Retroporto alessandrino, l’ultimo treno passa nel 2016
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Retroporto alessandrino, l’ultimo treno passa nel 2016

Entro il 2016 il porto di Vado (Savona) sarà pronto ad accogliere le navi container. Ultima chance per la logistica alessandrina? “Ci diamo un anno di tempo, poi possiamo anche chiudere”. E il terzo valico? “sarà pronto tra dieci anni. Qui occorre fare prima”

Entro il 2016 il porto di Vado (Savona) sarà pronto ad accogliere le navi container. Ultima chance per la logistica alessandrina? ?Ci diamo un anno di tempo, poi possiamo anche chiudere?. E il terzo valico? ?sarà pronto tra dieci anni. Qui occorre fare prima?

ALESSANDRIA – Dopo la cura dimagrante Slala punta all’ultima sfida. O si entra nella partita della logistica del Nord Ovest, “o si chiude”. A dirlo è il direttore della ex società partecipata, trasformata in fondazione dal 2007, Antonino Andronico.
Orfana della partecipazione della regione Piemonte e Liguria e del porto di Genova, oggi i soci della Fondazione Slala sono l’autorità portuale di Savona, le camere di commercio di Alessandria e Savona, il Comune e la Provincia di Alessandria, i Comuni di Novi e Tortona, la Fondazione Cassa di Risparmio di Alessandria.
I costi di gestione della Fondazione sono passati da 300 mila euro a 90 mila che servono per l’affitto della sede a Palazzo Monferrato, un dipendente part time, un direttore ed un consiglio di amministrazione. Il bilancio 2014 ha segnato 49 mila euro di passivo: “avanziamo 110 mila euro di crediti dalla Regione, uscita di scena nel 2014, ma non solo. Non è una società che ha entrate proprie, quindi se gli enti soci non pagano, noi non abbiamo risorse”.
Non fa una piega. Tanto che in Slala sembra oggi tirare una nuova aria: o si cambia pelle, lasciando perdere progetti di infrastrutturazione del territorio, tardivi e costosi, e puntando sui servizi a quel che già esiste, anche fuori Alessandria, “o si chiude”.

Genova se ne è andata
Genova e il suo porto si sono chiamati fuori da tempo, così come la Regione Piemonte, facendo tramontare il miraggio del “porto secco”. La “superba” ha perso da tempo fiducia nelle potenzialità della logistica alessandrina fatta di tante parole, progetti e belle idee ma poche certezze, se si esclude l’area dell’Interporto di Rivalta, l’unica realtà per ora tangibile, ma non del tutto priva di limiti strutturali. “La crisi – tenta di spiegare Andronico – ha portato l’autorità portuale genovese a prediligere rapporti diretti con i grandi produttori. Ne è un esempio l’accordo con Ikea che ha scelto l’area di Piacenza”.
In mancanza di una programmazione dell’intera area del nord ovest il territorio alessandrino è sparito da qualunque programma di sviluppo”, prende atto amaramente Andronico.
Unica eccezione è stata rappresentata da Novara che, nonostante la crisi, ha migliorato le performance. Sull’area più vicino a Milano hanno investito i privati, ma anche il pubblico, la regione, appunto, sparita invece dai programmi alessandrini.

La meteora Lupi
Alessandria, uscita dalla porta, sembrava potesse rientrare dalla finestra. Sarebbe stata anche una finestra piuttosto importante. “L’ormai ex ministro Maurizio Lupi avrebbe dovuto presentare un nuovo disegno di sviluppo della logistica in Italia. Il quella bozza di disegno si tornava a parlare di Alessandria”. Le dimissioni di Lupi allontanano di nuovo il possibile futuro.

Il progetto abbandonato
Facciamo un passo indietro. Lo scalo alessandrino era stato al centro di un piano di sviluppo. Rfi e Regione Piemonte erano pronti con un finanziamento di 12 milioni di euro, di cui 10 milioni statali, erogabili attraverso la Regione. Il progetto definitivo, ultimo step prima dell’esecutivo, era già stato sottoposto alla fase di via, valutazione impatto ambientale, per la realizzazione di una strada di collegamento dalla tangenziale allo scalo di San Michele.
Ma è arrivata la crisi, nel frattempo, e Rfi e Regione hanno fatto marcia indietro. “Rfi, in particolare, che negli ultimi anni ha investito soprattutto sull’alta velocità sulla Roma Milano, abbandonando di fatto la programmazione sulla logistica”

Si riparte da Savona
Così, mentre Svizzera, Francia e Olanda si sono date da fare, l’Italia è rimasta ferma al palo. Il Paese tutto, non solo Alessandria che, oltre ad essere ferma, ha continuato a “discutere” se puntare su Novi San Bovo, Alessandria scalo o Rivalta (andata per conto proprio, ma con limiti strutturali, come “binari che sono di Rfi e che arrivano al amassimo a 800 metri di lunghezza, mentre oggi i treni merci arrivano ad essere anche 1 chilometro e mezzo).
La Svizzera un occhio oltralpe l’ha anche buttato, ma diretto verso Milano, l’unica area che oggi può dire di avere un’infrastrutturazione e una vocazione logistica adeguata all’Europa.
Alessandria, quindi è fuori e può dire addio, una volta per tutte, alla chimera del porto secco?
“Diciamo che possiamo tentare di recuperare un po’ di margine, iniziando a pensare che non si può più dare un po’ a tutti”.
Savona è la chiave di volta. Si riparte dalla città ligure, da sempre antagonista di Genova, che gestiste il porto di Vado, “l’unico che nel 2016 sarà pronto con le nuove banchine in grado di accogliere le grandi navi dei traffici internazionali”. E da Vado verso il nord Europa, c’è il passaggio obbligato dell’Appennino.

Il Terzo Valico?
Come passare, quindi, la barriera naturale dell’Appennino verso le rotte del Nord? “Il Terzo Valico serve, è necessario, ma sarà pronto tra dieci anni. Qui occorre fare prima. C’è la linea che passa da Ovada che potrebbe essere in grado di supportare il traffico merci”, sostiene Andronico.
“Si parla, per il porto di Savona, di 1 milione di Teu che in qualche modo dovrà essere movimentato, passando o meno per Alessandria, oppure andando dritto a Milano”. Qui sta la scommessa, su cui puntare e in tempi rapidi, a prescindere dal Terzo Valico che potrebbe servire, se e quando sarà pronto.

Slala si ricicla?
Slala, visto lo scenario, ha in mano due carte: “un progetto di riorganizzazione dello scalo merci alessandrino come retroporto e la partecipazione in due società, UirNet e Uno.
UirNet è una società di gestione di piattaforma per l’assistenza e il trasporto delle merci, dal momento in cui vengono caricate sulla nave al momento in cui arrivano a destinazione. Uno si occupa dei servizi tecnici e informatici per adattare o personalizzare i servizi UirNet.
Slala potrebbe “coordinare e pianificare lo sviluppo del nord ovest, fornendo una cabina di regia degli interventi pubblici e privati, facendosi promotore di istanze normative e amministrative alla semplificazione e attrattività delle possibilità logistiche”. Un anno di tempo “poi possiamo anche andare a casa, basta dirlo”.

 

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