C’è rapporto fra memoria e giusto oblio?
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2 Ottobre 2015
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C’è rapporto fra memoria e giusto oblio?

“Che cosa diviene la vita nel tempo in cui Google ricorda sempre”? - è una delle domande che si pone Stefano Rodotà nel libro "Il mondo nella rete, quali i diritti, quali i vincoli"

?Che cosa diviene la vita nel tempo in cui Google ricorda sempre?? - è una delle domande che si pone Stefano Rodotà nel libro "Il mondo nella rete, quali i diritti, quali i vincoli"

LO SCAFFALE – IL MONDO NELLA RETE QUALI I DIRITTI, QUALI I VINCOLI di Stefano Rodotà – Edizioni Laterza – 2014, €5,90

Stefano Rodotà (Cosenza, 1933) professore emerito di Diritto civile Università di Roma La Sapienza è tra gli autori della Carta dei diritti fondamentali dell’Unione europea. E’ stato presidente dell’Autorità garante per la protezione dei dati personali e ha presieduto il gruppo europeo per la tutela della privacy. Editorialista di “Repubblica”, autore di numerose opere tradotte in più lingue, per Laterza ha pubblicato Repertorio di fine secolo, Questioni di bioetica, Tecnopolitica, Intervista su privacy e libertà (a cura di Paolo Conti), Perché laico, Elogio del moralismo, Il diritto di avere diritti.

“Governi del mondo industriale, stanchi giganti di carne e d’acciaio, io vengo dal Cyberspazio, la nuova dimora della mente. In nome del futuro, invito voi, che venite dal passato, a lasciarci in pace. Non siete benvenuti fra noi. Non avete sovranità sui luoghi dove ci incontriamo” è così che, nel lontano 1996, John Perry Barlow apre la sua Dichiarazione d’indipendenza del Cyberspazio.
C’è rapporto fra memoria e giusto oblio? La memoria è come l’anima, se la perdi perdi anche te stesso. La cultura è ciò che unisce l’anima a la memoria perché la funzione della cultura è quella di conservare il ricordo, filtrare quello che è importante da quello che non lo è, lasciando in latenza memorie dimenticate e successivamente recuperate. Il problema è discusso da sempre. 

Oggi il pericolo è affidarsi a una memoria esterna e, nell’era di internet, il problema si ripropone con forza. Possiamo registrare e conservare tutto ma i supporti sono fragili e mai completamente affidabili: basta un blackout per perdere tutto. Per molti scienziati il problema è centrale. La cultura del web non permette la latenza della memoria, tutto viene ricordato e messo sullo stesso piano, senza gerarchie di importanza. L’esempio migliore è Wikipedia, fatta e controllata dagli utenti ma che rischia di confondere le fonti e, alla lunga, senza opportuni interventi, rischia di indebolire più che aiutare la cultura.
“E’ il momento di pensare a un sistema di diritti per il più grande spazio pubblico che l’umanità abbia mai conosciuto” recita la frase posta a suggello di Il mondo della rete Quali i diritti, quali i vincoli, perché internet, la rete che avvolge l’intero pianeta, non ha sovrano.
“Che cosa diviene la vita nel tempo in cui Google ricorda sempre”? – è una delle domande che si pone il nostro Autore – “l’implacabile memoria collettiva di Internet, dove l’accumularsi d’ogni nostra traccia ci rende prigionieri d’un passato destinato a non passare mai, sfida la costruzione della personalità libera dal peso di una infinita schiera di persone che possono facilmente conoscere le informazioni sugli altri” – è la sua risposta.

 

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