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    Redazione - redazione@alessandrianews.it  
    31 Ottobre 2012
    ore
    00:00 Logo Newsguard

    Caso Chiara Invernizzi: in Regione l’appello di Formagnana

    Il consigliere regionale chiede alla Presidente e alla Giunta Regionale che siano promosse urgenti iniziative finalizzate al rientro n Italia di Chiara e di suo padre. "Vanno accelerate le trattative diplomatiche che dovrebbero sbloccare la situazione"

    Il consigliere regionale chiede alla Presidente e alla Giunta Regionale che siano promosse urgenti iniziative finalizzate al rientro n Italia di Chiara e di suo padre. "Vanno accelerate le trattative diplomatiche che dovrebbero sbloccare la situazione"

    VALENZA – “Presidente e la Giunta Regionale del Piemonte, per quanto di loro competenza, promuovano urgenti iniziative atte a favorire il rientro in Italia di Chiara Invernizzi e di suo padre, anche attraverso l’accelerazione delle trattative diplomatiche che dovrebbero sbloccare la situazione”: è quanto chiede l’Ordine del Giorno presentato dal Consigliere regionale Michele Formagnana (Gruppo misto), e sottoscritto, in maniera trasversale, anche da numerosi Consiglieri regionali dei vari Gruppi.
    Il documento è stato iscritto dal Presidente Valerio Cattaneo nell’ordine del giorno dell’Assemblea è verrà discusso e votato nella prima seduta utile.
    L’Ordine del Giorno chiede anche al Consiglio regionale del Piemonte di esprimere “ferma condanna per quanto accaduto a questa cittadina italiana, e nel contempo la solidarietà alla stessa”.
    “La donna originaria di Valenza, attualmente in Arabia Saudita, non riesce a far ritorno in Italia, in quanto il marito, da cui è separata, non concede l’autorizzazione al visto per l’espatrio – scrive Formagnana -. Dopo aver sposato un uomo di nazionalità saudita, Chiara Invernizzi da cinque anni vive a Jedda. L’epilogo del suo matrimonio, stando al suo racconto, è drammatico, ma ciò che più colpisce è che, dopo essere stata ripudiata dallo scorso ottobre, le è impedito tuttora il rientro in Italia. Il marito, infatti, come vuole la legge e la tradizione islamica, è tutore legale della moglie e con il pretesto di una mancata restituzione di una somma di denaro originariamente versata alla donna, sta continuando a trattenerne il passaporto tanto da costringerla nei fatti a continuare a vivere nella città araba con il padre, che ha 72 anni e che l’accompagna ovunque, considerato che, come è noto, una donna non può uscire e guidare da sola, mentre la madre che viveva con loro è riuscita a rientrare in Italia già ad aprile grazie all’intervento del consolato italiano”.

    “Secondo la legge islamica, applicata tuttora nel Paese della penisola arabica, alla donna, ancorché di nazionalità diversa da quella saudita, non è concesso il diritto all’espatrio senza il benestare del marito nella qualità di tutore legale, così come allo straniero che dipende da uno sponsor che può essere solo di nazionalità saudita e che in quanto tale ha il diritto d’impedire di lasciare il Paese – scrive ancora Formagnana – A nulla è valso, infatti, il rilascio di un nuovo passaporto da parte del consolato italiano, sia per la donna che per il padre, dato che gli stessi hanno dovuto lasciare i rispettivi passaporti all’uomo per il visto di uscita. In data 5 settembre 2012 la Procura della Repubblica di Alessandrina ha aperto un fascicolo per maltrattamenti a carico dell’uomo”.

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