane (oltre Sapsa Bedding anche Ibb e la controllante Cfg). Intanto Sabsa ha ricevuto un ordine importante dalla Cina da parte del gruppo Derucci. Una notizia apparentemente positiva ma che potrebbe essere messa in forse dagli sviluppi della vicenda Cauval. “I vertici Sapsa non sono stati in grado di dirci quale è il valore dell’ordine”. Non solo. Tra le funzioni dei commissari francesi ci sarebbe anche quella di cercare nuovi partner. “Che garanzie abbiamo che i nuovi eventuali investitori non decidano di orientarsi su altre produzioni?”
Intanto, e questo è un altro dato certo, Sabsa ha chiesto il rinnovo della cassa integrazione ordinaria per altre 13 settimane, dopo anni di contratti di solidarietà e ammortizzatori sociali.
“Abbiamo chiesto durante la riunione in confindustria un nuovo incontro a breve, nei prossimi 15 giorni, e ci auguriamo che in quella sede ci vengano forniti chiarimenti circa la compagine societaria e le prospettive future. Se sarà necessario siamo disposti anche ad andare in Francia, ad incontrare i commissari, anche a nostre spese”.

Che la situazione dell’industria alessandrina non sia rosea è chiaro anche in Regione Piemonte dove il consigliere Domenico Ravetti ha sollevato la questione in apertura del consiglio regionale.
“All’apertura dei lavori del Consiglio Regionale ho chiesto la parola per impegnare il Presidente in un dibattito sulle crisi industriali dell’alessandrino. Le ultime note vicende che riguardano le incertezze sul futuro dei lavoratori della ex Bistefani di Casale Monferrato si sommano a tanti altri ambiti pubblici e privati in evidente difficoltà; tale singolare situazione negativa deve impegnare tutti noi, Istituzioni, sindacati e parti datoriali, in un’analisi profonda sulle ragioni e sulle possibili opportunità per superare questo difficile momento. Per questo, d’intesa con il collega Raffaele Gallo Presidente della III Commissione, condivido l’indicazione del Presidente del Consiglio Mauro Laus volta a dedicare prossimamente un’intera seduta sulle questioni alessandrine”,comunica Ravetti.
Su Bistefani interviene anche il consigliere provinciale Federico Riboldi: “La portata dell’evento, con le gravi ricadute per la nostra zona, e l’importanza dell’azienda coinvolta impone sicuramente innanzitutto il coinvolgimento della politica nazionale; dal canto nostro tuttavia non possiamo restare a guardare e inermi ma occorre mobilitarci senza ritardo a livello locale per cercare un contatto con la proprietà e verificare la possibilità di soluzioni condivise meno traumatiche.
Chiediamo quindi sin d’ora ai Sindaci di Casale e Villanova di far sentire la propria voce in merito con interventi concreti e di organizzare al più presto un incontro con i responsabili della Bauli che coinvolga anche le forze di opposizione per concertare insieme cosa occorre fare per salvare uno delle identità industriali storiche del nostro territorio.

Si chieda alla proprietà di ispirarsi all’esempio fornito da Natuzzi, patron di Divani&Divani, che a fronte dei 364 esuberi della sua azienda ha offerto 12mila euro per operaio ad altre aziende che si impegnassero a riassumerlo con un contratto fisso in aggiunta ai 5 mila euro di indennizzo al dipendente stesso. Un esempio di imprenditoria responsabile tanto lontano dall’atteggiamento che il nostro territorio sta subendo dal gruppo Bauli che ha fatto shopping di nostri importanti marchi lasciando sul lastrico centinaia di famiglie.”

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