L’Oratorio della Confraternita, meraviglia sconosciuta
Se questa meraviglia fosse, per dire un nome a caso, nel cuore della Francia ci sarebbero i bus-charter per venire a vederla. Ma si sa, noi siamo talmente ricchi di bellezze che non solo non le sappiamo mostrare agli altri, ma neppure ce le godiamo perché letteralmente non le vediamo
Se questa meraviglia fosse, per dire un nome a caso, nel cuore della Francia ci sarebbero i bus-charter per venire a vederla. Ma si sa, noi siamo talmente ricchi di bellezze che non solo non le sappiamo mostrare agli altri, ma neppure ce le godiamo perché letteralmente non le vediamo
Il singolare e fortunato destino di questa perla è stato, per così dire, di essere in mano a una Confraternita che nei secoli ha saputo preservarne l’incolumità, tramandandone senza alterarle le sembianze inconfondibili. “La facciata della chiesa, costruita tra XVI e XVII è piuttosto semplice, soprattutto se paragonata al suo ricco interno, unico motivo decorativo due lesene, che inquadrano la parte centrale coronata da un frontone triangolare. Sopra l’ingresso principale è murata un’epigrafe, che ricorda le indulgenze lateranensi estese da Clemente XII, nel 1732, all’oratorio della Maddalena, in quanto membro della “sacrosanta Basilica Lateranense, Madre di tutte le Chiese”.
Nella nicchia sopra il portale è posta una statua in marmo della Maddalena che, secondo i dettami dell’iconografia classica, è rappresentata con il Libro nella mano sinistra ed il vaso degli unguenti nella mano destra. Internamente la chiesa ha un impianto allungato, ad aula unica, terminante con un coro, non particolarmente ampio, separato dalla navata da una struttura a tre archi, quelli laterali disposti obliquamente, quello mediano, più alto, fa da cornice all’altare maggiore ed ospita il gruppo fittile del Compianto. Nella parte superiore si colloca l’altare della Natività ed il grandioso complesso ligneo del Calvario. Realizzato da artisti fiamminghi verso la fine del Cinquecento, il gruppo scultoreo comprende ventunofigure umane e due cavalli a grandezza naturale. Sullo sfondo un grande affresco rappresenta l’Empireo con Dio, gli angeli e i santi che accolgono Gesù alla fine dei tormenti.
Nella navata due cappelle, di costruzione settecentesca, si aprono ai lati dell’area presbiteriale. Le pareti dell’aula sono scandite da paraste ioniche, leggermente aggettanti, con membrature in stucco, sormontate da una trabeazione continua sopra la quale si imposta una volta a botte ribassata e periodicamente tagliata da unghie triangolari. All’interno della chiesa è visibile un plastico di Novi Ligure nel 1750, quando ancora erano presenti le mura e i quattro punti d’accesso.” Questo è quanto si trova su Internet, ma in rete non si trova il racconto di come ci si sente all’interno di quel “teatro del sacro” di cui parlava Giovanni Testori per il Sacro Monte di Varallo Sesia. La Maddalena è il trionfo dell’immagine sull’iconoclastia.