Giardini che curano
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Giardini che curano

Che il giardinaggio faccia bene al corpo e allo spirito non è solo una affermazione di buon senso, ma una verità scientifica

Che il giardinaggio faccia bene al corpo e allo spirito non è solo una affermazione di buon senso, ma una verità scientifica

OPINIONI – Studi medici qualificati affermano che occuparsi del giardino o prendersi cura dell’orto migliora l’umore e allevia lo stress, perchè si riduce il livello di cortisolo. Dal momento che lo stress è responsabile di un gran numero di malattie, ridurlo ha una importante funzione di prevenzione. Inoltre l’esposizione al verde aumenta il livello di serotonina nel corpo umano: significa una carica di energia in più e un antidoto contro la depressione. L’impegno nelle attività di giardinaggio ha anche ricadute psicologiche interessanti : imparare a prendersi cura di un altro organismo vivente, come le piante, implica prendersi una responsabilità e ha come conseguenza un aumento di fiducia in sé stessi e nelle proprie capacità.

La horticultural therapy è costituita da un insieme di attività di orticultura e floricultura, assistite da un terapista specializzato, allo scopo di migliorare le condizioni psico-fisiche di pazienti affetti da disabilità, malattie, traumi. Insomma un vero e proprio trattamento terapeutico per persone ‘speciali’, anziani affetti da malattie degenerative, pazienti in recupero da stress post-traumatici, ictus, disturbi dell’umore e disordini alimentari, persone che devono superare delle tossicodipendenze. Mentre in Italia questa terapia sta muovendo solo ora i primi passi, negli Stati Uniti viene praticata già dalla metà del secolo scorso, in centri specializzati e in Ospedali importanti come quello Universitario di New York.
Ma l’ortoterapia ha origini ben più antiche.

Nacque quasi per caso intorno al 1600 nei paesi anglosassoni, quando i poveri non potevano permettersi di pagare le cure ricevute e gli veniva chiesto in cambio di prendersi cura del giardino dell’ospedale.
Con grande stupore dei medici, non solo il lavoro nel giardino non sembrava essere di peso ai malati, ma questi parevano guarire più in fretta rispetto ai pazienti paganti.

Un altro aspetto importante è quello per cui è dimostrato che i pazienti che hanno accesso alla natura si riprendono più in fretta rispetto agli altri. Una verità scientifica che, dopo America e Nord Europa, sta arrivando anche negli ospedali italiani. Negli Usa gli healing gardens (verde progettato appositamente a scopo curativo), sono una realtà diffusa da due decenni. Giulio Senes, ricercatore alla Facoltà di Agraria dell’Università degli Studi di Milano, è direttore del corso di perfezionamento in “progettazione del verde nelle strutture di cura”. . C’è un’attenzione crescente per questo aspetto da parte delle istituzioni più illuminate: piccoli centri locali ma anche strutture gigantesche come l’Istituto Nazionale dei Tumori e il Neurologico Besta di Milano.

Sta cambiando il concetto di medicina: ora ci si prende in carico l’individuo e il suo benessere a 360 gradi. Non è un caso che nel suo progetto per la «fabbrica della salute», che sorgerà nell’area ex Falck di Sesto San Giovanni, Milano, Renzo Piano abbia posto al centro la «fragilità dell’uomo nel momento della malattia». Lo scopo dell’architettura è di offrire «alla sofferenza quella dignità della persona troppo spesso sacrificata da strutture afflitte da gigantismo». Nella nuova realtà ospedaliera, pronta dopo il 2016, laboratori e sale chirurgiche saranno sottoterra e ogni camera avrà «una piccola finestra sporgente sul parco», spiega Piano.

Questa certezza sul ruolo chiave del verde per la cura dei malati deve molto agli studi del dottor Roger Ulrich, fondatore del primo centro interdisciplinare tra medicina e architettura all’Università del Texas e pioniere della ricerca sui giardini curativi. Attualmente insegna architettura terapeutica nelle università di Chalmers, in Svezia, e di Aalborg, in Danimarca. Per dieci anni, Ulrich ha portato piante nelle camere d’ospedale, spostato letti per garantire una vista sull’esterno, allestito pareti con immagini naturalistiche. Alla fine ha raccolto una tale quantità di dati da poter affermare, con sicurezza, che i pazienti che avevano accesso alla natura tornavano in salute più velocemente rispetto agli altri.

«La medicina non deve curare solo la malattia ma prendersi cura della persona nella sua totalità», dice. il Professor Salvatore Siena, direttore dell’Oncologia Falck dell’Ospedale Niguarda Ca’ Granda di Milano, «soprattutto per quanto riguarda i malati di cancro». Così, sul terrazzo del suo reparto, dallo scorso settembre è stato realizzato un giardino con alberi da frutto, siepi ornamentali e arredi colorati. «Uno spazio verde ben tenuto, su misura per i pazienti, i loro familiari ma anche per il personale medico. Fa vivere meglio tutti, e trasmette vibrazioni positive di cui, in particolari momenti della vita, si ha disperatamente bisogno, anche come supporto alle terapie tradizionali».

 

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