Emergenza casa: il Comune punta alla “tensione abitativa”
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Redazione - redazione@ovadaonline.net  
26 Luglio 2014
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Emergenza casa: il Comune punta alla “tensione abitativa”

Sindaco Lantero e assessore Subrero dal Prefetto. Sarà inviato un comune congiunto con Valenza per rientrare nella lista che agevolerebbe proprietari e chi sta in affitto

Sindaco Lantero e assessore Subrero dal Prefetto. Sarà inviato un comune congiunto con Valenza per rientrare nella lista che agevolerebbe proprietari e chi sta in affitto

OVADA – Sono state nel 2013 le 65 richieste di sfratto depositate al Tribunale di Alessandria, attualmente sono 104 domande per l’assegnazione di un alloggio popolare con cinque soli posti disponibili a fronte di 113 alloggi. Sono i numeri dell’emergenza casa nel comune di Ovada, acuita da una situazione economica in cui la precarietà avanza anche in fasce fino a ora non toccate. Un problema difficile sa risolvere, dato lo stallo persistente alla voce edilizia popolare. Diversa ora la strada che il Comune di Ovada prova a percorrere. “Abbiamo chiesto – spiega l’assessore alle Politiche Sociali, Simone Subrero – in che modo la nostra città potrebbe essere inserita nella lista dei comuni a alta tensione abitativa. Se n’è parlato in un incontro con il Prefetto che ci ha chiesto di stendere un documento con Valenza, l’altro centro zona dell’Alessandrino rimasto escluso. Il principale scoglio da superare è quello del limite minimo di 30 mila abitanti previsto dalla legge del 2004. Ma dal 2004 a oggi la situazione è molto cambiata”.  

Il principale beneficio sarebbe quello di poter stipulare contratti a canone agevolato con ricaduta positiva in termine fiscale sia per i proprietari che per chi cerca un’abitazione. “Attualmente – prosegue Subrero – c’è chi è in difficoltà, ma potendo pagare un po’ di meno potrebbe permettersi una casa. Al tempo stesso auspichiamo che da settembre, come annunciato, si riapra il confronto sulla legge Regionale che oggi permette l’accesso alle graduatorie fino a un massimo di reddito di 20 mila euro l’anno. Forse è il caso di abbassarlo, non perché si voglia escludere qualcuno, ma perché tra le situazioni difficili c’è davvero chi ha grossi problemi”. 

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