Un cervello alessandrino al Cern
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Marco Caneva - marco.caneva@alessandrianews.it  
4 Febbraio 2013
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Un cervello alessandrino al Cern

Pietro Antonio Grassi, fisico dell’Ateneo Avogadro: “a Ginevra un ambiente internazionale, dove dedicarsi solo alla ricerca, confrontarsi e da cui portare a casa stimoli e nuove idee”

Pietro Antonio Grassi, fisico dell’Ateneo Avogadro: “a Ginevra un ambiente internazionale, dove dedicarsi solo alla ricerca, confrontarsi e da cui portare a casa stimoli e nuove idee”

ALESSANDRIA – Pietro Antonio Grassi, ricercatore in Fisica teorica all’Università del Piemonte Orientale, è in partenza per il Cern di Ginevra. Laurea in Fisica a Genova, dottorato a Milano, ha già avuto esperienze all’estero al Max-Planck-Institut fur Physik di Monaco, alla New York University, al C.N. Yang Institute for Theoretical Physics, State University at Stony Brook, all’Ecole Normale Superieure di Parigi e al Newton Institute di Cambridge.

Dottor Grassi, che cos’è il Cern?
Il Cern è un laboratorio internazionale per le ricerche in campo nucleare finanziato da 14 Stati europei e dai contributi degli Stati che mandano i loro scienziati. È stato costruito a Ginevra per i rapporti internazionali della Svizzera con le altre nazioni e per il regime fiscale. Dal punto di vista scientifico inoltre la situazione geofisica è molto stabile, ad esempio è una zona in cui non si verificano terremoti. Il Cern è noto per il più grande acceleratore di particelle al mondo, grazie al quale si effettua ricerca di base nel campo delle particelle elementari, ricerca applicata sui nuovi materiali, le nanotecnologie, l’elettronica superveloce. Il 20 per cento del personale è italiano, per ognuno dei 4 esperimenti che si effettuano lavorano circa 1000 persone tra fisici, matematici, ingegneri e tecnici.

Come mai ha deciso di partire per Ginevra?
Ho già trascorso al Cern un anno e mezzo in passato, poi negli ultimi dieci anni ci sono andato per un mese all’anno, ora starò 3 mesi, in congedo dall’Università. Fino a 36 anni si possono avere dei contratti fino a 2 anni, poi si possono trascorrere periodi più brevi oppure prendere l’anno sabbatico dal proprio lavoro. Al Cern entrerò in contatto con un gruppo di circa 150 persone di cui 20 membri stabili e altri a rotazione. Là si fa solo ricerca e il centro è sempre aperto, 24 ore al giorno.

Che cosa farà al Cern?
Io mi occupo di fisica teorica. Nei laboratori si fa ‘massa critica’, potrò lavorare con persone che si occupano delle stesse ricerche che faccio io, in questo modo si possono avere stimoli, idee, confronti, seguire seminari che torneranno utili al mio lavoro in Italia. Qui da noi il 50 per cento del tempo è dedicato a lezioni, ricevimento studenti, tesisti, esami, questioni burocratiche. A me piace molto insegnare e stare a contatto con gli studenti ma lo spazio per la ricerca si restringe mentre dovrebbe essere un lavoro a tempo pieno. Lavorando all’estero ho fatto anche 15 pubblicazioni all’anno, in Italia 3 o 4, per mancanza di tempo.

Come si arriva a lavorare nei laboratori di Ginevra?
Si presenta una domanda, poi c’è una selezione molto competitiva perché arrivano migliaia di richieste e vengono scelte al massimo 10 persone alla volta. Dal Cern si è pagati molto, ma molto meglio dell’Università italiana. A Ginevra si trova un ambiente internazionale, e per chi fa ricerca lo scambio di idee è fondamentale. Poi le condizioni di lavoro sono decisamente migliori, i laboratori avanzatissimi, sempre aperti. C’è persino un supporto nel cercare casa vicino al centro di ricerca. Voglio comunque sottolineare che l’istituzione universitaria italiana e i ricercatori si fanno sempre onore all’estero.

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