L’ecomafia fa tremare il Nord
Dal convegno "Ecomafie al Nord. Conoscere i sintomi per creare anticorpi", Legambiente lancia l'allarme: l'ecomafia è in crescita, con un fatturato che ha superato i ventidue miliardi di euro in tutta Italia. I settori più colpiti sono i rifiuti e il cemento, ma attenzione alle Grandi Opere
Dal convegno "Ecomafie al Nord. Conoscere i sintomi per creare anticorpi", Legambiente lancia l'allarme: l'ecomafia è in crescita, con un fatturato che ha superato i ventidue miliardi di euro in tutta Italia. I settori più colpiti sono i rifiuti e il cemento, ma attenzione alle Grandi Opere
CRONACA – Sembra non esserci crisi per la criminalità ambientale che, secondo i dati diramati qualche giorno fa da Legambiente, trova al Nord un terreno fertile nel quale proliferare. Solo nell’ultimo anno, infatti, sarebbero oltre 5600 i reati accertati, con più di millequattrocento sequestri, seimila denunce e trenta arresti. Bandiera nera alla Liguria, la prima regione del Nord Italia per i crimini contro l’ambiente, mentre un altro triste primato spetta alla Lombardia, al primo posto per le indagini sulla corruzione. I dati, presentati a Torino nel corso del convegno “Ecomafie al Nord. Conoscere i sintomi per creare anticorpi”, durante Fa’ la cosa giusta!, testimoniano come le ecomafie non conoscano crisi e siano diffuse in tutta Italia. “Le ecomafie in questi territori non sono una novità – dichiara Laura Biffi dell’Osservatorio Ambiente e legalità di Legambiente – anzi appaiono ben radicate da almeno 30 anni. Che gli appalti, specie nel ciclo del cemento, e il perverso rapporto voti-favori con la politica locale fossero diventati il core business delle famiglie mafiose in Lombardia, in Piemonte, in Emilia Romagna era noto. Solo che, a Torino come a Milano, mancavano ancora le indagini e le sentenze. Oggi invece è chiarissimo che i centri commerciali che consumavano suolo agricolo e periurbano nei primi anni ’80 fossero operazioni immobiliari che coinvolgevano le imprese della mafia, criminalità organizzata ben inserita nella ricca economia della Pianura Padana attraverso un radicato sistema di relazioni pericolose tra politica e boss a base di corruzione, appalti truccati e speculazioni edilizie”.
I dati non rincuorano molto: nel complesso, nelle regioni del Nord solo nell’ultimo anno si sono registrati ben 5608 episodi di criminalità ambientale, che hanno portato a 1432 sequestri, 6152 denunce e 30 arresti. Una buona parte degli illeciti si concentrano nel ciclo del cemento, con 1097 infrazioni, e in quello dei rifiuti con 1376 illeciti. L’economia ecomafiosa è a sua volta aumentata, su scala nazionale di ben 7 miliardi di euro rispetto all’anno precedente, per la spaventosa cifra di 22 miliardi, raggiunta anche grazie al settore dell’agroalimentare, con un fatturato che ha superato i 4,3 miliardi di euro. “Un’attenzione particolare al Nord – spiega Legambiente – va anche posta al ruolo delle grandi opere quali Tav e Terzo Valico e alle possibilità d’infiltrazione della ‘ndrangheta. Le mafie infatti si muovono nella cosiddetta “zona grigia”, quella dell’illegalità legalizzata. Lo testimonia ad esempio il numero contenuto di abusi edilizi in regioni come il Piemonte o la Lombardia e al tempo stesso le tantissime case costruite dove non si dovrebbe, con modifiche ad hoc ai piani regolatori. Senza dimenticare che nel Nord si concentrano gli appalti più economicamente appetibili”.
“Un aiuto determinante al contrasto dei fenomeni ecomafiosi è arrivato dalla recente approvazione, dopo 21 anni di battaglie, della legge sugli ecoreati che introduce finalmente nel codice penale uno specifico Titolo dedicato ai delitti contro l’ambiente – dichiara Enrico Fontana della Segreteria nazionale di Legambiente -. Uno strumento fondamentale per combattere anche quella zona grigia, dove impera la corruzione che è diventata il principale nemico dell’ambiente a causa delle troppe amministrazioni colluse, degli appalti pilotati, degli amministratori disonesti e della gestione delle emergenze che consentono di aggirare regole e appalti trasparenti. La corruzione può servire per ottenere un determinato provvedimento o più semplicemente per far voltare dall’altra parte l’occhio vigile del funzionario, l’ultimo e traballante anello di una lunga catena di legalità. C’è bisogno allora dell’applicazione della legge sugli ecoreati, ma anche di un complessivo cambio di passo: la buona politica e un sistema di controlli efficace sono il miglior antidoto per debellare le ecomafie, ecco perché auspichiamo che nei prossimi mesi sia varata la legge di riforma del sistema delle agenzie ambientali, ancora ferma in Parlamento, e si metta mano alla Legge Obiettivo e alla nuova regolamentazione degli appalti”.
Che gli appalti pubblici nel settore ambientale siano tra quelli più esposti alla corruzione e alla criminalità viene testimoniato dai dati. Sono ben 233 le inchieste ecocriminali in cui la corruzione ha svolto un ruolo cruciale, concluse con l’arresto di 2.529 persone e la denuncia di 2.016, grazie al contributo di 64 procure di diciotto regioni. Come fare, dunque, per tentare di contrastare il fenomeno? Legambiente indica come necessari controlli sempre maggiori sui cantieri delle opere pubbliche, attraverso di commissioni di controllo specifiche, cancellare il general contractor, stringere le maglie sui subappalti nei cantieri ma anche riducendo, ripensando e valutando bene l’elenco delle opere strategiche per la collettività. La via d’uscita, insomma, passa per l’allontanamento dal sistema delle grandi opere, partendo innanzitutto dall’approvazione della Delega Appalti che cancella la Legge Obiettivo, “provvedimento nato – spiegano -per far ripartire la costruzione delle opere pubbliche in Italia dopo Tangentopoli e per fermare i veti da parte di Enti Locali e ambientalisti, che ha portato invece a investimenti sbagliati, deregulation dei procedimenti autorizzativi, lievitazione dei costi e ritardi nei lavori”.
