Siamo tutti in provincia di Parigi
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Alessio Del Sarto  
14 Novembre 2015
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Siamo tutti in provincia di Parigi

Bombe, esecuzioni, attacchi suicidi e ostaggi nel cuore d’Europa: i drammatici episodi di violenza che hanno stravolto un venerdì sera parigino mi portano ad alcune riflessioni sul senso di molta parte delle notizie locali e dei commenti offerti da un giornale locale come il nostro. Questo articolo raccoglie, oltre al nostro disagio, alcune fonti di informazione utili a seguire lo sviluppo degli avvenimenti

Bombe, esecuzioni, attacchi suicidi e ostaggi nel cuore d?Europa: i drammatici episodi di violenza che hanno stravolto un venerdì sera parigino mi portano ad alcune riflessioni sul senso di molta parte delle notizie locali e dei commenti offerti da un giornale locale come il nostro. Questo articolo raccoglie, oltre al nostro disagio, alcune fonti di informazione utili a seguire lo sviluppo degli avvenimenti

EDITORIALE – È da poco passata la mezzanotte di sabato 14 novembre e mi trovo a scrivere queste poche righe mentre seguo, sul web e in TV, la tremenda serie di aggiornamenti sull’assurda situazione di terrore che sta vivendo Parigi in queste ore: esplosioni allo stadio durante la partita, azioni a fuoco in un ristorante, sparatorie e ostaggi in un teatro durante un concerto e tanta altra violenza in diversi luoghi pubblici della città, probabilmente noti e cari a molti di voi lettori.

Proclamato lo stato di massima allerta, chiuse le frontiere e schierato l’esercito per le strade: è quasi certo che questi provvedimenti ne vedranno altri di tenore simile anche nelle politiche di sicurezza di altri Paesi dell’Unione Europea e che ci saranno sulle dinamiche geopolitiche (USA/Russia, in primis) già delicatissime.

Chi è stato? Perché? La pista terroristica di stampo fondamentalista islamico (pare che l’ISIS abbia rivendicato l’azione, anche se mi chiedo sempre cosa abbiano a che fare queste fiammate di violenza con la religione e l’Islam…) è tra quelle più accreditate dalle agenzie di stampa internazionali ma, almeno mentre scrivo, mancano ancora conferme e analisi dettagliate sull’accaduto.

In questa situazione, molti dei contenuti della nostra edizioni di oggi, prodotti dalle nostre redazioni o dalla rete di opinionisti ed evidentemente creati prima di questa incredibile notte, mi sembrano quantomeno stonati, forse inutili ed irrispettosi, se rapportati allo stato d’animo dei cittadini anche delle nostre città. Noi proponiamo comunque i nostri lavori per aggiornarvi, come tutti i giorni, anche dei fatti che accadono qui da noi. Nei prossimi giorni cercheremo di stimolare la nostra rete di commentatori e proporre qualche analisi.

Per questi motivi si è deciso di esplicitare il disagio attraverso queste poche parole e fornire qualche fonte di informazione per seguire, anche su queste pagine, gli aggiornamenti e i dibattiti che si svilupperanno in giornata.

Per quel che vale, ci stringiamo alle famiglie delle decine di vittime della capitale francese e, forse soprattutto, ribadiamo con forza di essere tra quelli che, oggi ancor più di ieri, si sentono cittadini della provincia di Parigi e sognano che questo mondo, il prima possibile, smetta di farci vivere nella paura (poi toccherà a Roma? Ancora Londra? Berlino? Lisbona?) e cominci fondare i suoi equilibri sul confronto civile tra posizioni e ideali, anche quando opposti.

 
 

Sotto, lo stream di #paris su twitter

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