Il cicloturista valenzano ha concluso la sua impresa
Dopo circa duemila chilometri, sette stati attraversati e cinque capitali visitate Diego Furini è arrivato a Trieste, l'ultima meta del suo viaggio in bicicletta in giro per l'Europa. Ecco il resoconto finale di una storia su due ruote lunga 18 giorni
Dopo circa duemila chilometri, sette stati attraversati e cinque capitali visitate Diego Furini è arrivato a Trieste, l'ultima meta del suo viaggio in bicicletta in giro per l'Europa. Ecco il resoconto finale di una storia su due ruote lunga 18 giorni
Lo abbiamo incontrato per farci raccontare i momenti più significativi della sua avventura e per chiedergli cosa, di ciò che ha visto e vissuto in queste tre settimane, rimarrà più impresso nei suoi ricordi. Prima però un breve resoconto degli ultimi 5 giorni di viaggio.
Sabato 6 partenza da Budapest e dopo parecchi chilometri sotto un sole cocente e attraverso una ciclabile piena di buche e fango arrivo al Lago Balatòn. Il giorno dopo dal Lago Balatòn 130 chilometri per giungere a Varazdin, cittadina nel nord della Croazia. Altra giornata di caldo afoso con la sete a fare da continua compagna di viaggio.
Lunedì 8 mattinata ventilata e più fresca delle precedenti. Da Varazdin ci vogliono 145 chilometri per arrivare a Zagabria, che Furini visita insieme ai due cicloturisti altoatesini incontrati nella piazza principale. La città croata però non offre particolari attrattive e allora il valenzano decide di percorrere altri 40 chilometri che prima di sera lo portano a Breznice, oltre il confine sloveno.
Martedì 9 da Breznice a Lubiana, attraverso paesaggi collinari incantevoli e zone boschive lussureggianti e ricche di fauna. Dopo 120 chilometri immersi nel verde ecco Lubiana, dove il valenzano decide di fare un giro nel centro storico, tra navigli e stradine molto eleganti.
Mercoledì 10, di primo mattino, partenza in direzione Trieste, dove Furini arriva verso l’ora di pranzo.
Il viaggio è terminato, e con un giorno d’anticipo sulla tabella di marcia prevista. La sfida con se stesso, la strada, col maltempo e il caldo terribile è stravinta. Sette gli Stati attraversati, 5 le capitali visitate, 18 giorni di viaggio di cui 17 pedalati, 1960 chilometri percorsi e più di 10000 metri di dislivello.
Questi i numeri di un’impresa che abbiamo seguito e raccontato sin dall’inzio e che, come probabilmente è successo a molti dei nostri lettori, ci ha coinvolto ed appassionato.
La tua avventura è terminata mercoledì nel primo pomeriggio, quando sei arrivato a Trieste. Che sensazioni hai provato quando hai visto il cartello di confine tra Slovenia e Italia che, in un certo senso, ha decretato la fine del tuo viaggio?
Quello che si prova in queste occasioni è un mix di sensazioni contrastanti; dalla grande soddisfazione per aver portato a termine con successo questo tour, all’amarezza di essere consapevole che anche questa avventura è ormai giunta a conclusione e che le emozioni provate lungo il percorso da quel momento in poi rimarranno soltanto meravigliosi ricordi.
Qual è la città che più bella e suggestiva che hai visitato e quella che invece ti ha sorpreso di più?
La città più bella sicuramente Vienna. Elegante, sfarzosa e impregnata di quella magia ereditata da un tempo ormai lontano in cui dominavano la scena imperatori e principesse da favola. A sorprendermi, invece, è stata Bratislava. Plasmata da decenni di stile sovietico ai tempi della guerra fredda, oggi è una città moderna e dal sapore mitteleuropeo. Il suo centro storico, anche se molto circoscritto, può far invidia a molti altri più blasonati. Mi ha poi piacevolmente colpito anche Lubiana, caratteristica e molto curata.
Hai mai vissuto momenti di difficoltà? Se sì, quali?
Le difficoltà inevitabilmente ci sono state. Ricordo il freddo e la pioggia quasi ininterrotti della prima settimana tra Svizzera e Austria. Poi al contrario il gran caldo della seconda settimana di viaggio e un giorno in particolare, quando appena passato il confine slovacco e giunto in Ungheria le strade si sono fatte piene di buche e la ciclabile era pessima e mal segnalata. Tant’è che mi ha condotto in una trappola di melma dalla quale ho rischiato di non uscire. Tuttavia ritengo tutti questi imprevisti ugualmente un fatto positivo, utili ad un rafforzamento sia fisico che interiore. Lungo i percorsi degli Stati che hai attraversato, quali sono gli aspetti favorevoli che hai riscontrato come cicloturista e dai quali in Italia si potrebbe prendere esempio?
Uno degli aspetti positivi da cui si dovrebbe prendere esempio è sicuramente il grande rispetto per la mobilità su due ruote e per chi la pratica, il filo conduttore che ha accomunato tutti i Paesi attraversati. Ogni città, paese e addirittura frazione, ha la sua pista ciclabile, ed entrare in metropoli come Vienna e Budapest, grazie a queste infrastrutture dedicate, è stato di una semplicità e sicurezza disarmanti. Poi ho apprezzato i vari ostelli e Bed&Breakfast in cui ho pernottato. Sempre molto puliti e confortevoli e ogni volta offrivano colazioni da favola.
Raccontaci brevemente quali sono i momenti di questa esperienza che più ti hanno emozionato, quelli che pensi non scorderai mai.
Numerosi sono i ricordi che rimarranno impressi dei diversi giorni passati in sella alla bici, ma in particolare non scorderò mai il confronto con le diverse culture e lingue incontrate, con le quali, non avendo avuto un approccio di tipo “turistico”, mi sono potuto rapportare in maniera assolutamente trasparente. Hai già in mente il prossimo giro in solitaria o c’è una sfida che in futuro ti piacerebbe affrontare? Non ho pensato ancora alla prossima avventura ma sono affascinato e incuriosito da un tipo di cicloviaggio più selvaggio e fuori dalle rotte comuni, che mi permetta un confronto più diretto e sincero con quello che mi circonda.