Frode sui lavori lungo la ferrovia, in cinque ai domiciliari
La segnalazione di alcuni operai, tramite il sindacato, hanno portato i carabinieri del comando di Alessandria a scoprire una frode su un appalto per i lavori di consolidamento di una massiciata ferroviaria a Valenza
La segnalazione di alcuni operai, tramite il sindacato, hanno portato i carabinieri del comando di Alessandria a scoprire una frode su un appalto per i lavori di consolidamento di una massiciata ferroviaria a Valenza
Sotto inchiesta sono finite 10 persone e cinque, tra cui tre ex direttori e manager di Rete Ferroviaria Italiana, Rfi, sono state sottoposte ai domiciliari con accuse che vanno dalla frode in pubbliche forniture e falso in atto pubblico.
Le ordinanze di custodia cautelare sono state eseguite ieri a seguito di una lunga e complessa indagine, scaturita dalla segnalazione di alcuni operai impegnati nei lavori, tramite il sindacato Cgil.
Attraverso la verifica della documentazione e dei progetti, ma anche dopo sopralluoghi al cantiere e verifiche tecniche, sono emerse una serie di irregolarità nell’esecuzione dei lavori per la messa in sicurezza di un tratto della linea ferroviaria Arona – Alessandria, nel comune di Valenza, eseguite dalla ditta vincitrice dell’appalto (770 mila euro il valore del lotto di lavori, aggiudicata con un ribasso d’asta di 220 mila euro), la Consoter con sede nella piana di Gioia Tauro (Reggio Calabria)
Nel 2002, infatti, Rfi aveva stanziato ben 47 milioni di euro per il consolidamento delle massicciate. Una porzione del finanziamento, 770 mila euro, era destinata ad un tratto di 170 metri lungo la linea nei pressi della stazione di Valenza. La ditta vincitrice dell’appalto ha eseguito i lavori sulla base di un progetto esecutivo che non corrispondeva al preliminare oggetto del bando di gara, contando su una serie di mancati controlli da parte dei dirigenti e direttori lavori di Rfi. Non solo, dopo una verifica tecnica, eseguita sbancando per circa 30 metri la massicciata, è stato scoperto come il materiale utilizzato non fosse rispondente a quello indicato nel progetto e, quindi, inadeguato all’opera di consolidamento.
I pali usati per la messa in sicurezza, del tipo “valvolati” avrebbero dovuto misurare 18 metri; quelli posati andavano invece da un minimo di 3 ad un massimo di 6 metri. Posto che il costo del materiale è di circa 80 euro a metro lineare e che i pali in totale superano il numero di 200, la ditta avrebbe “risparmiato” in materiale circa 200 mila euro.
Dalle indagini tecniche, i carabinieri escludono che il mancato rispetto del progetto avrebbe messo a rischio la sicurezza dei viaggiatori, ma resta il fatto che il lavoro eseguito è risultato di fatto “inutile” e che, per porre rimedio, occorrerà utilizzare l’intero stanziamento, vanificando il risparmio d’asta.
Le verifiche strumentali eseguite direttamente sulla tratta oggetto dei lavori, condotte con la collaborazione di uno staff di consulenti tecnici con competenze specifiche nel ramo dell’ingegneria civile e della geologia, hanno permesso di appurare che l’opera effettivamente realizzata di fatto non corrispondeva a quanto dichiarato sia dalla ditta appaltatrice che dai tecnici Rfi deputati al controllo alcuni dei quali hanno creato ad hoc della documentazione che attestava falsamente la realizzazione ad opera d’arte della struttura. Le false attestazioni e la documentazione tecnica falsa avevano di fatto coperto la frode poiché per la particolarità dell’opera (la palificazione è un’opera di contenimento che viene realizzata quasi totalmente al di sotto del piano di campagna ed una volta messa in opera la sua verifica è di fatto molto complessa e dispendiosa), le verifiche ed il successivo collaudo non avrebbero permesso di constatare l’enorme differenza tra il progetto esecutivo ed i lavori effettivamente realizzati.
A seguito delle indagini e del sequestro dell’area operato da personale di questo Comando, la direzione centrale di Rfi ha avviato un’indagine interna per appurare eventuali responsabilità, mediante la costituzione di una commissione d’inchiesta che, a conclusione dei lavori, ha effettivamente individuato in alcuni degli indagati delle responsabilità nelle irregolarità commesse tanto che per alcuni di essi la direzione di Rfi ha disposto il licenziamento.
Le indagini sono tuttora in corso anche per verificare la posizione di altri soggetti ed il grado di coinvolgimento degli stessi.
Sono quindi stati disposti gli arresti domiciliari a carico di Giovanni Guarrasi, ingegnere, 50 anni, di Rivalta Torinese, ex project manager di Fs; Giorgio Ghi, geometra, 64 anni di Azzano d’Asti, già direttore dei lavori Rfi; Nicolino Bagnato, geometra, 54 anni di Asti, già Assistente tecnico Rfi; Rocco Foti, 60 anni di Cosoleto (RC), amministratore delegato Consoter Srl; Annunziatino Foti, 36 anni di Rizziconi (RC), procuratore speciale Consoter Srl
Per gli ex tecnici Rif l’accisa è di falso ideologico commesso da Pubblico Ufficiale in atto pubblico;
i Ghi, Bagnato, e i due fratelli Foti dovranno rispondere anche di frode nelle pubbliche Forniture.