Tanti piccoli ospedali costano troppo, meglio uno unico
La frase del titolo, "Tanti piccoli ospedali costano troppo, meglio uno unico" non è stata pronunciata esplicitamente ma il senso degli interventi del direttore Asl e del consigliere regionale Domenico Ravetti è quello. Se ne è parlato ieri in un convegno promosso da Cigl Cisl e Uil. L'ospedale di Alessandria? ha limiti strutturali
La frase del titolo, "Tanti piccoli ospedali costano troppo, meglio uno unico" non è stata pronunciata esplicitamente ma il senso degli interventi del direttore Asl e del consigliere regionale Domenico Ravetti è quello. Se ne è parlato ieri in un convegno promosso da Cigl Cisl e Uil. L'ospedale di Alessandria? ?ha limiti strutturali?
Il rischio, evidenziato da Cgil, Cisl e Uil, è quello di una riforma che guardi troppo al risparmio, ma non ai servizi. Si depotenziano gli ospedali e non si potenziano gli interventi sul territorio.
Lettera morta, al momento, anche le paventate assunzioni: si parlava di 600 neo assunti, non ce ne sono state effettuate neppure la metà. “La salute è un bene primario”, era il titolo del convegno.
Ma la salute, oggi, deve prendere le misure con i conti, è stata l’implicita risposta.
Se non ci saranno novità sostanziali “non riuscirò a fare investimenti sul territorio, poiché gli ospedali assorbono tutte le risorse”, dice senza mezzi termini il direttore sanitario generale dell’Asl Gilberto Gentili.
Eppure, secondo il direttore “esistono ancora margini di recupero delle inefficienze. Ma attenzione. Accorpare, ad esempio, i magazzini, come richiesto, potrebbe non portare ai risultati attesi”.
Gentilini parla di “una situazione difficile”, non solo per l’Asl alessandrina, ma per quella piemontese in genere, ancora fresca delle ristrettezze imposte dal piano di rientro.
La sanità “va ripensata”, nel suo complesso: “siamo gli unici in Occidente ad avere un sistema sanitario nazionale. Se riteniamo che abbia un valore, e secondo me lo ha, difendiamolo, accettando anche forme di razionalizzazione pesanti”. Francesco Arena, direttore amministrativo dell’azienda ospedaliera Santi Antonio e Biagio, è più pacato: parla di risultati positivi conseguiti dalla nuova gestione in pochi mesi, dell’ipotesi di riorganizzazione degli spazi interni all’ospedale, di “traslochi” di reparto funzionali. Ma anche difficolta “strutturali e di organico”. Insomma, in caso di chiusura di piccoli ospedali, Alessandria da sola saturerebbe, più di quanto non lo sia già, se non si troverà il modo di ampliare la struttura di via Venezia o di realizzarne una nuova.
A Domenico Ravetti è toccato in sorte, per il suo ruolo di presidente della commissione sanità in consiglio regionale, il compito più difficile. A lui, politico, sono richieste scelte. Allora, “il welfare così come è stato, non è più sostenibile”, avverte. La Regione ha dovuto attuare una rigorosa politica per rientrare nel debito pregresso. “Non importa di chi sia la colpa”, dice. Soprattutto se la colpa non è dell’ultimo arrivato… Blocco delle assunzioni e degli investimenti, imposte dal piano di rientro, non hanno aiutato. Risposte allora: “gli ospedali, escluse le spese del personale medico, costano al sistema piemonte 30 milioni di euro all’anno…” . Troppi ospedali, troppe spese, sembra dire. E infatti in alcune province del Piemonte gli ospedali si accorpano, nel Vco, nel biellesse. “Un grande ospedale al posto di tre piccoli”, come a Torino, suggerisce. L’analisi finale, in fin dei conti “non si fa sui posti letto, ma sull’appropiratezza delle cure”.